Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
L'Europa sta per morire: un libro del 1973 anticipava quanto sta avvenendo Lo scrisse Jean Raspail
Testata: Il Foglio Data: 24 settembre 2018 Pagina: 6 Autore: Jean Raspail Titolo: «L'Europa sta per morire»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 24/09/2018, a pag.VI con il titolo "L'Europa sta per morire" l'estratto di un artcolo uscito su "Méthode" di Jean Raspail
Il Foglio definisce l'autore dell'articolo " scrittore francese reazionario", sarà anche vero, ma non ne comprendiamo il motivo. Molto più interessante il libro citato nel pezzo, scritto nel 1973. Sarà anche reazionario - il nome ci è del tutto nuovo- ma il contenuto del libro e la data di pubblicazione ci hanno ricordato tutte le etichette applicate al nome di Oriana Fallaci, tutte indegne. Preoccupa che anche il Foglio segua questa inaccettabile abitudine. Condividiamo invece la tesi del libro, anticipatrice di quanto sta avvenendo.
Dal 1973, pubblicando ‘Il campo dei santi’, ho già praticamente detto tutto a riguardo”, scrive Jean Raspail, scrittore francese reazionario autore del romanzo che immaginò l’Europa alle prese con grandi ondate migratorie. “Tutta l’Europa sta per morire. Il silenzio quasi sepolcrale dei media, dei governi e delle istituzioni comunitarie sul crollo demografico dell’Europa dei Quindici è uno dei fenomeni più sbalorditivi del nostro tempo. Quando c’è una nascita nella mia famiglia o tra i miei amici, non posso guardare questo bambino da casa senza pensare a cosa si sta preparando per lui. Certamente, ci saranno potenti minoranze, forse quindici milioni di francesi – e non necessariamente tutti bianchi – che parleranno ancora la nostra lingua nella sua quasi sicura integrità, continueranno a essere immersi nella nostra cultura e nella nostra storia come sono state tramandate di generazione in generazione. Non sarà facile per loro. Si baseranno sulla famiglia, la nascita, la endogamia di sopravvivenza, le scuole, le reti parallele di solidarietà, forse anche sulla sua fede cristiana e cattolica, con un po’ di fortuna, se questo cemento terrà ancora. Questo non piacerà. Lo scontro avverrà un momento o l’altro. E poi? Poi la Francia sarà popolata come da paguri che vivono in gusci abbandonati dai rappresentanti di una specie andata per sempre. Questo processo è già in corso. C’è una seconda ipotesi che non posso esporre che in privato (richiederebbe che prima consultassi il mio avvocato) secondo cui gli ultimi resistenti si impegneranno in una sorta di ‘reconquista’, probabilmente diversa da quella spagnola ma ispirata dalle stesse ragioni. Ci sarebbe un pericoloso romanzo da scrivere. Non lo farò, l’ho già fatto. Lo farà qualcun altro, anche se probabilmente il suo autore non è ancora nato, ma questo libro sarà puntuale, ne sono sicuro. Quello che non riesco a capire – conclude Raspail – e che mi fa cadere in un abisso di perplessità, mi dispiace, è come e perché così tanti esperti politici francesi contribuiscono consapevolmente, con metodo, oserei dire cinicamente, all’immolazio - ne di una certa Francia sull’alta - re dell’umanesimo utopistico esagerato”.
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