Nuove premesse per un accordo sempre più disastroso
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
A destra: l'accordo di Losanna con l'Iran: "Abbiamo la pace!" (sono le stesse parole usate da Chamberlain dopo gli accordi di Monaco con Hitler nel 1938)
Cari amici,
scusatemi se sono noioso, ma al di là delle nostre piccole vicende italiane ed europee (il 25 aprile espropriato dagli estremisti e consegnato all'antisemitismo palestinista, perfino le manovre dell'Unione Europea per danneggiare Israele quanto può), al di là della crudeltà grottesca dello Stato Islamico e naturalmente al di là di tutti gli altri avvenimenti che ci colpiscono ma non hanno relazione col nostro tema, come le tragedie dell'immigrazione selvaggia, quel che preoccupa in Medio Oriente è l'offensiva dell'Iran e in particolare lo spazio che intende concederle l'amministrazione Obama.
L'Iran verso il nucleare
Siamo ormai a fine aprile, dopo l'annuncio trionfante di Kerry e Mogherini a Losanna, secondo cui tutti gli ostacoli di principio sarebbero stati superati e vi sarebbe un accordo di massima da perfezionare entro giugno nella forma di un trattato, sono rimasti due mesi o poco più per scrivere il trattato vero e proprio, che sarà decisivo per tutta la zona fra l'Egitto e la Cina e l'India su cui l'Iran cerca di esercitare la propria influenza. Lo sarà innanzitutto per la prospettiva di un suo avvicinamento, prospettato come lento ma sicuro, alla Bomba atomica: mentre Clinton e Bush avevano preso l'impegno che MAI l'Iran potesse avere l'atomica, ora Obama dice che la Bomba persiana sarà realizzabile senza preavviso entro quindici anni, che sembrano tanti ma sono un battito di ciglio nella vita di una nazione, ma forse il trattato ne durerà dieci; e messo alle strette, nella celebre intervista a Friedman (ne trovate qui degli ampi estratti: http://www.nytimes.com/2015/04/06/opinion/thomas-friedman-the-obama-doctrine-and-iran-interview.html?_r=0) ha detto di poter assicurare che l'Iran non avrà la bomba “finché comanderà lui”, cioè per poco più di un anno e mezzo. E lo sarà anche perché con lo sblocco dell'embargo, all'Iran arriveranno decine o anche centinaia di miliardi di euro di profitti petroliferi congelati, contratti industriali vecchi e nuovi, joint venture: quanto basta per dare un grandissimo impulso all'industria bellica e alle forze armate della repubblica islamica, come vi ho già raccontato a proposito dei razzi S-300 forniti dalla Russia, che sono un pericoloso cambiamento per tutto il Medio Oriente (http://www.pmo.gov.il/English/MediaCenter/Spokesman/Pages/spokeStart190415.aspx).
Il problema è che più si va avanti, più emergono le ambiguità e le divergenze sull'accordo fra l'Iran e l'amministrazione americana. La versione pubblicata dall'Iran è assai diversa da quella americana: cambia radicalmente il numero delle centrifughe (le macchine che producono il carburante nucleare) permesse, il grado di arricchimento di questo esplosivo, il numero di anni di validità, i tempi di annullamento delle sanzioni (http://www.jpost.com/Middle-East/Iran-releases-fact-sheet-of-nuclear-agreement-at-odds-with-US-version-398360). Di recente è emerso anche che le più alte autorità militari iraniane escludono che vi possano essere ispezioni agli impianti militari per controllare il rispetto degli accordi, il che li rende sostanzialmente inefficaci (http://www.presstv.ir/Detail/2015/04/19/406956/Foreigners-never-allowed-in-military-sites).
Insomma, sotto diversi lati tutti importanti, gli ayatollah hanno “visto” il bluff di Obama (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/khamenei-mocks-obama-officials-silly-bluffs/2015/04/20/) e stanno approfittando pesantemente della catastrofica inversione tattica che la sua amministrazione ha imposto alle trattative. Mentre in partenza l'economia iraniana era tanto penalizzata dalle sanzioni da far sì che fossero gli ayatollah ad avere fretta di arrivare a un accordo e e potevano essere costretti a cedere sull'armamento atomico, magari indurendo le sanzioni, come ha sempre proposto Israele, ora la vanità di Obama e l'ambizione di chiudere la sua disastrosa carriera di presidente con un “successo” almeno sulla carta, insieme all'avidità dell'Europa, ben contenta di “vendere ai propri nemici la corda con cui la impiccheranno” (Lenin) hanno invertito le posizioni ed è l'Iran che comanda la trattativa: probabilmente riuscirà ad ottenere la versione che vuole dell'accordo di Losanna, parecchio più disastroso della versione tranquillizzante esposta da Kerry e Mogherini.
Nel frattempo l'Iran è all'attacco sullo Yemen, ha inviato una forza navale che potrebbe scontrarsi con quelle egiziana e saudita e gli Stati Uniti hanno allestito una flotta che dovrebbe impedire ai persiani di violare il blocco degli armamenti ai ribelli sancito dall'Onu: certamente un bell'inizio per quell'alleanza strategica che Obama ha fatto intendere di volere con l'Iran.
Ugo Volli