Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Condanne a morte e programma nucleare, ecco l'Iran Appoggiato dalla Russia. 70 anni di comunismo sono difficili da cancellare...
Testata:Il Foglio - La Repubblica Autore: Giulio Meotti - Nicola Lombardozzi Titolo: «L’Iran è un paese di condannati a morte. Altri sei dissidenti verso la gru - Nucleare in Iran, gelo tra Usa e Russia»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 19/03/2010, a pag. 2, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " L’Iran è un paese di condannati a morte. Altri sei dissidenti verso la gru". Da REPUBBLICA, a pag. 21, l'articolo di Nicola Lombardozzi dal titolo "Nucleare in Iran, gelo tra Usa e Russia ". Ecco i due articoli:
Il FOGLIO - Giulio Meotti : " L’Iran è un paese di condannati a morte. Altri sei dissidenti verso la gru"
Giulio Meotti
Roma. Come deterrenza contro le proteste che ci saranno durante la festa del fuoco, il capodanno zoroastriano che segna la cultura persiana non islamica, il pubblico ministero di Teheran, Abbas Jaafari, ha annunciato che altri sei dissidenti sono stati condannati a morte per aver partecipato alle proteste del dicembre scorso. E’ uscito uno straordinario documento di Iran Human Rights sulla pena di morte nella Repubblica islamica. Un’anatomia criminale del regime iraniano. Statistiche che pur non comprendono le uccisioni di manifestanti e dissidenti dopo le proteste elettorali. 150 vittime secondo le stime più attendibili. Sono state 402 le esecuzioni in Iran soltanto nell’ultimo anno. Più di una al giorno. Il massimo in dieci anni. Il venti per cento in più rispetto al 2008. Nel 2001 furono “appena” 75 le esecuzioni. “Sono i casi di cui siamo certi, ma è una stima prudente”, spiega Mahmood Amiry-Moghaddam di Iran Human Rights. Sono tredici le donne giustiziate e cinque i minorenni, per citare soltanto due dati raccapriccianti e in aperta violazione della Convenzione sui diritti del fanciullo che l’Iran pure ha ratificato. Secondo i dati di Stop Child Executions Campaign, altri 130 minorenni, spesso bambini, sono in attesa di essere giustiziati. Fra le donne assassinate c’è Delara Darabi, la pittrice condannata per la complicità in un omicidio commesso quando aveva solo diciassette anni. Aveva il volto nascosto da un passamontagna, mentre il cappio la soffocava. Il mese più alto delle esecuzioni, non a caso, è stato luglio, dopo le elezioni che hanno confermato Mahmoud Ahmadinejad fra le proteste e le accuse di frode elettorale. Le cause delle pene di morte inflitte sono state droga (140), omicidio (56), stupro (24) e “mohareb” (31). E’ quest’ultima l’accusa più terribile, una sorta di neoinquisizione. Accusa politica, ideologica, religiosa, perché significa “nemico di Dio”. Sono i dissidenti del regime, ribelli a diverso titolo, spesso apostati, che gli ayatollah fanno sparire senza avvertire i familiari. Li si impicca di mattina presto. Un mese fa il regime iraniano ha condannato a morte un 21enne prigioniero politico, Amir Reza Aarefi, con l’accusa di essere “mohareb”. Nel passato, Teheran ha eseguito condanne a morte a molti dissidenti politici come ordinari criminali e trafficanti di droga. Alcune delle persone impiccate con l’accusa di essere “criminali comuni” avevano semplicemente protestato contro il razionamento della benzina deciso dal regime. Sono quasi tutte impiccagioni segrete dentro le carceri, nove le impiccagioni in pubblico e di massa, una persona lapidata, avvolta da capo a piedi in un sudario bianco e interrata. Sarebbero otto le donne e due uomini che attendono di morire a colpi di pietra secondo la sharia. Le pietre non devono essere così grandi in modo da poter provocare una morte lenta e dolorosa. Altri sono stati spinti giù da una rupe. A molti sono state tagliate la mano destra e il piede sinistro. La sentenza deve rendere impossibile la vita ai condannati. Si calcola l’utilizzo di 174 tipi di tortura contro i prigionieri politici. I “guardiani della Rivoluzione” hanno scoperto che l’utilizzo delle gru mobili, impiegate nei cantieri edili, garantisce loro una maggiore rapidità delle esecuzioni, oltre a “costi bassi” e al massimo effetto di deterrenza. La gente si arrampica sui semafori per assistere a questa “festa”. L’obiettivo è ottenere il massimo livello di dolore pubblico. Si usa il filo d’acciaio per stringere la laringe provocando un forte dolore e prolungare così l’agonia. Mangiare in pubblico durante il Ramadan, partecipare a una festa, può costare la vita, soprattutto agli adolescenti. Ci sono anche tante morti “indirette”. L’Iran ha infatti un altro triste record, oltre a quello delle esecuzioni di minorenni. Vanta una delle percentuale di suicidi femminili più alte al mondo. Cifre che bastano per confermare l’impressione che l’Iran sia diventato, come dicono studenti e dissidenti, “un paese di condannati a morte”.
