Riprendiamo dalla STAMPA online di oggi, 21/10/2016, le dichiarazioni di Matteo Renzi sulla risoluzione Unesco e l'astensione dell'Italia; a pag. 1-25, con il titolo "Caro Presidente, il voto all'Unesco ha ferito gli ebrei", l'intervento di Noemi Di Segni, Presidente Ucei; dal FOGLIO, a pag. 4, con il titolo "Perché l'astensione dell'Italia all'Unesco? Una risposta c'è", la lettera di Franco Debenedetti; dal CORRIERE del VENETO, a pag. 5, con il titolo "L'Unesco e il Muro del Pianto, l'ira del rabbino contro l'Italia: 'L'astensione è terrorismo' ", la cronaca di Monica Zicchiero.
A destra: Matteo Renzi
Le dichiarazioni di questa mattina di Matteo Renzi, vanno in senso contrario a quella che è stata la direttiva della Farnesina. Difficile immaginare che non ne fosse al corrente il ministro degli esteri Paolo Gentiloni. Si riaprirà una possibilità di rovesciare l'astensione? Vediamo se alle parole di Renzi seguiranno i fatti.
Ecco gli articoli:
LA STAMPA: "Renzi: allucinante la decisione Unesco su Israele"
Paolo Gentiloni
La risoluzione dell’Unesco sui luoghi santi del Medio Oriente denominati in arabo «è una vicenda che mi sembra allucinante, ho chiesto al ministro Esteri di vederci subito al mio ritorno a Roma». È l’affondo del presidente del Consiglio Matteo Renzi ai microfoni di Rtl 102.5. La risoluzione, votata a maggioranza, dichiara in sostanza che il luogo sacro ha legami culturali solo con l’islam e mette in dubbio il carattere ebraico del Muro del Pianto, la parte occidentale della Spianata.
«Trovo la decisione dell’Unesco incomprensibile e sbagliata. Non si può continuare con queste mozioni, una volta all’Onu una volta all’Unesco, finalizzate ad attaccare Israele. Credo sia davvero allucinante e ho chiesto di smetterla con queste posizioni, e se c’è da rompere su questo l’unità europea che si rompa», ha aggiunto il presidente del Consiglio. Il documento presentato dai palestinesi insieme ad Egitto, Algeria, Marocco, Libano, Oman, Qatar e Sudan, è stato approvato con il voto contrario di Usa, Germania, Gb, Lituania, Estonia, Olanda e con l’astensione del rappresentante italiano. Un silenzio che ha fatto insorgere la comunità ebraica, che ha definito «grave» il mancato pronunciamento del nostro Paese.
LA STAMPA - Noemi Di Segni: "Caro Presidente, il voto all'Unesco ha ferito gli ebrei"
Noemi Di Segni
Sergio Mattarella
Illustre Presidente Mattarella,
il momento della sua partenza per l’attesa visita in Israele, la prima nel suo mandato di Presidente della Repubblica, è ormai vicino.
Alla vigilia di questo importante appuntamento, vorrei condividere in questo messaggio i nostri sentimenti di ebrei italiani, cittadini che credono nella pace e nel progresso. La sua visita si annuncia intensa e carica di significati, volta a riaffermare la storica amicizia che lega lo Stato ebraico all’Italia, ai suoi rappresentanti, al suo popolo, alla sua cultura.
Italia e Israele, sono oggi al fianco in molte sfide. Collaborano strettamente sul piano istituzionale, e questo viaggio ne è la più alta conferma, ma la cooperazione si estende anche in molti altri campi.
Un flusso continuo di persone, idee e progetti che rafforza un comune impegno al servizio dell’intera collettività e del suo benessere economico, intellettuale, spirituale. Un vissuto plurimillenario, che tra ebraismo e cristianesimo, tra Gerusalemme e Roma, due capitali della civiltà mediterranea, testimonia un confronto vivo, talvolta contrastato, ricco di storia, di vicende, di speranze talvolta tradite, di conquiste che hanno spesso un risvolto quasi miracoloso.
Per questo gli ebrei italiani, e con loro tutti i cittadini che si riconoscono nel primario valore che è la verità vissuta, che agiscono in buona fede e trasparenza, che credono e accordano la loro fiducia alle massime istituzioni democratiche, sono sconcertati e feriti dal comportamento tenuto in questo mese di ottobre dalla rappresentanza diplomatica italiana all’Unesco.
Sulla base di una proposta di alcuni Paesi arabi, e con un’alzata di mano di altri che vi hanno aderito, è stata negata l’identità ebraica di Gerusalemme e dei suoi storici luoghi di preghiera e raccolta, di pianto e feste, di inno alla vita e alla libertà ritrovata. Diverse le civiltà del passato che hanno violato e distrutto il nostro Tempio. Diverse le ragioni che nei secoli hanno fatto percorrere ai pellegrini la lunga distanza dai remoti luoghi di provenienza. Come non comprendere che oggi gruppi estremisti e aggregazioni di ogni genere, che di civile nulla detengono, cercano la distruzione e l’annientamento? Come accettare che l’Unesco, agenzia preposta allo sviluppo della cultura, si esprima in tal modo?
Per ben due volte, a distanza di pochi giorni, nonostante chiari segnali d’allarme, il rappresentante italiano ha scelto attraverso l’astensione di rimanere in silenzio. Un silenzio che dimentica le raffigurazioni riportate sull’Arco di Tito. Un silenzio assordante. Un silenzio che concorre ad un negazionismo contro il quale oggi tutti alziamo la voce.
Illustre Presidente, tra qualche giorno lei avrà modo di visitare Gerusalemme, di camminare lungo le vie in cui ogni pietra dichiara come la città sia la capitale del risorto Stato di Israele e la casa di tutti coloro che amano la pace, di varcare la soglia dei luoghi sacri alle grandi religioni monoteiste, di vedere davanti ai suoi occhi scorrere la vita quotidiana degli abitanti di questa città che non conosce eguali.
Potrà facilmente constatare come ogni luogo di Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele, parli una lingua plurimillenaria. La lingua dell’identità, della spiritualità, del più autentico rispetto dell’altro.
Tra le centinaia di dediche, di rappresentazioni artistiche, di canzoni religiose, epiche, più allegre e più tristi dedicate nei secoli a Gerusalemme, Le cito quella sul Kotel (parole di Yosi Gamzu), che con la sua musica struggente insegna che al di là di quanto si sente e si vede, al di là di come si è vestiti conta quanto si è donato e sacrificato nei millenni ed ancora oggi: «Esistono pietre con un cuore umano e uomini con cuore di pietra», troppo vero.
Illustre Presidente, le scrivo perché gli ebrei italiani restano fiduciosi che dall’alto del suo prestigio il Quirinale possa risvegliare un orientamento di saggezza ed equilibrio, l’unico che possa rappresentare i sentimenti di tutte le identità e di tutti i cittadini, e affermare i nostri più importanti valori costituzionali.
Non abbiamo altro da chiedere che tenere in alto l’onore dell’Italia e garantire al nostro Paese un ruolo da protagonista nell’immenso lavoro di costruzione della pace che ci deve vedere tutti impegnati.
IL FOGLIO - Franco Debenedetti: "Perché l'astensione dell'Italia all'Unesco? Una risposta c'è"
Franco Debenedetti
Al direttore - Questa è una lettera aperta al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Caro Paolo, l’Italia si è astenuta nella votazione con cui l’Unesco ha approvato in via definitiva la risoluzione in cui i luoghi santi della Città vecchia di Gerusalemme vengono menzionati esclusivamente con i loro nomi islamici e in cui si definisce Israele “potenza occupante”. Ti conosco da anni, ho anche scritto un libretto in polemica con una tua legge, ho motivo di ritenere che la mia stima sia ricambiata. Ricordo le tue iniziative durante la sindacatura Rutelli: non devo spiegare a te che cosa significa la risoluzione dell’Unesco per Israele e per gli ebrei, perché questa venga a ragione considerata una Shoah culturale. Ma voglio sapere il come e il perché. Il come.
Qual è la procedura con cui è deciso il voto dell’Italia all’Onu? è una decisione diplomatica o politica? Immagino che la struttura avrà preparato un dossier con i suoi pareri. Ma poi, chi decide? L’ambasciatore o il ministro? Il ministro o il governo? Viene informato il presidente della Repubblica? Quale procedura è stata seguita in questo caso? Il perché. Cinque paesi europei hanno votato contro, noi ci siamo astenuti. La struttura diplomatica sapeva certo quali sono le varie posizioni, sapeva che la risoluzione sarebbe passata comunque e ha deciso di astenersi. Evidentemente ha preferito allinearsi con la maggioranza anziché votare contro, come hanno fatto Inghilterra, Germania, Olanda, Estonia, Lituania. Evidentemente perché ragioni di convenienza hanno prevalso su quelle logiche ed etiche, nonché sulla verità storica.
Quali erano quelle ragioni? La possibilità di avere un seggio temporaneo in Consiglio di sicurezza? Quella di vederci riconosciuto un ruolo di mediatore nelle vicende mediorientali? Oppure erano ragioni di convenienza economica, gli investimenti che le nazioni arabe hanno già fatto da noi, e quelli che potrebbero fare? O sono ragioni di politica interna, vedi mai anche queste legate al referendum del 4 dicembre? E’ una questione politica di prima grandezza, non la si può archiviare e lasciare che l’indignazione riempia le pagine del Foglio e poi si smorzi. Abbiamo il diritto di sapere quali sono i valori a cui il governo ispira il suo agire. Con amicizia.
CORRIERE del VENETO - Monica Zicchiero: "L'Unesco e il Muro del Pianto, l'ira del rabbino contro l'Italia: 'L'astensione è terrorismo' "
Scialom Bahbout
Dopo la risoluzione Unesco che afferma che il Monte del Tempio di Gerusalemme dove c'è il Muro del Pianto è luogo sacro esclusivamente per i musulmani, e non anche per ebrei e cristiani, il dialogo interreligioso è al bivio. Lo ha reso chiaro il rabbino capo di Venezia Scialom Bahbout in un messaggio inviato al convegno del Partito Popolare Europeo, che ieri sull'isola di Sacca Sessola si è dedicato al tema «Costruire la pace e la sicurezza per l'Europa e le popolazioni vicine».
«I Paesi che si sono astenuti dal voto sulla risoluzione — ha detto in un saluto, letto dall'europarlamentare di Forza Italia Elisabetta Gardini — hanno collaborato a un atto terroristico che si propone di cancellare migliaia di anni di storia. La risoluzione mette in atto una menzogna». Invitato, il rabbino ha declinato per sopraggiunti impegni a Roma, ma non ha rinunciato a lanciare il suo appello e ad auspicare che «l'Unesco sia degradata dal ruolo di braccio culturale dell'Onu e venga sostituita da una nuova entità che possa svolgere questo ruolo con dignità». L'Italia è tra i Paesi che si sono astenuti sul testo presentato da Autorità Nazionale Palestinese, Qatar, Egitto, Líbano, Algeria, Marocco, Sudan e Oman e non ha votato contro come Usa e Germania.
Questa la risposta dell'imam di Trieste, Nader Akkad: «La lezione data, su cui dobbiamo riflettere e su cui le religioni devono riflettere insieme, è che pregare è un diritto di tutti, non deve essere vietato a nessuno. Bisogna stare insieme, ritrovarci tutti quanti insieme nei valori della pace e della fratellanza». Anche il patriarca di Venezia Francesco Moraglia si è tenuto largo rispetto al tema e ha preferito sottolineare le responsabilità dell'Europa sulle migrazioni: «E' chiamata ad un compito epocale. Se vorrà e saprà onorarlo, ne riceverebbe una forte legittimazione politica nel presente e nel futuro», ha detto ribadendo «la grave responsabilità che spetta oggi alle religioni nell'edificare la cultura dell'incontro e della pace per allontanare ogni forma di radicalismo e fondamentalismo».
La cautela nelle dichiarazioni non ha contagiato il discorso del sindaco Luigi Brugnaro: «Venezia è da sempre città aperta, luogo di dialogo e accoglienza. Ma la risoluzione Unesco è la conferma di quanto ho dichiarato qualche tempo fa: è istituzione autocelebrativa, sempre pronta a dare consigli ma assai pochi aiuti concreti».
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