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Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 26/04/2016, a pag. 12, con il titolo "Bangladesh, due militanti gay uccisi a colpi di machete", la cronaca di Monica Ricci Sargentini. Una lista nera con i nomi di persone non conformi alla religione islamica. La paura si diffonde in Bangladesh tra la comunità laica dopo l’ennesimo omicidio a colpi di machete al grido di «Allahu akhbar». Le vittime sono due giornalisti gay che scrivevano per Roopbaan , l’unica rivista pensata per la comunità Lgbt in un Paese in cui l’omosessualità è ancora proibita. Xulhaz Mannan, 35 anni, aveva anche lavorato all’ambasciata Usa. «Sono devastata dal brutale assassinio di Xulhaz e del suo amico — ha detto l’ambasciatrice americana a Dacca Marcia Bernicat —. Chiediamo al governo del Bangladesh di punire i criminali dietro a questi omicidi». Il governo si ostina a non riconoscere la firma dell’Isis dietro la serie di assassini avvenuti nel Paese. Venerdì scorso a Rajshahi era stato ucciso a colpi di machete un professore universitario d’inglese, Rezaul Karim Siddique. Il network Amaaq dell’Isis aveva rivendicato il delitto accusando il docente di aver fatto «proselitismo ateo». Ma il ministro dell’Interno, Asaduzzaman Khan Kamal, proprio ieri, aveva affermato che gli omicidi del professore universitario e di una guardia carceraria erano «incidenti casuali» e che la popolazione non doveva sentirsi in pericolo perché l’Is non è in Bangladesh. Eppure, dallo scorso settembre, gli estremisti islamici hanno rivendicato l’omicidio di due stranieri, tra cui l’italiano Cesare Tavella, l’attacco alle moschee e al prete indù. Xulhaz Mannan aveva fondato la rivista due anni fa per diffondere la tolleranza. Lui e i suoi amici erano convinti che più gay sarebbero usciti allo scoperto e più la società li avrebbe accettati. Nel 2014 avevano anche dato vita al «Rally dell’arcobaleno» che quest’anno non si era potuto tenere proprio per problemi di sicurezza. Tenevano la testa alta, senza paura, anche se nella redazione del Roopbaan ammettono di aver ricevuto delle minacce. Ieri sei uomini sono entrati nell’appartamento di Xulhaz, a Dacca, e hanno fatto a pezzi lui e il suo amico. Gli assassini hanno gridato «Dio è grande». Il Bangladesh è un Paese a maggioranza musulmana, laico sulla carta ma alle prese con una preoccupante regressione integralista e fondamentalista. Domenica anche il blogger Imran Sarker, che ha guidato nel 2013 una delle più grandi manifestazioni laiche del Paese, ha affermato di aver ricevuto minacce di morte. Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante lettere@corriere.it |
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