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Riprendiamo dalla GAZZETTA dello SPORT di oggi, 16/09/2016, a pag. 1-2, con il titolo "Inter, ma non ti vergogni? Buio pesto a San Siro", la cronaca di Alex Froisio. Tutti i giornali riportano cronache dell'incontro di calcio tra Inter e Hapoel Beer Sheva, vinto 2-0 dagli israeliani a Milano. Quasi nessuno, però, riconosce i meriti dell'Hapoel, a differenza di quanto fa l'articolo di Alex Froisio, forse l'unico a sottolineare i meriti della squadra israeliana. Ecco l'articolo:
Ma è questa l'lnter? Il dubbio instillato prima del via dalle discutibili maglie azzurro-verde fluo si ingrandisce quando il pallone comincia a scorrere - male - e diventa certezza a risultato acquisito: 2-0 a San Siro per l'Hapoel Beer Sheva, campione in carica di un torneo di primo livello come quello israeliano. Una vera figuraccia europea. Si, l'Inter è questa, una squadra che è difficile definire tale. E la versione di coppa è pure peggio di quella balbettante di campionato, che adesso proporrà alla banda nerazzurra la Juventus. Se finisce così con la squadra della quarta fascia del girone di Europa League, c'è da preoccuparsi pensando ai cannibali della A. COME GIOCA? I nerazzurri sbagliano tutto: approccio, interpretazione, sistemazione in campo. Con l'aggravante di non vedere traccia di un gioco riconoscibile. Come gioca oggi De Boer? Impossibile dirlo. il sistema «fluido» presentato contro l'Hapoel, partenza con il 4-3-3 e cambiamento variabile in 4-2-3-1 a seconda del pendolarismo di Brozovic, potrebbe avere un senso «olandese» se ci fossero alla base dei meccanismi quantomeno abbozzati: non si pretende l'automatismo - c'è sempre l'alibi del poco tempo dall'arrivo di De Boer in panchina, ma sta scadendo -, qualcosa tuttavia dovrebbe vedersi. Zero, niente. I tre attaccanti si stringono verso il centro togliendo ampiezza alla manovra, Brozovic taglia verso la trequarti finendo anche lui spalle alla porta, il solito equivoco Melo-Medel in costruzione (costruzione?) continua anche se cambia l'allenatore. E la concentrazione, dov'è? L'APPROCCIO Ecco, se poi l'Inter avesse un abbozzo di gioco, sarebbe anche tollerabile la non-preparazione della partita: ho le mie idee, non mi interessa l'avversario. Mancando il presupposto, però, la presunzione di non conoscere chi avrai di fronte diventa fatale. Quattro volte in svantaggio nelle prime 4 gare di De Boer: non può essere un caso. E infatti, di nuovo, i nerazzurri capiscono poco di quel che succede in partenza, nettamente sorpresi dalla posizione di Lucio Maranhao, centravanti arretrato che marca Melo e poi si fionda fronte alla porta in area, con Nwakaeme e l'eccellente Buzaglo che perforano dalle fasce. Nascono così tre occasioni nella prima mezzora, compreso un miracolone di Handanovic che chiude lo specchio a Maranhao. L'Inter risponde con un palo di Eder in chiusura di tempo. Poco, troppo poco. BRAVO HAPOEL Che qualcosa non funzioni, lo capisce anche De Boer, vivaddio, visto che a inizio ripresa mette subito Banega, il primo a entrare tra i tanti, troppi, titolari lasciati in panchina (e la lista europea da cui sono esclusi Kondogbia e Joao Mario c'entra poco). Ma si torna al punto di partenza: l'argentino aggiunge un po' di qualità, è un po' più disciplinato di Brozovic nelle letture tattiche, ma spesso quando entra in possesso finisce per perderla perché non ha appoggi semplici. E in più è inseguito, braccato, sovrastato dalla fisicità della mediana israeliana. Bakhar, a proposito, ha dimostrato di non essere uno sprovveduto. Il tecnico dell'Hapoel ha sfruttato al massimo la fisicità della sua cintura centrale e ha preparato perfettamente piano-gara ed eventuali opportunità da fermo. Così ha spremuto i due gol che affossano l'Inter. Sul primo, ok, c'è un doppio blocco irregolare ai danni di Medel e Palacio, ma anche uno schema che porta al cross Maranhao, al cinque contro quattro in area e alla chiusura vincente di Miguel Vitor sul secondo palo. De Boer inserisce Candreva e poi metterà Icardi, soprattutto aggiunge confusione a confusione. E invece di creare occasioni lascia scoperta la metà campo difensiva. E in quel deserto i cammelli del Negev corrono verso l'oasi dell'area: prima del bis, due chance da fuori e una paratona di Handanovic. Che nulla può però sullo 0-2, che è un pezzo di bravura di Buzaglo: punizione dal limite e pallone all'incrocio (cui seguirà, a chiudere il tutto, una traversa di Bitton con un pallonetto da applausi). Troppo? No, giusto. Ineccepibile. Come giusti sono i fischi del Meazza mezzo vuoto. Sarà anche per questo che gli israeliani arrivati proprio dal deserto si sono trovati così bene. Per inviare la propria opinione alla Gazzetta dello Sport, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante andrea.monti@gazzetta.it |
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