Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Guerrafondaio pro Israele, il Premio Nobel per la pace Il commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 18 dicembre 2010 Pagina: 2 Autore: Giulio Meotti Titolo: «I fighetti dei diritti umani contro Xiaobo: 'Guerrafondaio pro Israele'»
Un premio Nobel per la pace attribuito a Liu Xiaobo e doppiamente meritato, dopo aver letto le "accuse" rivolte dal "Guardian", uno dei quotidiani inglesi sempre in prima linea contro Israele e gli Usa. Basta leggere quanto Liu Xiaobo ha scritto negli anni passati per rendersi conto che il comitato svedese che attribuisce i premi non ne fosse a conoscenza, altrimenti non gliel'avrebbe dato. Un motivo in più per fare tutto il possibile per la sua liberazione. Ecco l'articolo di Giulio Meotti sul FOGLIO di oggi, 18/12/2010 a pag.2, dal titolo " I fighetti dei diritti umani contro Xiaobo: 'Guerrafondaio pro Israele' "
La medaglia del Premio Nobel la sedia vuota a Stoccolma
Roma. Contrordine: Liu Xiaobo non va più bene per il Nobel per la Pace. L’accusa è del Guardian, il quotidiano dell’intellighenzia liberal inglese: “Xiaobo è un sostenitore della guerra, non della pace”. E’ successo che sono usciti vecchi scritti di Xiaobo, il dissidente cinese condannato a undici anni di carcere, in cui approva le guerre in Iraq e Afghanistan e assume una posizione pro Israele contro il terrorismo islamico, definito “male per il male”. “La guerra contro Saddam Hussein è giusta”, scrive Xiaobo dopo l’invasione angloamericana di Baghdad. Fra le sue “colpe” quella di aver sostenuto un’occidentalizzazione più bene per il Nobel per la Pace. L’accusa è del Guardian, il quotidiano dell’intellighenzia liberal inglese: “Xiaobo è un sostenitore della guerra, non della pace”. E’ successo che sono usciti vecchi scritti di Xiaobo, il dissidente cinese condannato a undici anni di carcere, in cui approva le guerre in Iraq e Afghanistan e assume una posizione pro Israele contro il terrorismo islamico, definito “male per il male”. “La guerra contro Saddam Hussein è giusta”, scrive Xiaobo dopo l’invasione angloamericana di Baghdad. Fra le sue “colpe” quella di aver sostenuto un’occidentalizzazione radicale della Cina: “Scegliere l’occidente è scegliere di essere umani”. Xiaobo è accusato anche di aver ricevuto fondi dal National Endowment for Democracy, la celebre agenzia non governativa statunitense che finanzia le opposizioni democratiche all’interno dei paesi totalitari. Si scopre poi una sua difesa del premio Nobel di George W. Bush contro lo sfidante democratico John Kerry, accusato da Xiaobo di disfattismo. “Gli Stati Uniti non sono un paese perfetto, ma almeno è la più idealista delle nazioni libere, ha condotto la guerra contro il fascismo, è stata leader della lotta contro il comunismo e ha vinto mezzo secolo di Guerra fredda tra libertà e totalitarismo”. Da qui il sostegno di Xiaobo alla guerra in Vietnam e Corea. Arriva poi la giustificazione della democratizzazione del medio oriente: “Gli Stati Uniti devono intraprendere l’eliminazione del male per difendere la libertà, preservare la pace e promuovere la democrazia e la responsabilità di leadership, soprattutto nel processo di democratizzazione del mondo arabo e di altri paesi autoritari per stabilire un nuovo ordine”. Xiaobo parla anche di “demoni terroristi” sull’11 settembre, mentre sull’idea neoconservatrice di attacco preventivo scrive: “La strategia è quella giusta. Per affrontare il terrorismo che calpesta la civiltà umana, gli Stati Uniti non dovrebbero avere alcuna esitazione nell’uso della forza”. Saddam Hussein, scrive il premio Nobel, era diventato “un giocattolo delle Nazioni Unite”. Radicale è infine la sua giustificazione della politica americana a favore d’Israele: “Se gli Stati Uniti abbandonano Israele, gli ebrei possono andare incontro a una seconda catastrofe”. Più politicamente scorretto di così il comitato di Oslo non poteva esserlo. Forse a propria insaputa.
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