Quanto è accaduto ad Amburgo, impone una riflessione sulle titolazioni che alcuni nostri media continuano a usare. Il FATTO quotidiano , ad esempio, scrive " Germania, arrestato un giovane originario degli Emirati: forse un lupo solitario?". Che abbia urlato 'Allah UAkbar' mentre brandiva il machete, non è sufficiente per il giornale di Marco Travaglio definirlo terrorista, evita anche di evidenziare il fatto che era palestinese.
Dalla STAMPA di oggi, 29/07/2017, a pag.16 riprendiamo la cronaca. Dal CORRIERE della SERA, a pag.14, il commento di Guido Olimpio
La Stampa-Walter Rahue: " Assalto con il machete, terrore ad Amburgo "
Walter Rahue
In Germania torna l'incubo terrorismo. A sette mesi dalla strage islamista al mercatino di Natale di Berlino e a sole otto settimane da un appuntamento molto delicato in termini di sicurezza come quello delle elezioni federali del 24 settembre prossimo, un uomo armato con un piccolo machete ha attaccato alcuni clienti all'interno di un supermercato nel quartiere popolare di Barmbek ad Amburgo uccidendo una persona e ferendone altre quattro. In un primo momentogli inquirenti avevano pensato ad una rapina, ma le prime dichiarazioni rilasciate da alcuni testimoni oculari e l'identità dell'aggressore, arrestato dopo 30 minuti ancora nelle vicinanze del supermercato, potrebbero far supporre invece anche una matrice terroristica dietro al gesto. L'autore dell'aggressione è un uomo di 26 anni di origine palestinese nato in Arabia Saudita. Poco dopo le 15 di ieri pomeriggio ha fatto irruzione nella filiale del supermercato Edeka di Amburgo Barmbek e si è subito scagliato con il coltello contro i clienti presenti gridando - secondo quanto riferito da alcuni testimoni - «Allah Akbar» - Allah è grande. La sua prima vittima, un tedesco di 50 anni, è morta sul colpo ancora all'interno del supermercato, le altre sono rimaste ferite nel corso della rocambolesca fuga a piedi. Pochi istanti dopo l'aggressione infatti, l'uomo, già noto ai servizi di sicurezza tedeschi per il suo fanatismo religioso e compreso per questo motivo negli elenchi degli islamisti «potenzialmente pericolosi», ha tentato la fuga ma è stato raggiunto e fermato da alcuni passanti e poi consegnato alla polizia accorsa sul posto. Cosi come Anis Amri, il terrorista di origine tunisina autore della strage al Mercatino di Natale il 19 dicembre scorso a Berlino, anche l'aggressore di Amburgo era entrato in Germania come profugo e aveva ottenuto un permesso di soggiorno nella metropoli anseatica dove sbarcava il lunario con lavoretti saltuari e con l'assegno sociale riservato ai rifugiati politici. Gli inquirenti hanno avviato un'inchiesta per «motivi terroristici» senza aver voluto confermare la matrice islamista dell'attacco. «Non escludiamo nessuna pista, nemmeno quella di un'attacco terroristico islamista», si è limitato a dichiarare il portavoce della polizia amburghese Timo Zill. Una prudenza dettata non solo dalla tradizionale riservatezza degli inquirenti tedeschi e dall'assenza di una rivendicazione «ufficiale», ma anche dall'imminenza del voto di settembre. In vista di questa scadenza l'Isis aveva invitato ripetutamente le sue cellule e i tupi solitari a colpire «gli infedeli nelle loro case, mercati e strade». Se un'aggressione di stampo islamista venisse confermata, questa sarebbe un volano per la destra populista che negli ultimi mesi aveva perso molti punti nei sondaggi non riuscendo a frenare l'ascesa degli indici di popolarità di Angela Merkel e del suo partito Cdu, visto dagli istituti demoscopici a quota 40% e in vantaggio di ben 17 punti sui socialdemocratici di Martin Schulz.
Corriere della Sera-Guido Olimpio: " Il manuale tedesco per i giovni jihadisti 'siate prudenti ma agite in fretta' "
Guido Olimpio
L’Interpol teme una falange di kamikaze infiltrati in Europa, ma il pericolo arriva in modo più semplice e banale: con i coltelli. Azioni di estremisti e quelle di folli, senza alcuna motivazione, si sovrappongono. Ogni volta la polizia deve chiedersi se dietro un attacco ci sia un movente jihadista o si tratti, invece, di un fatto privo di qualsiasi legame con quanto avviene in Medio Oriente. Ma restano le conseguenze. L’impatto sull’opinione pubblica è alto, la percezione di un nemico diffuso è sempre più intensa e i cittadini possono essere spinti a vederlo anche dove non c’è. C’è poco da fare, in questo il Califfo è riuscito nel suo intento. Il messaggio di violenza, accompagnato da attacchi a volte organizzati, altri fai-da-te, ha creato il clima adatto, così come un sistema facile da emulare. La storia di Amburgo è iniziata come l’indagine per un’aggressione ma, con il passare delle ore, è emersa l’ipotesi terrorismo, vista la dinamica e lo slogan che il giovane arabo avrebbe lanciato durante le fasi concitate dell’accoltellamento. Saranno le indagini a definire con esattezza la cornice di un gesto che ha causato un morto e diversi feriti. Inutile correre nel mettere etichette a ogni episodio. Proprio dalla Germania, pochi giorni fa, sono emerse indicazioni interessanti su come agiscono gli ispiratori dello Stato Islamico. Un giornalista della Bild , fintosi simpatizzante, è riuscito ad entrare in contatto via Internet con presunti militanti del Califfato. Elementi che lo hanno poi indirizzato su canali di comunicazione criptati. Significativo il consiglio dato dal referente: «Devi essere prudente, adotta delle precauzioni, però agisci in fretta. Più tempo usi nella preparazione e più aumenta il rischio del fallimento. Che Allah possa guidare i tuoi passi... Non pianificare in modo eccessivo, una volta che hai un’idea di base è importante che tu riponga fiducia in Allah». Sempre negli scambi, l’esponente dello Stato Islamico si preoccupa molto della rivendicazione e incoraggia l’aspirante recluta a registrare un video con il giuramento di fedeltà. Una volta arrivato alla casa madre — gli dice — sapremo cosa farne. Ed è sempre importante la velocità: «Se il filmato è pronto mandalo pure, così non ti dovrai preoccupare dopo». Ed è quanto è accaduto in Francia e Germania con gli attentati a partire dall’estate 2016. Agguati con pugnali e accette, incursioni sulla folla con mezzi-ariete, esplosione di ordigni rudimentali con gli autori lesti nel registrare una clip sul telefonino poi trasmessa ai propagandisti. In questo modo il movimento è riuscito a mettere la sua bandiera — digitale — di rivendicazione ampliando gli effetti. Tra la quantità e la qualità la fazione sceglie la prima. Perché è una tattica meno costosa, che non richiede particolari strutture e basa tutto sul fare. Una scelta in parte determinata dalle attuali condizioni, con i rifugi sotto assedio e i maggiori controlli in molti Paesi, ma anche un metodo agile per moltiplicare la minaccia.
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