La REPUBBLICA - Nicola Lombardozzi : " Nucleare in Iran, gelo tra Usa e Russia "
Mosca - C´è rimasta male Hillary Clinton, arrivata a Mosca per solennizzare la svolta definitiva nei rapporti tra Stati Uniti e Russia e gli ultimi dettagli per la firma del nuovo trattato Start sulla riduzione degli arsenali nucleari. Il segretario di Stato americano aveva appena offerto i suoi sorrisi migliori ai fotografi ed era entrata nell´ufficio del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov per l´incontro «della nuova amicizia», quando, con una delle sue tipiche mosse apparentemente intempestive, il premier russo Vladimir Putin ha toccato pesantemente quello che è il tasto più delicato per la diplomazia americana: la minaccia iraniana. Putin, che non rientrava nemmeno nell´agenda dei personaggi da incontrare in queste 36 ore di missione russa della Clinton , si è preso la scena dalla città meridionale di Volgodonsk dove presenziava a una riunione sull´energia nucleare e ha annunciato l´imminente attivazione della centrale iraniana di Bushehr alla quale la Russia ha da tempo completato la fornitura di combustibile. «Il primo reattore da 1000 megawatt sarà già funzionante a luglio», ha poi precisato Vladimir Pavlov responsabile del progetto. Informata dell´annuncio, appena uscita dall´incontro con Lavrov, la Clinton ha cercato di mantenere la calma , ha ottenuto di incontrare Putin che le ha confermato un appuntamento per oggi in una dacia fuori Mosca, e ha subito messo le cose in chiaro davanti ai giornalisti: «Una decisione assolutamente prematura. Rispettiamo il diritto dell´Iran all´energia per uso civile. Ma ora temiamo che voglia solo procurarsi un´arma nucleare. Quando Teheran rassicurerà il mondo sulle sue intenzioni questi impianti potranno partire, ma prima vogliamo dare un segnale chiaro e inequivoco all´Iran». Stoccata nemmeno troppo velata al lungo tira e molla di Mosca su eventuali sanzioni congiunte da applicare all´Iran. Al suo fianco Lavrov, che si era preparato a ben altri toni ha cercato di spiegare che «semmai la centrale nucleare di Busheher, controllata dagli ispettori della Aiea, potrà assicurare maggiori garanzie sulle reali intenzioni pacifiche di Teheran». Troppo poco per spazzare via il disagio evidente. Ma almeno sul trattato Start la Clinton ha mantenuto la linea ottimistica: «Ci sono stati progressi importanti. Penso che presto arriveremo a un accordo finale». Positivo ma sicuramente meno di quello che Mosca si aspettava. Da giorni l´ufficio di Lavrov parlava di accordo definito, ipotizzando date e perfino sedi per la cerimonia della firma. Da parte americana invece la cautela è sempre stata maggiore. Obama, tra l´altro, non potrebbe permettersi ulteriori riduzioni che la Russia gli chiede, del sistema di difesa antimissilistico in Europa dell´Est. Le trattative tra esperti in corso a Ginevra per ridurre a un tetto di 1500-1675 le testate nucleari starebbero in realtà procedendo bene, ma la soluzione non sempra proprio così immediata. Al tutto si aggiunge l´annuncio di Putin che probabilmente fa proprio parte della trattativa. Oggi in un incontro privato senza conferenze stampa rituali, Clinton e Putin si diranno la verità.
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