Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

La Stampa Rassegna Stampa
31.10.2011 Buona la rievocazione di Mengele, ci stava bene anche il Vaticano
Ma l'Operazione Odessa è meglio tenerla nascosta

Testata: La Stampa
Data: 31 ottobre 2011
Pagina: 17
Autore: Paolo Manzo
Titolo: «Benvenuti all'Hotel Mengele, il Paraguay segreto dei nazi»

Sulla STAMPA di oggi, 31/10/2011, a pag.17, con il titolo " Benvenuti all'Hotel Mengele, il Paraguay segreto dei nazi" , Paolo Manzo rievoca lo stretto rapporto tra regimi sudamericani e i nazisti in fuga. Una buona rievocazione, manca solo il riferimento a chi gli aveva fornito i passaporti, il Vaticano. Ma questo è un fatto da divulgare il meno possibile. Potrebbero farlo i nostri lettori, chiedendo al direttore della STAMPA Mario Calabresi di incaricare Andrea Tornielli, esperto di cose vaticane, di scrivere una pagina come ha fatto Manzo, rievocando però l'Operazione Odessa, quella che consentì ai caporioni nazisti di salvare la pelle fuggendo con i passaporti del Vaticano in Sud America e nei Paesi arabi, Siria,Egitto ecc.
 la sua e-mail direttore@lastampa.it

Ecco l'articolo:

Pio XII                           Joseph Mengele

Bastano 40 dollari per rivivere il brivido del nazismo in Sudamerica. È il prezzo per notte nella stanza più lussuosa dell’Hotel del Lago, costruito nel 1888 sulle rive dello Ypacaraí, in Paraguay, a una quarantina di chilometri dalla capitale Asunción, nella cittadina di San Bernardino. In Paraguay, Paese che non è bagnato dal mare, è oggi il posto più trendy per trascorrere le vacanze. Nel mondo, invece, San Bernardino è tristemente famosa per aver accolto a lungo Joseph Mengele, il «dottor morte» di Auschwitz, in fuga dalla Germania hitleriana sconfitta e rifugiato per decenni in Sud America.

A San Bernardino, secondo alcune ipotesi mai confermate, il pluriricercato criminale nazista sarebbe anche morto, e non in Brasile come comunemente si pensa. In ogni caso, Mengele non è l’unico fantasma ingombrante di questo villaggio, fondato da cinque famiglie tedesche nel 1881, che ospita ancora oggi una delle più chiuse comunità germaniche, quella dei menoniti.

L’hotel è tuttora molto frequentato e dispone anche di un centro culturale per la promozione dell’artigianato. Ma dietro la facciata da paesino pacifico e immerso nel verde della natura tropicale, San Bernardino nasconde una vera concrezione del pensiero nazista. Mentre una delle cameriere sorridendo accompagna l’ignaro visitatore nella suite più bella attraversando l’antico salone, rimasto come nell’Ottocento, in perfetto stile teutonico, altre storie vengono a galla.

In una delle stanze dell’Hotel del Lago, fatto costruire dall’architetto tedesco Wilhelm Weiler, si suicidò con un mix a base di morfina e stricnina il cognato del filosofo Friedrich Nietzsche, Bernhard Förster, marito della sorella Elisabeth, temerario esploratore ma anche convinto antisemita. Dopo il fallimentare esperimento di creare una colonia ariana interdetta agli ebrei in Paraguay, con il nome di Nueva Germania, Bernhard preferì la morte al disonore. Quando poi il nazismo acquistò popolarità in Paraguay, attorno al 1930, Förster divenne una specie di eroe e il Führer in persona ordinò di far spargere terra tedesca sulla sua tomba. È davanti alla sua stanza, la numero 19, che si deve passare per raggiungere la tanto celebrata suite, almeno dalla direzione dell’albergo.

E il viaggiatore sobbalza. Per anni «la stanza della torre», come fu ribattezzata, fu la preferita da una delle donne più influenti di San Bernardino, la franco-tedesca Hilda Ingenohl, meglio conosciuta come «la Tigresa» per la sua passione sfrenata verso i felini, cui dedicava intere stagioni di caccia in Sudafrica.

«Era filonazista - rivela un’abitante di San Bernardino che preferisce rimanere anonima -: stravedeva per le teorie di Hitler. E diceva di essere sua amica». Certo è che se si va a indagare meglio il curriculum di questa signora appaiono molti punti oscuri. Nata a Parigi nel 1874 prestò servizio come infermiera in Europa durante la Prima guerra mondiale. Ma l'altra sua grande passione, a parte le bestie feroci, erano gli aerei. E in molti riferiscono che durante la guerra fu in realtà una provetta pilota d’aviazione. Fu la quarta donna al mondo a tentare un volo ininterrotto intorno al mondo, ma invano.

Dopo il 1918 arriva in America Latina, prima in Uruguay, su invito di Grete Goetsch, moglie dell’ambasciatore tedesco, poi in Argentina dove finisce per dirigere l’Ospedale tedesco di Rosario, infine a San Bernardino, di cui si innamora. Compra duecento ettari di terreno ma trascorrerà molto tempo nella «stanza della torre» all’Hotel del Lago. Uno spartano letto matrimoniale, un armadio il cui specchio rimanda l’immagine della stanza e l’altro specchio affrontato, un ampio balcone da cui dominare tutta l’entrata dell’hotel. Questo era il suo piccolo regno dal quale pianificava le sue continue escursioni in Europa. Amava anche la musica classica e a San Bernardino creò un’orchestra per giovani cui dava personalmente lezione. Ebbe perfino una storia d’amore con il famoso musicista paraguayano Florentín Giménez. Ma quando si ammalò di cancro tornò in Germania, a Bonn, nel 1953.

«In questo albergo soggiornarono anche Antoine de Saint-Exupéry prosegue per cambiare argomento l'improvvisata guida messa a disposizione dell’albergo -. Scrisse qui Volo di notte . All’epoca coordinava il servizio aereo postale tra Argentina e Paraguay. E venne qui anche la scrittrice svedese Ida Bäckmann». Nomi più spendibili, che però ancora oggi sono appannati dall’ombra del filonazismo, lo scheletro più ingombrante di questa terra dove, nel 1927, fu fondato il primo partito nazionalsocialista al mondo fuori dalla Germania.

Per inviare la propria opinione alla Stampa, cliccare sulla e-mail sottostante.


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui