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Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 29/06/2011, a pag. 4, l'articolo di Alberto Mucci dal titolo "Qui base Pigneto, dove la 'Stefano Chiarini' si prepara a salpare per Gaza". Dall'UNITA', a pag. 27, l'intervista di Umberto De Giovannangeli a Dror Feiler dal titolo " Arriveremo fin lì senza cadere in provocazioni ", preceduta dal nostro commento. Dal MANIFESTO, a pag. 1-8, l'articolo di Vauro Senesi dal titolo " Sotto tiro, Flotilla pronta a salpare ", preceduto dal nostro commento. Fa bene, Alberto Mucci a chiedersi : "e se invece di andare nella Striscia si andasse in Siria, dove la popolazione soffre a causa della repressione del regime di Bashar el Assad? ". Una domanda semplice, che conferma ciò che è già noto, e cioè che lo scopo dei 'pacifisti' della Flottiglia non è raggiungere la popolazione di Gaza, ma attaccare Israele. Sono pacifisti a senso unico, muti di fronte al dittatore siriano che massacra la sua popolazione, davanti al colpo di stato di hezbollah in Libano, davanti alle violazioni dei diritti umani nei Paesi islamici. Aprono bocca solo e sempre per protestare contro Israele. Il FOGLIO - Alberto Mucci : "Qui base Pigneto, dove la 'Stefano Chiarini' si prepara a salpare per Gaza "
Roma. Quando partirà la Freedom Flotilla diretta a Gaza? Tutti se lo chiedono, soprattutto in Israele, ma nessuno riesce a dare una risposta precisa. Non rispondono neanche al 61 di via Baldassarre Orero, una via schiacciata tra i quartieri romani di San Lorenzo e del Pigneto da dove è coordinata e seguita la “Stefano Chiarini”, l’unica nave italiana che prenderà parte alla missione (l’anno scorso, quando ci fu il blitz delle forze di Gerusalemme sulla nave Marmara, non c’erano navi italiane). La base del comitato centrale è al pianterreno, all’interno di una vecchia sede di Rifondazione comunista, contrassegnata da una grande falce e martello dipinta sul muro all’ingresso. Solitamente, racconta la gente del quartiere, lì si organizzano corsi di lingua o di piccolo artigianato. Adesso è diverso. All’interno lo spazio è vasto, una bandiera palestinese e una della Flotilla sono appese sulla parete. I coordinatori sono tra i tre e i dieci, gli sguardi tesi e l’atmosfera concitata rivelano che vorrebbero essere almeno il doppio. I telefoni suonano striduli e gli aggiornamenti con gli attivisti sulla “Stefano Chiarini”, parcheggiata in acque internazionali non meglio precisate al largo della Grecia, sono costanti. “Quali sono state le ultime dichiarazioni del governo israeliano?”, “I giornalisti? Potranno salire sulle navi liberamente?” e ancora tensioni per le ultime dichiarazioni del sito di intelligence israeliana Debka, secondo cui alcune navi “potrebbero nascondere armi chimiche da usare contro i soldati israeliani”. Chiamano ininterrottamente anche i giornalisti, ma le risposte di Mila Pernice, un portavoce dell’ufficio centrale della Freedom Flotilla II, sono sempre vaghe, quasi volessero confondere, senza malizia, l’interlocutore. La replica alla richiesta di una data precisa varia da telefonata a telefonata, ma anche durante la telefonata stessa: “Questa mattina”, “forse domani”, “presto”, “tra qualche giorno”, “non è ancora sicuro”. Per la verità bisogna insistere un po’: “Per ragioni di sicurezza non posso dire niente, ma le notizie più calde ci saranno nel fine settimana”, risponde secca ma garbata Pernice. Al pubblico è dato soltanto sapere che “la prima nave della spedizione è salpata”: è francese, si chiama “Dignità”, è partita dalla Corsica domenica scorsa. C’è tensione, perché c’è un precedente: l’anno scorso i soldati israeliani aprirono il fuoco sugli attivisti, dopo essere stati provocati, uccidendo nove persone, tutte di cittadinanza turca, e ferendone decine. L’immagine all’estero di Israele fu ancora una volta compromessa e i rapporti con la Turchia, attore fondamentale per la stabilità della regione, sono rimasti glaciali, fino al riavvicinamento arrivato soltanto la settimana scorsa (l’Ihh, l’Ong turca vicina ai movimenti islamici che gestiva la Mavi Marmara, ha annunciato che la nave non sarebbe partita per Gaza). E’ quasi un anno che il movimento italiano per la solidarietà a Gaza, in partnership con l’omonimo movimento olandese, prepara la “Stefano Chiarini”. Per acquistare la nave, che prende il nome del giornalista del manifesto, inviato in medio oriente e morto nel 2007, “sono state organizzate decine e decine di feste e collette”, spiega al Foglio Pernice. Tra le più riuscite quella dell’Università Orientale di Napoli, fondamentale per dare un’ultima spinta e raggiungere i trecentomila euro necessari all’acquisto della nave, che da tempo gli attivisti adocchiavano ormeggiata in un porto greco che non vogliono specificare per ragioni di sicurezza. Sulla “Stefano Chiarini” possono salire 52 persone, compreso l’equipaggio. “Non è stato facile scegliere – continua Pernice – le richieste sono state migliaia”. Oltre a italiani e olandesi sulla nave saranno presenti svizzeri e tedeschi e alcuni degli attivisti che sarebbero dovuti partire sulla nave turca. Molti sono preoccupati. Si racconta di microspie trovate negli hotel dove gli organizzatori della Flotilla si sono riuniti e di una nave ormeggiata in Grecia, la cui elica è stata trovata danneggiata. L’atmosfera è da teoria del complotto. “Sappiamo che ciò che stiamo facendo è una provocazione – spiega ancora Pernice – ma è una provocazione giusta che può essere vista come ideologica soltanto da chi abbraccia il punto di vista degli interessi israeliani”. Anche sulla proposta egiziana – fatta assieme a Gerusalemme – di fermare le navi nel porto di El Arish, vicino al confine con la Striscia, non c’è compromesso. “Vogliamo arrivare a Gaza”, dice senza esitazioni Pernice. Domanda: e se invece di andare nella Striscia si andasse in Siria, dove la popolazione soffre a causa della repressione del regime di Bashar el Assad? Ma il refrain è sempre lo stesso: “Nessun compromesso”. L'UNITA' - Umberto De Giovannangeli : " Arriveremo fin lì senza cadere in provocazioni "
Nel corso dell'intervista Dror Feiler intona la solita litania tanto cara agli odiatori, quella di Gaza prigione a cielo aperto per colpa di Israele oppressore, del diritto ad un popolo di avere il proprio Stato (diritto riconosciuto a tutti i popoli, tranne a quello ebraico, ovviamente). Feiler diffonde la sua propaganda di odiatore grazie a Udg che non lo contraddice mai. Le dichiarazioni di Lieberman sono quelle di un piromane che incita all’odio e alla violenza. E quelle del ministro degli Esteri israeliano non sono solo parole. Hanno già provato a sabotare una nave della Flotilla e cercheranno con ogni mezzo di impedirci di salpare. Ma non ci riusciranno. La nostra determinazione è pari alla volontà di non cadere in provocazioni. Siamo ottimisti poiché abbiamo dalla nostra la volontà della gente. Abbiamo dieci navi e non ci fermeranno. Se cercheranno di bloccarci fisicamente, ci riproveremo di nuovo e poi ancora di nuovo...». Il MANIFESTO - Vauro Senesi : " Sotto tiro, Flotilla pronta a salpare "
Vauro Senesi schierato a favore della flottiglia, inizia oggi un suo 'diario di bordo' dalla Stefano Chiarini. Inizia oggi il mio «diario di bordo» anche se il termine è improprio visto che a bordo ancora non sono. La «Stefano Chiarini» è alla rada a Corfù. Le altre navi della Freedom Flotilla sono ancorate in diversi porti greci e via via gli attivisti provenienti da tanti paesi diversi stanno lasciando Atene per raggiungerle. Ci sono state e ci sono forti pressioni da parte di Israele sul governo greco perché impedisca alle navi di salpare alla volta di Gaza e le autorità stanno creando non poche difficoltà di ordine burocratico per ritardarne in ogni modo la partenza che comunque è ormai imminente. Prova ne è la continua escalation della propaganda israeliana per screditare il valore assolutamente pacifico della Flotilla. Ieri il ministro degli esteri Lieberman è arrivato a dichiarare che i pacifisti sarebbero tutti attivisti terroristi che vanno cercando il sangue. Si va dal sostenere che a bordo ci sarebbero liquidi chimici altamente infiammabili per bruciare i commandos israeliani nel momento dell’arrembaggio, fino a far circolare su Youtube il video di un presunto gay americano che racconta di non essere stato accettato sulla Flotilla a causa della sua omosessualità. E che, vista l’omofobia di Hamas, questa sarebbe la prova cheHamas è a capo dell’organizzazione. Peccato che il video risulti postato dall’ufficio del primoministro israeliano. Ma a quanto pare non ci si limita soltanto a misure propagandistiche, ieri (l’altro ieri per chi legge) una nave, la greca «Giuliano» ha subìto un atto di sabotaggio, l’albero dell’elica è stato segato da qualche esperto subacqueo. Nonostante la tensione il clima tra i pacifisti è improntato all’ottimismo e la determinazione a portare a buon fine la missione è molto salda. Dopo gli stage seguiti da tutti per addestrarsi a non reagire con violenza, né fisica né verbale, all’eventuale attacco israeliano in mare, sono stati aumentati i livelli di vigilanza per evitare che qualche provocatore possa riuscire ad infiltrarsi nelle file degli attivisti che si imbarcheranno. La totale ed assoluta trasparenza sulla natura pacifica della operazione della Flotilla è l’unica e la migliore risposta alla ostilità del governo israeliano che già ieri si è visto costretto a ritirare l’assurda minaccia di non consentire ai giornalisti che si fossero imbarcati l’accesso ad Israele per dieci anni. Del resto sulle navi saranno presenti anche giornalisti israeliani come Amira Hass di Haaretz e Menechem Gantz di Yedoth Ahronoth che avrebbe dovuto imbarcarsi proprio sulla «Stefano Chiarini» ma che salirà invece sulla nave americana. Quella che si sta «combattendo» in questi giorni prossimi alla partenza è in definitiva la «battaglia» tra chi ha dalla sua soltanto la convinzione delle ragioni di un’azione di pace e chi considera queste una sfida ed una pericolosa provocazione alla propria autorità ed è pronto ad usare ogni mezzo lecito ed illecito per contrastarle. In palio c’è la speranza. La speranza della gente di Gaza strangolata dalla guerra e da anni di assedio di vedere apparire all’orizzonte del suo mare le navi che insieme agli aiuti portino il segnale tangibile che esiste unmondo che non la dimentica, che non la lascia sola. Per inviare la propria opinione a Foglio, Unità, Manifesto, cliccare sulle e-mail sottostanti lettere@ilfoglio.it lettere@unita.it redazione@ilmanifesto.it |
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