giovedi` 11 settembre 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



Clicca qui






Rassegna Stampa
18.08.2009 Iraq: omosessuali rapiti, torturati e assassinati
Cronaca di Marina Mastroluca

Testata:
Autore: Marina Mastroluca
Titolo: «Iraq, caccia ai gay. Nel 2009 più di 90 uccisi dalla milizia»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 18/08/2009, a pag. 22, l'articolo di Marina Mastroluca dal titolo " Iraq, caccia ai gay. Nel 2009 più di 90 uccisi dalla milizia ".

I poster nelle strade invitano a stare attenti e a prendere nota. Nomi, cognomi e indirizzi di omosessuali da punire. Novanta omicidi accertati dall’inizio dell’anno, una caccia alle streghe per cancellare il rischio di una società di «effeminati». Sui corpi seviziati messaggi offensivi che pretendono di spiegare: «pervertito». Oppure «cucciolo», appellativo che a Baghdad sta per gay.
Si è scatenata la caccia agli omosessuali in Iraq. Secondo un rapporto di Human Rights Watch, dall’inizio dell’anno centinaia di uomini anche solo sospettati di essere gay o non abbastanza uomini sono stati rapiti, torturati e uccisi da miliziani sciiti senza che le autorità del Paese movessero un dito per fermare la persecuzione. Anzi spesso gli stessi agenti di sicurezza sono collusi con i persecutori, nonostante l’omosessualità non sia reato in Iraq.
Principale incriminato, secondo quel che riferisce il rapporto, è l’esercito del Mahdi, il gruppo di miliziani del leader sciita Moqtada al Sadr che ha lanciato una feroce campagna di «moralizzazione». Le persecuzioni sono partite da Baghdad ma stanno contagiando Kirkuk, Bassora, Najaf. Una guerra sotterranea per estirpare l’omosessualità come fosse un’erba cattiva.
I blitz antigay sembrano seguire un copione. I miliziani irrompono nelle case dei presunti omosessuali, li trascinano fuori, li interrogano sotto tortura per estorcere i nomi di altri gay, poi li finiscono. Come racconta Hamid, 35 anni. Il 10 aprile ha perso il suo partner e da allora parla a stento, sopraffatto dal dolore e dalla minaccia - «mi sento come se morissi continuamente».
«Era notte fonda e sono andati a prendersi il mio compagno a casa dei suoi genitori - è la sua testimonianza -. Quattro uomini armati hanno fatto irruzione, erano mascherati e vestiti di nero. È stato trovato il giorno dopo nelle vicinanze. Avevano gettato il corpo nella spazzatura. Gli avevano tagliato i genitali e la gola».
Il portavoce dell’esercito del Mahdi, la milizia di al Sadr, ha spiegato che l’offensiva è una reazione necessaria, per contrastare il crescente «effeminamento» degli uomini iracheni. Con quali mezzi, lo raccontano medici e impiegati d’obitorio che raccolgono i cadaveri e che testimoniano di segni di torture e persino mutilazioni. «Abbiamo resoconti di uomini a cui è stato incollato l’ano o che sono stati imbottiti di lassativi, cosa che comporta una morte molto dolorosa», spiega Rasha Munneh, uno degli autori del rapporto di Human Right Watch.
A sparire non sono solo omosessuali, ma anche ragazzi il cui aspetto non sia giudicato virile abbastanza. Alcuni vengono sequestrati e torturati, per essere lasciati andare con la minaccia che qualcosa di peggio potrebbe sempre accadere. Come è accaduto a Nuri, che è stato appeso a testa in giù, picchiato e stuprato. «Per tre giorni. Il primo mi hanno stuprato in 15. Il secondo giorno sono stati sei. Il quarto, in quattro. Ogni volta mi mettevano la testa in un sacco».
A uccidere a volte sono le stesse famiglie «per mantenere integra la loro reputazione» e cancellare la vergogna di un figlio diverso. Il clima di terrore sta costringendo molti gay iracheni a emigrare nei i Paesi vicini, dove l’omosessualità è reato ma non si rischia la vita. «Gli omicidi senza processo, commessi sulla base del pregiudizio, violano anche i dettami della stessa Sharia», la legge islamica, si sottolinea nel rapporto. Ma da parte delle autorità non c’è stata nessuna vera reazione. «In Iraq la vita di un essere umano vale meno delle batterie che puoi comprare per strada, la nostra poi...», dice Hamid. E Hossam: «Questi omicidi continueranno. Semplicemente perché è diventato normale in Iraq uccidere gli omosessuali».

Per inviare la propria opinione all'Unità, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@unita.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT