venerdi 01 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






 
Giorgia Greco
Libri & Recensioni
<< torna all'indice della rubrica
'I mistici di Mile End ', di Sigal Samuel 28/11/2018

I mistici di Mile End
Sigal Samuel
Traduzione di Elvira Grassi
Keller euro 18,00

Immagine correlata
La copertina (Keller ed.)

Una famiglia ebraica, i Meyer, che vive nel quartiere ortodosso di Mile End a Montreal in Canada, popolato da hipster e da ebrei chassidici, è al centro dell’esordio narrativo di Sigal Samuel, giornalista e drammaturga canadese che ha ottenuto il Fiction Prize ai Canadian Jewish Literary Award e il Trade Fiction Book of the Year all’Alberta Book Publishing Award con il romanzo “I mistici di Mile End” (Keller editore).

Figlia di un professore di Kabalah, Sigal Samuel non è estranea al mondo della mistica ebraica di cui conosce i sentieri più impervi per essere cresciuta in una famiglia modernamente ortodossa. Sin dalle prime pagine il romanzo si addentra nella vita di una famiglia ebraica di cui apprendiamo le tradizioni, le difficoltà quotidiane e soprattutto l’evento luttuoso della morte prematura della madre che ha spezzato un equilibrio consolidato negli anni. A raccontarci tutto questo, ognuno con la propria voce e una personale visione degli eventi, sono i componenti il nucleo familiare: Lev, il figlio minore, Samara, la sorella, e il padre David. Lev, che apre la narrazione, è un bambino di undici anni che frequenta la scuola, gli amici e in particolare Alex, aspirante astronomo, con il quale trascorre pomeriggi di ricerche ed esperimenti nel tentativo di colmare il vuoto lasciato dalla madre e da un padre distante, concentrato sul suo lavoro di docente di misticismo ebraico. La complicità con la sorella Samara che studia, all’insaputa del padre, per prepararsi al bat-mitzvah, la cerimonia ebraica di ingresso nell’età adulta, offre al piccolo Lev l’occasione per creare un nucleo di forza all’interno della famiglia che lo aiuta ad affrontare il persistente disinteresse del padre.

La tensione narrativa cresce con la voce di David, il padre, che dopo aver frequentato l’ambiente ortodosso in cui ha conosciuto la moglie Miriam si è progressivamente discostato dalla fede per abbracciare un rigido laicismo e solo dopo un infarto e la consapevolezza di una morte incombente avverte dispiegarsi dentro di sé, insieme ai disordinati battiti del suo cuore, i percorsi verso la Kabalah che lo inducono a dedicarsi a testi e scritti sull’Albero della Vita, elemento chiave nel misticismo ebraico. La fine improvvisa del padre che, in barba ai consigli del medico ha continuato a praticare la corsa, getta nello sconforto Samara che ora è adulta e vive una relazione conflittuale con Jenny, una vecchia compagna di studi. Dopo la reazione negativa del padre al suo bat-mitvah che non le ha nascosto la sua disapprovazione Sammy si allontana dalla religione. E’ il dolore per la scomparsa del genitore e il ritrovamento di un manoscritto di David a lei dedicato che la avvicina, in modo un po’ allucinato, ai sentieri della Kabalah per ritrovare il senso del vivere, del morire, dell’amare e della relazione con Dio e con gli altri. In un’esistenza quotidiana fragile e disgregata Samara cerca di trovare un collegamento fra quanto accade nel mondo e l’immagine di Dio addentrandosi nei grandi misteri della Vita e cercando di completare gli studi avviati dal padre sull’Albero della Vita. Attorno alla famiglia Meyer che per tutto il romanzo oscilla fra ossessione religiosa e rigido laicismo, fra libri di preghiere e esperimenti scientifici, si muove una galleria di personaggi originali e un po’ fuori dal comune ai quali l’autrice con stile ironico e poetico dà voce nell’ultima parte del libro.

Tutti sono alla ricerca di risposte sul senso della vita e ognuno, a volte in modo maldestro, si affida a una strada diversa per poi tornare sui propri passi: ecco Chaim Glassman, un ebreo sopravvissuto ai campi di sterminio, esperto di Kabalah, preoccupato per la deriva in cui vede scivolare Samara dopo la morte del padre, sarà una figura determinante per riavvicinare i Meyer l’uno all’altro; ecco il signor Katz, un ebreo chassidico un po’ atipico alle prese con la creazione dell’Albero della conoscenza, una pianta del suo giardino che costruisce con rotoli di carta igienica dipinti di marrone e filo interdentale! Accanto a loro c’è Alex, amico d’infanzia di Lev, appassionato di astronomia “ascolta le stelle” e cela nel suo cuore un sentimento profondo per Samara e, infine, la giovane Val, studentessa e compagna di David che dopo la sua morte si avvicina ai Meyer nel tentativo di ritrovare una sorta di vicinanza con quell’ uomo che poteva essergli padre ma che l’ha resa molto felice.

L’autrice accompagna con garbo il lettore nei sentieri impervi di un universo inconsueto e attraverso le vicende dei Meyer esplora le dinamiche interne di una famiglia riflettendo su come alcuni eventi luttuosi possano portare a un allentamento o a una disgregazione dei legami fra i componenti con conseguenze destinate a segnare a lungo la vita di una persona. “I Mistici di Mile End” è anche un’occasione per avvicinarsi con un pizzico di ironia e leggerezza al misticismo ebraico immergendosi in un mondo di storie antiche, tradizioni, usanze e terminologie ebraiche poco conosciute. Il risultato è un romanzo ambizioso, capace di affrontare con intelligenza i quesiti sulla vera natura dell’esistenza per mostrarci che “ciò che cerchiamo è spesso proprio di fronte a noi”.

Immagine correlata
Giorgia Greco


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT