Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/06/2010, a pag. 2, l'intervista di Francesco Battistini ad Amos Oz dal titolo " Grave errore di stupidità. Ora il governo tolga l’assedio a Gaza ". Dalla STAMPA, a pag. 7, l'intervista di Mario Baudino a A. B. Yehoshua dal titolo " E' stato un blitz stupido, una reazione esagerata ". Da REPUBBLICA, a pag. 1-9, l'articolo di David Grossman dal titolo "La condanna della marionetta ". Ecco i pezzi:
CORRIERE della SERA - Francesco Battistini : " Grave errore di stupidità. Ora il governo tolga l’assedio a Gaza "

Amos Oz
GERUSALEMME — Stupidità. In questa storia d’orrore e di tenebra, Amos Oz non vede molto di più della stupidità del male. «Sono abbastanza abituato a queste esplosioni d’insensatezza...». Qualcuna è riuscito a spiegarsela, qualcuna l’ha pure capita. Ma stavolta... È davanti alla tv, il computer acceso lì vicino: «Non ci sono molte idee, dietro cose come queste. Il governo israeliano ha commesso un errore d’una stupidità enorme— dice —. Si sono messi in testa di bloccare quelle navi, di cui probabilmente non si sarebbe accorto nessuno. Hanno creato un clima d’attesa. Per giorni, in Israele non si parlava d’altro. Questa è stupidità: avrebbero dovuto lasciarli passare, ci avrebbero guadagnato tutti».
La comunità internazionale, i palestinesi parlano d’un crimine di guerra...
«Io non sono sicuro che si possa parlare d’un crimine di guerra...».
Sparare sui civili, nelle acque internazionali...
«Un crimine di guerra presuppone che ci siano dei militari che aprono il fuoco, deliberatamente e senza preavviso, su persone inermi che subiscono solamente. Qui, non sono sicuro che le cose siano andate così. C’è stato uno scambio di violenze, anche se ovviamente di proporzioni diverse».
Ma quelli erano, comunque, pacifisti. Armati di biglie e di bastoni...
«Io non li conosco, questi pacifisti. Molti di loro non si possono definire così. Sono islamici militanti, simpatizzanti di Hamas, hanno legami con organizzazioni terroristiche. Credo che cercassero la provocazione. Questo è un fatto. In mezzo, certo, hanno dei pacifisti in buona fede. E poi, comunque la pensino, fermarli e ucciderli è un errore. In un confronto armato fra militari e civili, il militare appare sempre dalla parte sbagliata».
I soldati forse sono andati ben oltre il mandato.
«I soldati fanno quel che i loro politici comandano. Il governo deve assumersi le responsabilità di questi errori. E se necessario, dimettersi. Perché qui torna la colpa per stupidità. Nel passato, di questi episodi ne abbiamo visti molti. Un paio di settimane fa, il governo ha bloccato Noam Chomsky che entrava dalla Giordania. L’hanno interrogato per ore, in modo umiliante, e l’hanno rispedito indietro. Io lo conosco bene, il professor Chomsky, e posso rassicurare il governo israeliano: non attenta alla nostra sicurezza. Quando dominano gli estremismi, purtroppo, c’è un tipo di stupidità che non puoi controllare. Penso anche all’umiliazione che il nostro viceministro degli Esteri ha inflitto mesi fa all’ambasciatore turco: l’ha fatto sedere su una poltrona più bassa della sua, ha tolto le bandiere, gli ha fatto una pubblica reprimenda...».
Una volta era un Paese amico d’Israele, la Turchia.
«La Turchia è un pezzo fondamentale della nostra storia. Le relazioni sono quelle d’un rapporto secolare. Ci sono migliaia d’ebrei turchi, qui, e migliaia d’israeliani che lavorano in Turchia. È il più grande Paese musulmano del Medio Oriente: conservarne l’amicizia significa tenere una porta aperta su un mondo ostile. Ma in questo deterioramento, anche la classe politica turca ha fatto di tutto perché i rapporti si guastassero. Erdogan ha usato spesso toni d’una durezza inaudita. E i suoi nuovi legami con Iran e Siria non possono certo tranquillizzarci».
Siamo a un punto di svolta, per Gaza?
«È troppo presto, per dirlo. Sicuramente, siamo arrivati al momento in cui Hamas deve rilasciare Shalit e il governo israeliano deve togliere l’assedio a Gaza. Non so se avremo un accordo, sul blocco. Questo governo Netanyahu ormai fa un errore di stupidità ogni mese. L’annuncio della costruzione di case a Gerusalemme Est durante la visita del vicepresidente americano, fu un capolavoro. Speri sempre che non ci caschino, e invece ci cascano sempre. In questa chiave, potrebbe essere molto importante l’incontro fissato per domani (oggi, ndr) a Washington fra Obama e Netanyahu...».
