Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/06/2016, a pag.43, con il titolo "Impariamo da Tel Aviv, modello produttivo" il commento di Aldo Grasso.
Aldo Grasso
In Israele hanno creato «In Treatmenb(che in ivrit si chiama «BeTipul»), hanno creato quel capolavoro assoluto di «Homeland» («Hatufim»), hanno creato molti altri format di interesse internazionale. Basta andare una volta a Tel Aviv per capire quanta gioventù e quanto fermento creativo rendano unica quella terra. II Paese conta poco più di 8 milioni di abitanti, eppure è riuscito a imporsi come modello produttivo internazionale.
Israele si è consolidato come uno dei Paesi più avanzati nell'esportazione di format televisivi, sia in termini di titoli realizzati che di nazioni straniere raggiunte. Ciò è dovuto in particolare a un sistema di collaborazione tra pubblico e privato che stimola la nascita di case di produzione (anche di piccole dimensioni) e la creatività soprattutto in generi ampiamente «formattizzabili» e commercializzabili come i game-show, i talent, i reality, oltre che naturalmente il mondo del drama e della serialità in genere.
Sul nuovo sito della rivista Link. Idee per la tv è uscito uno speciale molto interessante dedicato ai distretti produttivi emergenti e il primo Paese preso in considerazione è stato proprio Israele: «Le case di produzione, i distributori e le format house hanno fatto tesoro delle luci della ribalta, imponendosi come realtà solide destinate a rimanere; grazie all'intraprendenza di creativi e producer, Tel Aviv è ormai un polo stabile nella bussola televisiva internazionale. Gli israeliani hanno saputo far tesoro della globalizzazione, cercando nei mercati esteri lo spazio che mancava a casa propria».
E poi ancora: «Questa abilità di vendere il format come merce, slegata dal luogo di ideazione e dalle regole di mercato locali, ha permesso a Israele di sfondare nel mercato tv globale. Le ripercussioni positive si notano anche tra le pareti di casa: i broadcaster propongono accordi più equi e hanno aperto nuovi rami di azienda che si occupano di distribuzione».
E possibile riprodurre un «fenomeno Israele» anche in Italia? Forse sì, se, come si dice abitualmente, le case di produzione riuscissero a fare sistema. Si, se il servizio pubblico alimentasse e diventasse volano di start up ideative e produttive. Si, se i broadcaster imparassero a non considerare solo i confini nazionali come bacino d'utenza ma si affacciassero anche come venditori sul mercato globale, con coraggio e investimenti.
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