Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 02/07/2015, a pag. 15, con il titolo "Assalto dell'Isis ai militari nel Sinai. L'Egitto: 'E' guerra' ", la cronaca e commento di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
La scena di un attentato terroristico presso El Arish, nel Sinai
È guerra nel Nord Sinai fra i jihadisti dello Stato Islamico (Isis) e l’esercito egiziano. Nel più ampio attacco finora lanciato, Isis ha bersagliato almeno 15 postazioni militari fra El-Arish e Rafah, concentrando l’assalto sulla centrale di polizia a Sheikh Zuweid dove i combattimenti continuano.
Prima i kamikaze
I jihadisti si sono fatti largo con attacchi kamikaze - almeno tre - seguiti da ondate successive di miliziani. Gli scontri, aspri, hanno visto Isis impiegare mine e trappole esplosive per ostacolare i movimenti di terra egiziani. «Hanno usato oltre 300 uomini, ripetendo tecniche viste di recente in altri Paesi» afferma il generale egiziano Hisham El-Halaby. Per questo Il Cairo ha dovuto impiegare F-16 e elicotteri Apache bersagliando dall’aria gli attaccanti, ma senza riuscire a riconquistare il pieno controllo della situazione. Il bilancio di sangue descrive l’entità della battaglia: almeno 70 i militari uccisi assieme ad una quarantina di terroristi, centinaia i feriti su ambo i fronti. Ma si tratta di notizie frammentarie, raccolte da fonti arabe locali secondo cui la guarnigione di polizia di Sheikh Zuweid sarebbe «imprigionata» all’interno dell’edificio, con gli agenti che «chiedono aiuto». I soldati egiziani hanno difficoltà a liberarla per il massiccio uso di missili anti-tank con cui i jihadisti colpiscono blindati e carri armati. È la prima volta che «Bayt al-Maqqdis», il gruppo islamico del Sinai che in settembre ha aderito ad Isis diventando «Provincia del Sinai», riesce a conquistare aree di territorio per un periodo prolungato, ottenendo un risultato tattico che crea imbarazzo al Cairo.
«Stato di guerra»
Questo spiega perché il premier Ibrahim Mahlab parla di «stato di guerra» preannunciando l’adozione di nuove misure anti-terrorismo da parte del consiglio nazionale di sicurezza, riunito in permanenza. E al Cairo le forze di sicurezza hanno ucciso in un blitz 9 militanti dei Fratelli musulmani. Il presidente Abdel Fattah Al Sisi ipotizza una «campagna di due anni» contro i jihadisti. A dare la misura di quanto sta avvenendo sono le reazioni di Israele.
La reazione di Israele
Il premier Benjamin Netanyahu ha riunito al ministrero degli Esteri gli ambasciatori accreditati affermando: «Isis è ai nostri confini, non più solo sul Golan ma a Rafah, in Egitto» creando una nuova situazione strategica. «Siamo a fianco dell’Egitto, assieme a molte nazioni nel mondo, nella comune battaglia contro l’estremismo islamico - ha aggiunto Netanyahu - che si origina dai sunniti di Isis come dall’Iran sciita». Lo Stato ebraico ha chiuso i confini con l’Egitto, posizionato i tank e adopera i droni per monitorare quanto sta avvenendo. La cooperazione militare fra Egitto e Israele si è intensificata da quando Al Sisi è stato eletto ma l’entità dell’offensiva di Isis contro Sheikh Zuweid ha sorpreso entrambi.
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