Guardi, arriva ora sul cellulare la notizia: Netanyahu ha deciso di cancellare l’appuntamento alla Casa Bianca e di tornare a casa.
«Ah sì? Io speravo ne uscisse una decisione poteva essere il momento buono. Invece questa cancellazione conferma che è l’ennesimo errore. Anche di Obama. Un altro stupido errore. Parlarsi, è sempre meglio che non dirsi nulla».
Il governo israeliano può rimediare a questo disastro d’immagine?
«L’unico modo è togliere l’assedio a Gaza».
Ma crede che l’opinione pubblica stavolta appoggi compatta, come fu con la guerra d’un anno e mezzo fa?
«Credo che ora si riapra un grande dibattito sulla sensatezza e sulla stupidità della nostra politica a Gaza. Anche se temo che, un’altra volta, a prevalere siano gli estremisti».
La STAMPA - Mario Baudino : " E' stato un blitz stupido, una reazione esagerata "

A. B. Yehoshua
Un’azione stupida. Persino più stupida che feroce. L’indignazione di Abraham Yehoshua è fredda, incredula. Il grande scrittore israeliano, alla vigilia di un viaggio in Piemonte (domenica sarà al festival «Collisioni» di Novello, nelle Langhe, e lunedì al Circolo dei lettori, a Torino), mette insieme i pezzi di questa brutta storia e non riesce a crederci. Ad Haifa, dove abita, le notizie sono arrivate tramite i media; le navi turche non le aveva viste né poteva vederle nessuno, e forse non erano nemmeno uno dei problemi più sentiti in città. Lui non ci aveva fatto particolarmente caso. Il loro arrivo non era stato motivo di tensione. Ora, il blitz.
Se lo aspettava?
«Assolutamente no. E non avrei mai immaginato che potesse finire in un bagno di sangue. C’erano mille modi per fermare o ispezionare quelle imbarcazioni, e vedere se davvero portavano armi. Non era certamente il tipo di carico ipotizzabile per una spedizione come quella. Potevano benissimo nascondere qualche pistola, qualche fucile, persino qualche granata. Non mi sarei certamente stupito. A Gaza ce sono a migliaia in circolazione, non sarebbe cambiato proprio nulla»
Ma come spiega un intervento così aggressivo?
«Non me lo spiego. Anche dal punto di vista strettamente militare, non c’era alcun bisogno di usare i commandos come in un film americano. E’ ovvio che in una situazione del genere il combattimento divampa in maniera quasi inevitabile, e i soldati sparano se si sentono in pericolo. Se proprio si voleva l’azione di forza, bastava mandarne molti, salire con forze schiaccianti, e forse non sarebbe successo niente».
Ha l’impressione che si sia cercato l’incidente?
«No, questo no. Ho parlato di stupidità, non di malizia. C’erano infinite vie d’uscita: per esempio coinvolgere l’ambasciatore turco, chiedere a lui di ispezionare il carico. O anche solo il personale consolare. Non è stato fatto. Tutto questo non ha senso».
E accade proprio nel momento in cui persino Hamas sembrava disposta a qualche forma di trattativa.
«Quelli sono un piccolo movimento, e per di più circondato: da Israele, che peraltro si comporta come se Gaza fosse la Corea del Nord, e dall’Egitto».
Lei vede una contraddizione in tutto ciò?
«Temo che i nostri governanti pensino di far piacere a Abu Mazen, ma non credo proprio che i palestinesi di Fatah gradiscano questo “aiuto” da noi. Anche Hamas può essere un partner per la pace».
C’era un componente di provocazione a suo giudizio?
«Se questi pacifisti turchi volevano esprimere solidarietà a Gaza, che non è comunque sotto assedio economico, perché riceve beni e materiali, dovevano far rotta verso l’Egitto, che controlla i confini da cui passano le merci. Ma anche se si è trattato di una provocazione, non la si doveva fronteggiare a questo modo. Sono comunque dei civili. Non rappresentano un pericolo per Israele. Perché ci siamo comportati come un piccolo Paese terrorizzato e nervoso, perché spaventarsi per una nave? La mia sola risposta è: si è esagerato oltre ogni limite».
Ora teme reazioni sul piano internazionale? Il filosofo Bernard-Henri Lévy, in Israele per un convegno, ha appena parlato di immagini più devastanti di una sconfitta militare.
«Non saprei. Bisogna esaminare con precisione la dinamica dei fatti. Gravissimo comunque è il deterioramento delle relazioni con la Turchia, che è sempre stato un vicino affidabile fin dalla nascita dello Stato di Israele».
Ora la loro politica è cambiata. Non da ieri.
«Sì, con le aperture all’Iran. Ma noi continuiamo ad averne bisogno, soprattutto per negoziare con la Siria. La Turchia è importante per noi».
La REPUBBLICA - David Grossman : " La condanna della marionetta "

David Grossman
Nessuna spiegazione può giustificare o mascherare il crimine commesso da Israele e nessun pretesto può motivare l´idiozia del suo governo e del suo esercito. Israele non ha inviato i suoi soldati a uccidere civili a sangue freddo, in pratica era l´ultima cosa che voleva che accadesse, eppure una piccola organizzazione turca, dall´ideologia fanatica e religiosa, ostile a Israele, ha arruolato alcune centinaia di pacifisti ed è riuscita a fare cadere lo Stato ebraico in una trappola proprio perché sapeva come avrebbe reagito e fino a che punto era condannato, come una marionetta, a fare ciò che ha fatto. Quanto deve sentirsi insicura, confusa e spaventata una nazione per comportarsi come ha fatto Israele! Ricorrendo a un uso esagerato della forza (malgrado aspirasse a limitare la portata della reazione dei presenti sulla nave) ha ucciso e ferito civili al di fuori delle proprie acque territoriali comportandosi come una masnada di pirati. È chiaro che queste mie parole non esprimono assolutamente consenso alle motivazioni, nascoste o evidenti – e talvolta malvagie – di alcuni dei partecipanti al convoglio diretto a Gaza. Non tutti sono pacifisti animati da intenzioni umanitarie e le dichiarazioni di alcuni di loro riguardanti la distruzione dello stato di Israele sono infami. Ma tutto questo ora è irrilevante: queste opinioni non prevedono, per quanto si sappia, la pena di morte.
L´azione compiuta da Israele ieri sera non è che la continuazione del prolungato e ignobile blocco alla striscia di Gaza, il quale, a sua volta, non è che il prosieguo naturale dell´approccio aggressivo e arrogante del governo israeliano, pronto a rendere impossibile la vita di un milione e mezzo di innocenti nella striscia di Gaza pur di ottenere la liberazione di un unico soldato tenuto prigioniero, per quanto caro e amato. Il blocco è anche la continuazione naturale di una linea politica fossilizzata e goffa che a ogni bivio decisionale e ogni qualvolta servono cervello, sensibilità e creatività, ricorre a una forza enorme, esagerata, come se questa fosse l´unica scelta possibile.
E in qualche modo tutte queste stoltezze – compresa l´operazione assurda e letale di ieri notte – sembrano far parte di un processo di corruzione che si fa sempre più diffuso in Israele. Si ha la sensazione che le strutture governative siano unte, guaste. Che forse, a causa dell´ansia provocata dalle loro azioni, dai loro errori negli ultimi decenni, dalla disperazione di sciogliere un nodo sempre più intricato, queste strutture divengano sempre più fossilizzate, sempre più refrattarie alle sfide di una realtà complessa e delicata, che perdano la freschezza, l´originalità e la creatività che un tempo le caratterizzavano, che caratterizzavano tutto Israele. Il blocco della striscia di Gaza è fallito. È fallito già da quattro anni. Non solo tale blocco è immorale, non è nemmeno efficace, non fa che peggiorare la situazione, come abbiamo potuto constatare in queste ore, e danneggia gravemente anche Israele. I crimini dei leader di Hamas che tengono in ostaggio Gilad Shalit da quattro anni a questa parte senza che abbia ricevuto nemmeno una visita dai rappresentanti della Croce Rossa, che hanno lanciato migliaia di razzi verso i centri abitati israeliani, vanno affrontati per vie legali, con ogni mezzo giuridico a disposizione di uno stato. Il prolungato isolamento di una popolazione civile non è uno di questi mezzi. Vorrei poter credere che il trauma per la sconsiderata azione di ieri ci porti a riesaminare tutta questa idea del blocco e a liberare finalmente i palestinesi dalla loro sofferenza e Israele da questa macchia. Ma la nostra esperienza in questa regione sciagurata ci insegna che accadrà invece il contrario: che i meccanismi della violenza, della rappresaglia e il cerchio della vendetta e dell´odio ieri hanno ricominciato a girare e ancora non possiamo immaginare con quale forza.
Ma più di ogni altra cosa questa folle operazione rivela fino a che punto è arrivato Israele. Non vale la pena di sprecare parole. Chi ha occhi per vedere capisce e sente. Non c´è dubbio che entro poche ore ci sarà chi si affretterà a trasformare il senso di colpa (naturale e giustificato) di molti israeliani, in vocianti accuse a tutto il mondo.
Con la vergogna, comunque, faremo un po´ più fatica a venire a patti.
Per inviare la propria opinione a Corriere della Sera, Stampa e Repubblica, cliccare sulle e-mail sottostanti