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Ugo Volli
Cartoline
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Un freno o un riconoscimento? 19/11/2014
 Un freno o un riconoscimento?
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli


Una delle vittime dell'attentato alla sinagoga di ieri a Gerusalemme

Cari amici,

bisogna sforzarsi di essere lucidi sull'attentato di ieri a Gerusalemme. Andare oltre il lutto, il dolore, la rabbia. E avere il coraggio di dire delle cose un po' sgradevoli.

Molti hanno espresso solidarietà, alcuni in forma un po' pelosa come Obama (“ci sono stati troppi morti israeliani e troppi morti palestinesi”... e che c'entra: http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Obama-strongly-condemns-Jerusalem-terror-attack-noting-US-citizenship-of-3-victims-382162), altri come Mogherini che hanno avuto il cattivo gusto di dire in sostanza che la colpa è di chi non segue le sue “politiche per la pace” (http://www.partitodemocratico.it/doc/273614/mo-mogherini-condanna-lattentato-alla-sinagoga-ora-no-escalation.htm). Ignoriamo per il momento questi aspetti, ignoriamo quel gran pezzo di sinistra che dice “ci dispiace, ma”. Veniamo a coloro che hanno espresso sincera solidarietà, che si sono indignati e sconvolti per questo attentato. E che in genere hanno espresso shock, sorpresa, il senso di qualcosa di terribilmente nuovo, di una spaventosa escalation del terrore e così via.

Bene ringraziamoli per la loro solidarietà, ma diciamo loro che non è vero. Non è vero che ci sia una sorpresa. Non è vero che ci sia un'escalation. C'è l'orrore, ma è un orrore diffuso e purtroppo antico. In senso geografico, stragi del genere avvengono tutto intorno a Israele per un raggio di migliaia di chilometri: in Siria, in Iraq, in parte in Libano, nel Sinai, in Yemen, in Libia... Nella cronologia recente, i quattro morti di ieri seguono altri quattro nell'ultima settimana e tutti gli altri, almeno a partire dall'uccisione dei tre ragazzi di quest'estate. In senso più largo, sono un episodio di una politica stragista che gli arabi hanno perseguito nei confronti di Israele dalla sua nascita. La guerra del '48 (e poi quelle del '56, '67, '73) era dichiaratamente una guerra di sterminio. Le organizzazioni palestiniste, a partire dalla nomina di Haj Husseini a Muftì di Gerusalemme, all'inizio degli anni Venti, hanno sempre puntato a uccidere gli ebrei. Ci sono state ondate di pogrom nel '20, nel '36, nel '45-48; poi ci sono state le infiltrazioni dei fedayn che cercavano di ammazzare gli ebrei isolati, i dirottamenti aerei, le stragi degli aeroporti, gli assalti alle sinagoghe, le “intifade”.

Certo, non sono sempre riusciti ad arrivare nelle sinagoghe, nelle scuole e nei musei, dove la gente prega e studia. Ma nell' '82 a Roma, quattro o cinque anni fa a Gerusalemme, tre anni fa a Tolosa, poi a Bruxelles, e in tante altro occasioni, sì. Questi obiettivi fanno gola, le persone non pensano a difendersi, pregano, studiano. E naturalmente sono obiettivi simbolici. Perché in tutt'Europa davanti alle sinagoghe (e non alle moschee, non davanti agli ashram induisti, ai templi sikh, ai luoghi di riunione buddhisti ci sono macchine della polizia e camionette dell'esercito? Per impedire che gli ebrei escano e si mettano a picchiare i passanti, o per evitare che siano assaliti e uccisi?

Questo è il problema, la desolante banalità di quel che sta accadendo. Le prime stragi di massa degli ebrei in Europa risalgono all'undicesimo secolo, alla prima crociata - e non sono mai smesse. Qualche secolo è stato più duro, altri meno tragici, ma non c'è mai stata fine alla passione di uccidere ebrei. Nel mondo islamico ha iniziato Maometto che ha fatto strage delle tribù ebraiche con cui prima si era alleato. E da allora neanche lì lo sport è mai cessato. Ci sono stati dei periodi in cui si accontentavano di tenere in soggezione gli ebrei, di togliere loro i diritti di cittadinanza estorcendo tasse esorbitanti; e momenti in cui la scelta era esattamente la stessa del mondo cristiano: la conversione o la morte, o magari la morte e basta.

Non è una questiona nazionale che giustifica questa violenza. E' una lotta religiosa, badando che per religioso nel caso islamico si intende non un rapporto di fede con Dio, ma la dimensione teologico-politica di una lotta per affermare con la guerra la vera fede. Questa è la condanna del mondo islamico, che dai suoi primi anni è stato diviso da faide e guerre molto più di qualunque altra religione. Si sono ammazzati fra loro gli immediati successori di Maometto e tutti gli imperi successivi si sono fatti la guerra, con una ferocia che vediamo anche oggi. I “palestinesi” e magari un paio di bande terroriste al confine, come Hezbollah, sono delegate a farla con gli ebrei; ma la concentrazione massima degli islamisti è oggi come sempre ammazzarsi fra loro, naturalmente per far prevalere la vera fede e con quella poi conquistare il mondo. Nel frattempo, quando una di queste bande incontra cristiani, drusi, Bahai, Yazidi, buddhisti considera suo compito ammazzarli, distruggere i loro simboli, fare schiave le loro donne e i loro figli.

Il popolo di Israele è oggetto di odio particolare, perché si è ribellato, perché non solo ha rifiutato il Profeta (come ha rifiutato il Messia dei cristiani: per questi due rifiuti esiste ancora come popolo e religione); ma si è ribellato alla condizione di schiavitù in cui l'Islam lo confinava, ha avuto l'ardire di proclamare un suo stato e di portarlo al progresso e alla ricchezza, di sconfiggere la riscossa degli schiavisti. Questa è la colpa agli occhi degli arabi che hanno pagato le quattro vittime di ieri, insieme alle migliaia che l'hanno precedute. Per gli islamici è chiaro che non può esserci pace con gli infedeli, per di più ribelli; solo qualche tregua tattica, quando conviene per rifornirsi di armi e riprendere le forze. Questo Arafat l'ha detto diverse volte con chiarezza (in arabo, beninteso, non in inglese).

Non ci sono confini per la loro violenza. Certo non la linea verde che piace tanto a Obama e Mogherini. Se Israele fosse costretto a smantellare ancora una volta come nel '48 le sue città e i suoi villaggi in Giudea e Samaria, a accettare la pulizia etnica, a lasciar riedificare il muro che fino al '67 divideva Gerusalemme e a rifugiarsi dietro “i confini di Auschwitz” come vorrebbe l'Unione Europea e l'Amministrazione Obama, questa sarebbe semplicemente salutata come una grande vittoria delle armi islamiste e come l'incoraggiamento e ributtare a mare quel che resta dello stato ebraico. Le vittime di ieri erano a Ovest della linea verde, come a Ovest era il giovane accoltellato e ucciso a Tel Aviv la settimana scorsa. La distinzione non significa niente per gli islamisti, ha senso solo per l'ipocrisia degli antisemiti in Europa.

Un'ultima cosa. Ieri, proprio ieri, senza il minimo accenno di pudore, in contemporanea con la strage, il parlamento spagnolo ha approvato una mozione per il riconoscimento della Palestina (http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2014/11/18/parlamento-spagnolo-riconosce-palestina_44bf14bf-37f5-479e-970d-5587be975d06.html). All'unanimità. Magari qualcuno fra coloro che l'hanno firmata non è antisemita, chissà, anche se le statistiche dicono che la Spagna con la Polonia - due posti da cui la popolazione ebraica è stata sterminata completamente nel 1492 da una parte e nel 1939-45 dall'altra) è il paese più antisemita d'Europa. Accordiamo la buona fede a quel qualcuno. Ma se voi foste stato uno degli assassini che in quelle ore facevano strage alla sinagoga di Gerusalemme, o piuttosto uno dei suoi mandanti, gli strateghi del terrore che dalle parti di Ramallah e di Gaza manovrano questa ondata di violenza, avreste interpretato questo riconoscimento come un freno o come un incoraggiamento? In politica non esistono le buone intenzioni, quel che conta sono gli effetti di un'azione. E' per questo che vi dico e vi ripeto che l'Europa (e in particolare il suo “ministro degli esteri”), e la Camera dei comuni inglese e il governo svedese, e ora anche il parlamento spagnolo sono corresponsabili dei queste morti. Il sangue (gaurdatelo qui, quel sangue: http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Graphic-images-Scene-from-inside-Jerusalem-synagogue-hit-by-terror-attack-382131 e guardate la gioia degli assassini qui: http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Hamas-affiliated-social-media-abuzz-with-cartoons-glorifying-Jerusalem-terror-attack-382152), quel sangue sporca anche le loro mani.


Ugo Volli


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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