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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Il Foglio-Corriere della Sera Rassegna Stampa
24.11.2009 Ahmadinejad + Lula, Dio li fa e poi li accoppia
Analisi del Foglio, Guido Olimpio

Testata:Il Foglio-Corriere della Sera
Autore: Redazione del Foglio-Guido Olimpio
Titolo: «L'Iran punta sulla strategia sud-Iran, Lula chiede il dialogo, è inutile isolare Teheran»

La politica iraniana in due servizi, oggi 24/11/2009. Sul FOGLIO a pag.1 , la cecità occidentale di fronte all'espansionismo dell'Iran. Sul CORRIERE della SERA, Guido Olimpio analizza lo stretto rapporto fra Lula e Ahmadinejad.

Il Foglio- " L'Iran punta sulla  strategia sud"
             Distratto dal nucleare, l'occidente non vede l'espnsionismo di Teheran

Roma. L’occidente è distratto dal piano di proliferazione nucleare dell’Iran e non presta attenzione alla sua “strategia sud”. Senza fare troppo rumore, Teheran sta proiettando la sua egemonia di superpotenza regionale al di là dello Stretto di Hormuz, tutt’attorno alla costa orientale della penisola arabica – e quindi attorno al nemico, l’Arabia Saudita – e poi ancora verso meridione giù fino all’Africa. Il fronte più violento è lo Yemen: secondo i media locali, l’Iran invia navi cariche di armi all’Eritrea, alleato africano. Laggiù, soprattutto nella città costiera di Assab, gli agenti locali sono incaricati di trasbordare i carichi su barche più piccole per attraversare il Mar Rosso in direzione nord e consegnarli nel porto di Medi ai ribelli houthi – sciiti, come il regime di Teheran – che combattono contro il governo centrale sunnita e soprattutto compiono sanguinose incursioni oltreconfine contro l’Arabia Saudita. Non sempre i traghettamenti pericolosi vanno a buon fine: da maggio sono già tre i pescherecci che saltano in aria nel tratto di mare tra i due paesi. Lo Yemen è così furioso, dopo avere intercettato l’ennesimo carico di armi per i ribelli, che una settimana fa ha convocato l’ambasciatore eritreo per chiedere conto della triangolazione. Il regno saudita, che si sente minacciato, con le proprie unità da guerra ha creato una cortina navale all’imboccatura sud del Mar Rosso per fermare l’infiltrazione. Un’altra rotta iraniana delle armi risale la costa fino al Sudan, e da lì punta verso Gaza. La strategia sud dell’Iran investe anche stati che per tradizione sono amichevoli con l’occidente. Gli Emirati arabi uniti ospitano una base militare francese da 500 uomini, ma da qualche giorno ai suoi confini con l’Arabia Saudita si allunga una fila infinita di camion con rimorchio. Ai sauditi non piace che gli Emirati, soprattutto Abu Dhabi, dove si sente parlare farsi siano diventati la zona di libero commercio dell’Iran, e trovano pretesti per ostacolarne e rallentarne i traffici, come avvertimento: da che parte state? Il piccolo – e ricchissimo – arcipelago del Bahrein si deve ancora riavere dallo spavento dopo essere stato dichiarato “provincia dell’Iran”. L’Oman è – è stato? – un alleato forte di Washington, proprio da una sua base partì l’unica incursione americana contro l’Iran, il raid delle forze speciali fallito nel 1980. E’ in una posizione strategica, dirimpettaio degli iraniani sull’altra sponda dello Stretto di Hormuz, la giugulare petrolifera del mondo, 17 milioni di barili di greggio in transito ogni giorno. Ma nei giorni scorsi il ministro degli Esteri dell’Oman, Youssef bin Alawi Abdullah, ha annunciato rapporti di più stretta collaborazione con l’Iran, che non saranno “condizionati dall’influenza straniera”. Il patto consente a Teheran di consolidare la propria stretta su Hormuz.

Corriere della Sera- Guido Olimpio: " Iran, Lula chiede il dialogo, è inutile isolare Teheran "

WASHINGTON — Un abbrac­cio tra due politici che si consi­derano vicini ai deboli della Terra. Da un lato il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula, con un passato da sindacalista. Dal­l’altro il numero uno iraniano Mahmoud Ahmadinejad, sensi­bile ai richiami della gente sem­plice. Un abbraccio che ha aper­to l’importante visita in Brasile del capo dello Stato khomeini­­sta, accompagnato da un segui­to di 300 persone. Una missio­ne per rompere l’isolamento di­plomatico che lo porterà anche in Venezuela dall’amico Chávez e in Bolivia da Evo Mo­rales, due leader che non na­scondono le simpatie per Tehe­ran.

E insieme ai gesti, Ahmadi­nejad ha incassato anche l’ap­poggio politico. Lula ha affer­mato che è inutile e contropro­ducente isolare Teheran, molto meglio sedersi un tavolo e par­lare. Perché il dialogo con l’Iran è fondamentale, nella sua visione, per garantire «la stabilità in Medio Oriente». Quanto al contrasto sul nuclea­re, il presidente brasiliano ha invitato l’ospite a trovare una «soluzione equa» riconoscen­do comunque ai mullah il dirit­to a sviluppare un programma atomico con scopi pacifici. E il capo di Stato iraniano ha repli­cato: «Speriamo ancora di po­ter firmare un accordo con l’Aiea sull’arricchimento del­l’uranio all’estero». Alla vigilia del colloquio con Lula, Ahmadi­nejad ha auspicato la sigla di ac­cordi di collaborazione per la «costruzione di impianti nucle­ari ». Nulla di sorprendente. L’Iran ha già concluso intese di cooperazione nel delicato setto­re con il Venezuela. E in passa­to sono emersi traffici poco chiari in un triangolo che com­prende Caracas, Damasco e Teheran. Gli iraniani — secon­do gli americani — sono inte­ressati alle riserve d’uranio su­damericane (il Brasile è al setti­mo posto) e cercano sponde giocando la sempre efficace car­ta del terzomondismo.

L’iniziativa di Ahmadinejad si sviluppa lungo tre direttrici. Economica: secondo investito­re in Venezuela, presente con
dozzine di società in tutto il continente, l’Iran vuole mette­re radici commerciali. Ahmadi­nejad punta a portare gli scam­bi con il Brasile da uno a 15 mi­­liardi di dollari. Politica: Tehe­ran cerca di rinsaldare gli otti­mi rapporti con brasiliani, ve­nezuelani e boliviani. Un asse che può estendersi ad altri pae­si, come l’Ecuador e il Nicara­gua dove i mullah lavorano so­do. Strategica: gli iraniani han­no costruito un apparato clan­destino fatto di agenti segreti e commercianti, pro­tetti dalle comuni­tà musulmane del­la regione, che ha punti di forza in al­cune città di confi­ne. Un esempio su tutti: la paragua­yana Ciudad del Este e la «gemel­la » Foz in Brasile. Sono avamposti dove si fanno sol­di (puliti e «neri») ma che possono svolgere un ruolo per sostenere l’in­filtrazione.

Il viaggio di Ah­madinejad è segui­to con grande at­tenzione a Washin­gton e Gerusa­lemme ( Shimon Peres era nella re­gione pochi giorni fa), preoccupate che il tappeto rosso offerto al­l’iraniano si trasformi in legitti­mazione internazionale. Un ri­sultato non da poco per un pre­sidente duramente contestato tra le mura di casa.

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