Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Svizzera: arriva la multa per chi dice 'Allah Akhbar' Un provvedimento da imitare
Testata: Libero Data: 19 febbraio 2019 Pagina: 13 Autore: la redazione di Libero Titolo: «Multa legittima a chi pronuncia 'Allah Akhbar'»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 19/02/2019, a pag.13 la breve "Multa legittima a chi pronuncia 'Allah Akhbar' ".
Non è accusabile di discriminazione razziale una poliziotta svizzera che lo scorso gennaio a Sciaffusa aveva multato un giovane dopo averlo sentito pronunciare la formula islamica «Allahu akbar» («Dio è il più grande»). La Procura cantonale ha annunciato ieri di aver deciso di non procedere contro l'agente. La Procura si era vista recapitare lo scorso 10 gennaio una denuncia penale per discriminazione razziale contro ignoti a seguito di un fatto riferito nei giorni precedenti dal giornale 20Minuten: una poliziotta aveva affibbiato una multa di 210 franchi per «pubblico disturbo» a un 22enne svizzero di origini turche che aveva sentito per strada rivolgersi a un conoscente con l'espressione «Allahu akbar», tristemente nota negli ultimi tempi perché spesso sulla bocca dei terroristi islamici. Il giovane aveva tuttavia sostenuto che si trattava semplicemente di una formula di saluto. La Procura sciaffusana rammenta che secondo l'articolo 261bis del Codice penale svizzero si rende colpevole di «discriminazione razziale» «chiunque incita pubblicamente all'odio o alla discriminazione contro una persona o un gruppo di persone per la loro razza, etnia o religione». E dunque necessario - aggiunge - che l'affermazione avvenga in pubblico, di fronte a una cerchia di persone non legate da relazioni personali. In questo caso - argomenta - l'agente «ha semplicemente riferito le sue percezioni alla polizia comunale di Sciaffusa».
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