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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
26.04.2017 Israele: salta l'incontro tra Sigmar Gabriel e Benjamin Netanyahu, ma i giornali non la contano giusta
Commento parziale di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 26 aprile 2017
Pagina: 15
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Israele, lo schiaffo del premier all'ospite tedesco»

Riprendiamo dal CORRIERE DELLA SERA di oggi, 26/04/2017, a pag. 15, con il titolo "Israele, lo schiaffo del premier all'ospite tedesco", il commento di Davide Frattini.

Il tono con cui Davide Frattini riporta l'incidente è ostile al premier israeliano Benjamin Netanyahu, a differenza delle equilibrate cronache pubblicate sulla Stampa e su Repubblica (a firma Tonia Mastrobuoni). Su nessun quotidiano italiano, però, viene riportata la dichiarazione di Sigmar Gabriel, secondo cui Israele sarebbe un Paese "di apartheid", come riferiscono  media israeliani. Netanyahu ha fatto benissimo a non riceverlo, Gabriel farebbe bene a informarsi prima da chi riceve gli inviti. Il fatto che in Israele operi una Ong che ha come programma il discredito del proprio paese è la prova migliore di come funziona la democrazia in Israele. Non scriverlo è una menzogna omissiva.

Ecco l'articolo:

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Davide Frattini

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Sigmar Gabriel

Il silenzio si può rompere anche ascoltando. Così Sigmar Gabriel, il ministro degli Esteri, ha deciso di incontrare durante la visita a Gerusalemme gli attivisti israeliani di Breaking the Silence. Fondata da ex soldati, l’organizzazione prova a convincere chi è ancora sotto le armi a rivelare quello che succede nelle operazioni militari, la quotidianità dei raid nei villaggi palestinesi in Cisgiordania o le situazioni estreme come i quasi sessanta giorni di conflitto con Hamas nell’estate del 2014. La destra al governo accusa il gruppo di indebolire lo Stato, di tradire la patria perché gli episodi raccontati dai ragazzi in divisa sono considerati «crimini di guerra» dalle associazioni per i diritti. A Gabriel è sembrato corretto parlare con Benjamin Netanyahu e nello stesso giorno con chi critica le sue decisioni. Inaccettabile invece per il premier che ha cancellato il faccia a faccia e la stretta di mano con il più alto rappresentate diplomatico di quella che è la nazione europea più vicina a Israele.

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Benjamin Netanyahu

Nella lista del ministro tedesco c’era anche B’Tselem, un’altra associazione israeliana che denuncia gli abusi commessi dall’esercito o dai coloni nei territori palestinesi. Come Breaking the Silence, è nella lista di proscrizione della coalizione al potere che ha approvato una legge per obbligare questi gruppi a pubblicare i finanziamenti stranieri e ne sta varando una per impedire ai loro attivisti di organizzare eventi nelle scuole. «Sarebbe impensabile per noi — commenta Gabriel alla tv tedesca Zdf — impedire a un politico ospite del nostro Paese di incontrare chi ci critica». Anche Reuven Rivlin, il presidente israeliano, ha scelto una linea più morbida e ha accolto Gabriel. A lui il ministro ha assicurato che l’incidente non avrà conseguenze sulla «relazione speciale». Per ora: a marzo il governo Merkel ha cancellato il vertice annuale, in calendario a maggio, tra i ministri dei due Paesi come protesta contro l’espansione delle colonie.

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