Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 23/04/2018 a pag. III il commento tratto da Times of Israel dal titolo "Quanto vale la vita di un palestinese?".
Fred Maroun
Quanto vale la vita di un civile palestinese?” si chiede Fred Maroun. “Dipende a chi lo si chiede. Per Hamas, la vita dei civili palestinesi è a buon mercato. Hamas usa spesso i civili palestinesi come scudi umani, come hanno riconosciuto persino le Nazioni Unite e come Hamas stessa ha ammesso in più di una occasione. Per Israele, la vita umana in generale ha un enorme valore, come dimostra lo scrupolo con cui protegge i propri civili e militari, sia arabi che ebrei. Israele attribuisce un alto valore anche alla vita dei civili palestinesi: sia per ragioni etiche, sia perché viene costantemente criminalizzato quando tali vite vengono perse in un conflitto, indipendentemente da chi abbia messo a rischio quelle vite e indipendentemente da quanto Israele abbia cercato di fare per risparmiarle. Per la comunità internazionale, infine, il valore della vita di un civile palestinese varia immensamente a seconda di chi può essere incolpato della perdita. Se i palestinesi sono vittime di altri arabi, la loro vita ha un’importanza del tutto trascurabile. Secondo Middle East Monitor, ‘in Siria, dallo scoppio della guerra civile nel 2011, sono stati uccisi 3.613 palestinesi’. I civili palestinesi vengono anche sistematicamente tormentati e uccisi dai gruppi palestinesi che sostengono di proteggerli, inclusi Hamas e Fatah. La comunità internazionale presta ben poca attenzione a questi crimini. Ma se c’è anche un briciolo di probabilità che possa essere incolpato Israele, ecco che la vita dei palestinesi improvvisamente aumenta di valore, e arrivano le convocazioni d’urgenza del Consiglio di Sicurezza e le altere dichiarazioni dei leader mondiali che condannano Israele. Lo spettacolo mediatico messo in scena da Hamas ai confini fra Gaza e Israele è il risultato diretto di queste enormi discrepanze nel modo in cui viene valutata la vita dei civili palestinesi. La strategia è semplice ed efficace: basta mettere a rischio la vita dei civili palestinesi in una situazione in cui Israele è costretto a difendersi, assicurarsi che i mass-media internazionali abbiano un posto in prima fila, quindi sedersi e aspettare di raccogliere i risultati. La strategia non costa soldi a Hamas, giacché gli indennizzi alle famiglie delle vittime saranno più che compensati da nuove donazioni internazionali. L’aspetto migliore di tutti è che il successo è garantito: i leader mondiali, le organizzazioni per i diritti umani e le agenzie internazionali incolperanno comunque Israele, e ignoreranno l’operato dei terroristi. Nei recenti incidenti di confine la stragrande maggioranza dei morti palestinesi erano terroristi, il che dimostra che le Forze di difesa israeliane hanno fatto estrema attenzione a evitare vittime civili, ammesso e non concesso che la stragrande maggioranza dei manifestanti fossero civili. Finché la comunità internazionale continuerà a dare importanza alla vita dei palestinesi solo quando trova il modo, non importa quanto inverosimile, di incolparne Israele, Hamas e gli altri gruppi terroristi continueranno a usare la strategia adottata ai confini di Gaza, a perfezionarla e ad ampliarla, con conseguente aumento del numero di morti e feriti fra i civili palestinesi. Per i terroristi che non tengono in alcun conto la vita dei civili di entrambe le parti, questa strategia non ha semplicemente nessuna controindicazione”.
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