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La Repubblica Rassegna Stampa
12.02.2018 Secondo Federico Rampini è Israele a volere una guerra con l'Iran e non il contrario
Disinformazione a 360 gradi contro Israele e Benjamin Netanyahu sulla Repubblica

Testata: La Repubblica
Data: 12 febbraio 2018
Pagina: 22
Autore: Federico Rampini
Titolo: «Se Trump spinge gli israeliani contro l'Iran»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 12/02/2018, a pag. 22, con il titolo "Se Trump spinge gli israeliani contro l'Iran", il commento di Federico Rampini.

In quattro righe Federico Rampini rovescia completamente la realtà e le responsabilità della crisi in Medio Oriente: "L’America di Donald Trump, non c’era da dubitarne, giustifica in pieno Benjamin Netanyahu e la sua dura reazione militare dopo l’abbattimento di un caccia israeliano in Siria. Ma l’appoggio totale di Washington può spingere Israele a una guerra con l’Iran?". Invece di riconoscere la strategia di espansione dell'Iran nell'intera regione - dal Libano alla Siria, dallo Yemen all'Iraq - Rampini attacca Donald Trump e, soprattutto, Benjamin Netanyahu, accusato di aver scelto una "dura reazione". Per Rampini il responsabile dell'escalation non è la feroce dittatura degli ayatollah ma Israele, l'unico Paese democratico e libero dell'intero Medio Oriente. Un pezzo di completa disinformazione.

Ecco l'articolo:

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Federico Rampini

 

L’America di Donald Trump, non c’era da dubitarne, giustifica in pieno Benjamin Netanyahu e la sua dura reazione militare dopo l’abbattimento di un caccia israeliano in Siria. Ma l’appoggio totale di Washington può spingere Israele a una guerra con l’Iran? È uno degli scenari discusso dagli esperti in questa nuova complicazione della guerra siriana che rischia di estendersi a tutto il Medio Oriente. La prima dichiarazione della Casa Bianca è stata chiara: “Israele è un fedele alleato degli Stati Uniti. Sosteniamo il suo diritto a difendersi contro le milizie appoggiate dall’Iran. Intimiamo all’Iran di cessare le sue provocazioni”. Non c’è in questa formulazione un via libera esplicito per attacchi diretti contro l’Iran, però il vero responsabile per l’abbattimento del caccia F-16 israeliano viene individuato a Teheran. Trump da sempre denuncia come un gravissimo errore l’accordo sul nucleare iraniano firmato da Barack Obama. Lui non lo ha ancora formalmente cancellato (ha preso tempo, rinviando la palla al Congresso) ma può farlo in futuro. Per questa Amministrazione, e per tutta la destra repubblicana, quell’accordo ha fornito nuovi mezzi finanziari al regime degli ayatollah — e un senso d’impunità — che sono stati usati nell’escalation della presenza militare in Siria. Portando così la minaccia a ridosso del confine d’Israele.

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Donald Trump con Benjamin Netanyahu

La contro-argomentazione, riportata dal quotidiano israeliano Haaretz, viene dall’ex ambasciatore americano in Israele, Daniel Shapiro. Lui accusa Trump di essere distratto da troppi scandali e crisi domestiche, e del tutto assente dal teatro di un conflitto siriano che ormai coinvolge direttamente Israele. Fino a ieri le “tre guerre in una” che divampano in Siria avevano già aumentato la presenza di attori esterni come Russia e Turchia. Ma fra Israele ed Iran si fa un salto di pericolosità. Tutta la politica estera di Trump in quest’area ruota intorno alla certezza che l’Iran è il nemico numero uno, ed ogni sforzo va fatto per metterlo in ginocchio. In questo la linea dell’Amministrazione americana si salda non solo con le convinzioni di Netanyahu ma anche con la strategia dell’Arabia saudita. L’America di Obama aveva cercato di svolgere un ruolo di moderazione nei confonti dei falchi israeliani e sauditi. Quella di Trump può arrivare a rilasciare un implicito “via libera” a chi voglia attaccare Teheran, o quantomeno le sue postazioni in Siria e Libano? A questo quadro alcuni aggiungono la “convergenza degli scandali” tra Washington e Gerusalemme. In America la Casa Bianca è afflitta da un fuggi fuggi di dimissioni, e l’inchiesta del Russiagate potrebbe presto colpire Jared Kushner, il Primo Genero, a cui il presidente ha affidato in buona parte i dossier mediorientali. In Israele il premier è accerchiato dalle indagini su presunti episodi di corruzione. Le conclusioni le trae uno dei più autorevoli esperti americani sull’area. Aaron David Miller ha lavorato come alto consulente di Amministrazioni democratiche e repubblicane, oggi è responsabile del dipartimento mediorientale al Woodrow Wilson Center. In un tweet, Miller avverte: “Scordatevi i titoli dei giornali di oggi sugli scontri Israele-Iran in Siria. Occupatevi di questa possibile linea di eventi: Trump si ritira dall’accordo sul nucleare con l’Iran; Netanyahu viene incriminato e cerca diversivi; Trump spinge alla guerra con l’Iran; l’intera regione sprofonda in una devastante guerra tra Israele e Hezbollah”.

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