Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Brasile-Iran: l'asse si rafforza Le analisi del Foglio, il commento di Glauco Maggi
Testata:Il Foglio; Libero Autore: La redazione del Foglio-Glauco Maggi Titolo: «Troppa sete di gloria spinge Lula nelle braccia di Teheran-L'Onu accusa l'Iran, ha nuove macchine per l'atomica»
L'asse Brasile-Iran si rafforza. Due articoli oggi, 15/05/2010, su IL FOGLIO a pag. 3 con il titolo "Troppa sete di gloria spinge Lula nelle braccia di Teheran". Su LIBERO, a pag. 23, con il titolo: "L'Onu accusa l'Iran, ha nuove macchine per l'atomica", l'analisi di Glauco Maggi.
Il Foglio - "Troppa sete di gloria spinge Lula nelle braccia di Teheran"
Luiz Ignazio Lula Da Silva
Roma. Il presidente brasiliano, Luis Ignacio Lula, comincia il viaggio più controverso e complicato della sua carriera politica: arriva oggi a Teheran con una legazione di ministri e consiglieri per vedere il collega iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, e trovare una soluzione al programma nucleare della Repubblica islamica. Il dossier impegna da quindici anni capi di governo, ambasciatori e specialisti dei servizi segreti, ma nessuno può dire di avere ottenuto risultati significativi. Anche per questo, molti analisti scrivono già che Lula corre incontro alla catastrofe: “E’ come calpestare di proposito una buccia di banana”, dice un ex ministro degli Esteri, Luiz Felipe Lampreia, sul quotidiano brasiliano O Globo. In pericolo ci sono la reputazione del Brasile e, soprattutto, gli sforzi dell’occidente per fermare la bomba iraniana. Lula e Ahmadinejad si sono già incontrati a novembre. E’ stato allora che il progetto di una mediazione ha preso corpo. Assieme al lìder brasiliano c’è anche il presidente turco, Abdullah Gül. I due hanno molte cose in comune: guidano paesi che hanno economie in espansione, sono membri non permanenti del Consiglio di sicurezza e vogliono acquisire prestigio sul piano internazionale. E’ possibile che alcuni esponenti del governo di Ankara partecipino al vertice che si tiene oggi a Teheran. La proposta elaborata da Brasile e Turchia prevede di consegnare all’Iran, nei suoi confini, l’uranio arricchito che sarà usato nelle centrali della Persia. L’idea è stata accolta con favore dagli ayatollah, ma ha ricevuto forti critiche persino dall’Aiea, che è un organismo piuttosto indipendente. Anche a Washington si chiedono se Lula sia la persona giusta per un dossier così delicato. Secondo il presidente brasiliano, l’Iran non deve chiarire gli aspetti ancora sconosciuti del suo programma atomico, non ha nulla da nascondere e può legittimamente proseguire con gli esperimenti nucleari, come sostengono i vertici della Repubblica islamica. “Lula è mosso dalle migliori intenzioni, ma il suo approccio è un po’ troppo naïf – dice Gary Ackerman, un deputato americano del comitato Affari esteri – Non ha alcuna possibilità di successo, alla fine del giorno saremo al punto di partenza”. Anche il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, non aspetta notizie sconvolgenti da Teheran. Ieri ha passato un’ora e mezza al telefono con il capo del Cremlino, Dmitri Medvedev, per discutere una serie di approcci “non convenzionali” alla questione. La Russia, tradizionalmente ostile ai provvedimenti economici contro il regime di Teheran, ha offerto qualche apertura nelle ultime settimane. Se l’incontro di oggi fallirà – e tutti pensano che fallirà – il ricorso alle sanzioni sarà ancora più probabile. Il mandato di Lula scade a ottobre e molti si chiedono per quale motivo il presidente abbia deciso di intraprendere un’avventura come questa a pochi mesi dalle elezioni. Secondo Rubens Ricupero, che è stato per anni l’ambasciatore brasiliano a Washington, la decisione del presidente è mossa “dalla costante ricerca dei riflettori”. Molti in patria guardano con sospetto l’amicizia fra Lula e Ahmadinejad: il Brasile è la democrazia più grande del Sudamerica, ha buoni rapporti con gli Stati Uniti, segue un programma nucleare che supera ogni anno i test dell’Aiea e non ha certo bisogno di stringere i rapporti con un regime sanguinario. Su Foreign Policy, Paulo Sotero dice che Lula cerca soprattutto la gloria personale, che vuole chiudere alla grande il mandato, magari con un colpo internazionale. Disinnescare la bomba iraniana gli garantirebbe di sicuro la candidatura al premio Nobel. Ma per quello, anche un fallimento potrebbe essere sufficiente.
Libero - Glauco Maggi: "L'Onu accusa l'Iran, ha nuove macchine per l'atomica".
Erdogan, Ahmadinejad
Dove porterà la strada tortuosa che passa da Brasilia ed Ankara per arrivare a Moscae Pechino nella lotta contro iltempo per fermare le ambizioni nucleari illegali di Teheran? Da una parte sono sicure e preoccupanti le notizie che vengono da Vienna: alla sede della agenzia atomica dell’Onu risulta che l’Iran abbia prodotto un nuovo equipaggamento che consente di arricchire più uranio con una minore quantità di materiale grezzo, accelerando il suo programma nucleare. Dall’altra è invece assolutamente incerto l’esito della missione del presidente brasiliano Lula in visita questo fine settimana al leader ultraislamico Mahmoud Ahmadinejad. Lula sarà raggiunto dalprimo ministroturco Tayyp Erdogan, essendo entrambi i paesi membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza e quindi tra i protagonisti dell’imminente showdown sulle sanzioni economiche minacciate da Obama per piegare l’Iran. Venerdì Lula è passato da Mosca dove ha incontrato il presidente russo Dmitry Medvedev, che al termine del meeting ha commentato che la missione brasiliana «potrebbe essere l’ultima possibilità prima che le sanzioni siano adottate dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Spero che il presidente Lula avrà successo». Ahmadinejad, da parte sua, ha detto di accogliere con favore la mediazione "terzomondista" dei due membri rotanti, aggiungendo di essersi ritirato all’ultimo momento dall’accordo sulla "esportazione" del suo uranio da arricchire in altri paesi, semiconcordato con la Ue, perché nonaveva fiducia nella Francia e in genere dei governi occidentali. Il pessimismo sul successo di questo ennesimo tentativo è diffuso, come ha confermato un funzionario governativo americano: «Forse è davvero l’ultimo colpo per impegnare Teheran in un accordo », ha detto alle agenzie di stampa, «e non è che noi abbiamo rinunciato ad una intesa. Piuttosto siamo scettici sul fatto che l’Iran sia disposto a fare alcun passo in assenza di qualche ulteriore concreta pressione». Finora, la storia dei colloqui diplomatici iniziati con la famosa "mano tesa" di Obama è stata di una inefficacia disarmante. Spalleggiato di tanto in tanto dalle prese di distanza dei governi di Mosca e di Pechino dalla linea americana ed europea delle sanzioni, Ahmadinejad ha mantenuto un atteggiamento di sfida in tutte le manifestazioni pubbliche, anche per motivi di politica interna. E quanto alla pratica della costruzione del suo arsenale bellico e nucleare ha alternato rivendicazioni esplicite e manovre segrete. La realtà è che il piano atomico iraniano è andato sempre avanti, spudoratamente celato dalla foglia di fico delle "esigenze civili" di avere centrali nucleari in un paese tra i primi al mondo per pozzi petroliferi nel sottosuolo.
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