venerdi 09 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
13.02.2017 Il doppio standard del bando dei visti
Il rifiuto di Israele da parte dei Paesi arabi e musulmani

Testata: Il Foglio
Data: 13 febbraio 2017
Pagina: 1
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «Quel bando dei visti che non scandalizza»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 13/02/2017, a pag. I, l'articolo "Quel bando dei visti che non scandalizza", tratto da Israel Hayom.

Immagine correlata
Donald Trump

Mentre seguivo l’infuocato dibattito sull’ordine esecutivo del presidente Usa Donald Trump, denunciato dai suoi avversari come il ‘bando dei musulmani’, non ho potuto non ripensare a un altro bando che non suscitò nessun dibattito, e che cambiò in modo determinante la carriera del mio mentore, Bernard Lewis”. Scrive così l’arabista Martin Kramer. “Lewis, il grande storico del medio oriente che lo scorso maggio ha compiuto cento anni, nato in Gran Bretagna da genitori nati in Gran Bretagna, percorse la Siria sotto governo francese per il suo lavoro di dottorato, e poi prestò servizio nell’esercito britannico in terre arabe durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1949, all’età di 33 anni, era già considerato un’alta autorità accademica sull’islam medievale, professore ordinario presso l’Università di Londra. L’ateneo gli accordò un anno di congedo per studio da impiegare in medio oriente. Ma la feroce reazione araba alla nascita dello stato d’Israele fece deragliare tutti i suoi progetti di ricerca”.

Lewis ha spiegato quello che accadde in un articolo pubblicato nel 2006: “Praticamente tutti i governi arabi annunciarono che non avrebbero concesso visti d’ingresso agli ebrei di qualsiasi nazionalità. Non si levò nessuna parola di protesta, da nessuna parte. Si può solo immaginare l’indignazione che si sarebbe levata se Israele avesse annunciato che non avrebbe concesso visti d’ingresso a tutti i musulmani, o se l’avessero fatto gli Stati Uniti. Invece quel divieto, in quanto diretto contro gli ebrei, venne visto come perfettamente naturale e normale. In alcuni paesi permane ancora oggi, nel silenzio generale, anche se in pratica la maggior parte paesi arabi vi ha rinunciato. Né le Nazioni Unite né l’opinione pubblica protestarono in qualche modo contro quei divieti, per cui non sorprende il fatto che i governi arabi ne dedussero che avevano luce verde per provvedimenti di quel genere o anche peggiori”.

Negli anni Cinquanta le cose peggiorarono, continua Kramer. “Non solo gli stati arabi non facevano più entrare gli ebrei di altri paesi, ma iniziarono a cacciare in esilio i loro stessi cittadini ebrei. Oggi, quasi tutti gli stati arabi non vietano più l’ingresso degli ebrei in quanto tali. Ma continuano a vietare l’ingresso ai cittadini israeliani. Sei dei sette stati che compaiono nell’ordine esecutivo di Trump (Iran, Iraq, Libia, Sudan, Siria e Yemen) vietano l’ingresso a qualunque titolare di passaporto israeliano, così come fanno altri dieci paesi a maggioranza musulmana. Non basta. Gli stessi sei paesi non ammettono l’ingresso di cittadini non israeliani che abbiano sul passaporto un visto israeliano. Non mi risulta che la comunità internazionale abbia mai considerato questo comportamento come un oltraggio particolarmente clamoroso alle norme internazionali”. Nessun giudice, nessun giornale, nessuna ong ha impugnato questo bando.

Per inviare la propria opinione al Foglio, telefonare 06/589090, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT