venerdi 01 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






 
Ugo Volli
Cartoline
<< torna all'indice della rubrica
L'aiutino dell'Italia all'imperialismo iraniano 29/04/2018

 L'aiutino dell'Italia all'imperialismo iraniano
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

questa è una cartolina indirizzata innanzitutto a chi ha nostalgia del governo Gentiloni (col ministero degli esteri affidato ad Alfano) che ci governa ancora. 
Badate, non per dire che un possibile ministero a guida grillina sarebbe meglio, non lo penso affatto. Ma solo per dare a ciascuno i propri meriti. Per capire questi meriti, c’è una notizia che vi devo dare, pubblicata dai giornali israeliani ma ignorata da quelli italiani, come al solito. 
Faccio una premessa. Fra quindici giorni Trump deve prendere una decisione importantissima, forse la più importante del suo mandato: deve cioè stabilire se gli Usa continueranno a onorare l’accordo con l’Iran firmato da Obama (con l’Unione Europea, Germania, Francia Gran Bretagna, Cina e Russia). E’ un accordo che Trump ha sempre definito pessimio, che Israele ha combattuto con tutte le sue forze, d’accordo anche con gli stati sunniti che rispettano lo status quo (Arabia, Egitto, Paesi del Golfo ecc.). 

L’accordo è pessimo almeno per quattro ragioni. In primo luogo non preclude all’Iran il suo programma missilistico, che ormai minaccia tutto il Medio Oriente e buona parte dell’Europa meridionale; in secondo luogo non gli impedisce di perseguire le sue aggressioni imperialistiche in tutto il Medio Oriente; in terzo luogo non consente verifiche efficaci, perché sottrae alle ispezioni tutti i luoghi che l’Iran stesso dichiara “militari”; in quarto luogo ha una scadenza molto breve (ormai solo dieci anni circa) dopo di che l’Iran sarà libero di perseguire legalmente il suo armamento nucleare. 
Obama stesso era così consapevole del carattere non convincente del suo accordo, che evitò accuratamente di sottoporlo al Senato come prescrive la Costituzione americana per i trattati internazionali, ma lo promulgò solo come una direttiva presidenziale.

Immagine correlata

Proprio questo lo rende vulnerabile. Trump può annullarlo, se vuole, con una firma su un’altra direttiva, senza passare per il Congresso. Che l’accordo sia molto imperfetto lo sanno anche gli europei, salvo forse l’islamodipendente Mogherini. 
Fatto sta che Germania e Francia e Gran Bretagna, messi di fronte allo slogan “fix it or nix it” (completarlo, metterlo a posto o annullarlo), su cui sono d’accordo Trump e Israele, hanno cercato di trovare delle strade per tappare almeno i buchi principali, nonostante la resistenza dell’Iran, appoggiato come al solito da Russia e Cina). 
Si è arrivati anche alla fase della diplomazia diretta, con le recenti visite a Washington di Macron e Merkel. Naturalmente per vincere l’asse Iran-Russia-Cina ci vorrebbe tutta la forza dell’Occidente e in particolare l’appoggio compatto dell’Europa. 

Per il momento il modo per rendere più difficile il riarmo iraniano e di spingerlo alle trattative è un nuovo ciclo di sanzioni, su cui i principali paesi europei sono già d’accordo e per cui cercano il consenso degli altri. Questo appoggio però manca, perché alcuni paesi europei sono allineati con l’Iran. Sapete qual è il principale e il più accanito di questi paesi, chi vuole cioè lasciare campo libero all’armamento e all’imperialismo iraniano? 
Ma l’Italia, naturalmente, su cui Israele da settimane sta esercitando pressioni diplomatiche discrete perché cambi posizione. Invano, evidentemente, perché alla fine questo contrasto è uscito sui giornali israeliani (https://www.jpost.com/Middle-East/Report-Israel-presses-Italy-to-stop-blocking-sanctions-against-Iran-552614 ). 

Insomma il governo Gentiloni-Alfano continua la politica antisraeliana che l’ha condotto a una decina di voti all’Onu allineati con gli oltranzisti anti-israeliani. 
Ci fu, come ricordate, un episodio del genere anche durante il governo precedente, in cui Renzi era premier e - guardate un po’ - Gentiloni ministro degli esteri: un vergognoso voto all’Unesco, che negava ogni rapporto fra il popolo ebraico e Gerusalemme.
Renzi (badate bene, Renzi e non Gentiloni), di fronte alle proteste della comunità ebraica e non solo di essa, prese l’iniziativa di chiedere scusa e di promettere che la cosa non si sarebbe ripetuta: promessa mantenuta fino a che governava Renzi e subito disattesa da Gentiloni/Alfano. 
Notate fra l’altro che la questione dell’imperialismo iraniano riguarda tutto il Medio Oriente e dunque anche l’Europa che gli è vicina. Ma avete memria di una discussione pubblica di qualche tipo sull’atteggiamento dell’Italia rispetto al rischio concreto di essere messa sotto ricatto atomico e migratorio insieme da paesi come l’Iran e la Turchia? 
Qualche sede politica pubblica è stata investita della decisione dell’Italia di sabotare le sanzioni contro l’Iran? No, tutto si è deciso nel silenzio ovattato degli uffici di Palazzo Chigi e della Farnesina, sotto la supervisione politica di Gentiloni e Alfano.

Non è detto che la colpa sia tutta loro, la diplomazia italiana (come del resto quella francese e americana) è tradizionalmente sbilanciata in senso filoarabo. Ma la direzione politica può correggere queste tendenze: con Berlusconi lo faceva, con Renzi in parte anche, con il governo in corso quanto meno ci ha rinunciato o non ci ha badato. 

Con un governo 5 stelle probabilmente le cose andrebbero peggio. Ma ricordiamocelo, quando tendiamo ad attribuire le politiche antisraeliane solo all’antisemitismo che caratterizza l’estrema sinistra. In realtà anche una bella fetta di sinistra “moderata”, incluso il peronismo cattolico sono antisraeliani, antisionisti, e diciamo poco contenti all’idea di uno stato del popolo ebraico, propensi comunque a mostrare il più che possono simpatia per le masse islamiche “in lotta”, anche se questa lotta implica terrorismo e distruzione delle tracce cristiane, ebraiche, ma anche semplicemente liberali dal territorio che investono.

Immagine correlata



Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT