Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Congresso di Fatah : eletti Marwan Barghuti e Mohammed Dahlan invece di adottare una piattaforma più moderata Fatah sembra fare concorrenza a Hamas
Testata:Il Giornale - Il Foglio Autore: R. A. Segre - La redazione del Foglio Titolo: «Al congresso di Al Fatah trionfa la retorica - La ' nuova guardia ' conquista Fatah con il vecchio programma»
Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 12/08/2009, a pag. 13, l'analisi di R. A. Segre dal titolo " Al congresso di Al Fatah trionfa la retorica ". Dal FOGLIO, in prima pagina, l'articolo dal titolo " La ' nuova guardia ' conquista Fatah con il vecchio programma ". Ecco gli articoli:
Il GIORNALE - R. A. Segre : " Al congresso di Al Fatah trionfa la retorica "
Marwan Barghuti
Il VI congresso di Al Fatah, il primo da quello del 1989 tenutosi a Tunisi, ha chiuso i battenti con un ritardo di tre giorni dovuto alla competizione fra i candidati al Comitato esecutivo (21 membri) e al Comitato rivoluzionario (150 membri fra cui un ebreo israeliano, Uri Davis, reclutato nelle file di Al Fatah dal 1980). Al di là della retorica condizionata dalla paura di non apparire abbastanza radicali in confronto a Hamas, il congresso ha prodotto alcuni risultati degni di nota. 1.Un successo indubbio di immagine locale e internazionale per il fatto stesso dei 2600 delegati riuniti a Betlemme, senza incidenti, in piena libertà di espressione garantita dalla presenza della nuova efficiente polizia palestinese organizzata dal generale americano Dayton, nonostante il veto di Hamas. 2.La conferma del divario fra gli scopi e la realtà. Espressa dal nome stesso di Al Fatah (Conquista), l'impegno ufficiale di distruggere l'occupante sionista, trasformato ora in «diritto alla resistenza» si scontra con l'impegno a operare per la creazione di uno Stato palestinese accanto a Israele «fintanto che ci sarà un filo di speranza». Una quadratura del cerchio che non ferma la colonizzazione israeliana e resta un anatema per Hamas. 3.La rottura con Hamas ha ridato prestigio all'interno della dirigenza di Al Fatah a Mohammed Dahlan, ex "ras" di Gaza, avversario di Arafat con molti legami con Israele tornato da anni in esilio "di malattia" in Europa. Si è posizionato come possibile successore del riconfermato Mahmud Abbas. L'altro concorrente, l’ex premier Ahmed Qureia, è stato sconfessato a causa del suo sfacciato arricchimento con la vendita di cemento usato da Israele nella costruzione degli insediamenti, mentre Marwan Barghuti incarcerato da Israele, eletto al Comitato centrale, resta il più popolare leader di Al Fatah. 4.Nel congresso è emersa la rottura fra la "vecchia guardia" proveniente dall'esilio di Tunisi e la nuova formatasi nel corso di due intifade. Ma né le sprezzanti accuse lanciate dall'estero dal "ministro degli Esteri dell'Olp" Qaddumi co-fondatore con Arafat di Al Fatah, né la richiesta - subito respinta - di creare una commissione di inchiesta sul comportamento della dirigenza di Al Fatah nei passati 20 anni hanno scalfito il potere dei "vecchi tunisini" confermato dall'elezione per acclamazione di Abu Mazen alla presidenza per altri cinque anni. 5.In queste condizioni il congresso conferma la situazione di stallo all'interno del movimento e nei confronti di Hamas e di Israele. Stallo che non dispiace a Netanyahu, interessato a dimostrare all'America che nulla è cambiato nella speranza palestinese di far cambiare politica al governo di Gerusalemme grazie alle pressioni di Washington e dell'Europa. Tanto più che anche i Paesi arabi, in primo luogo l'Arabia Saudita, a cui la diplomazia americana si è rivolta per chiedere "gesti" di normalizzazione dei rapporti con Israele hanno risposto negativamente. Meglio dunque pensare - senza dirlo - a un lungo armistizio con Hamas ancora accusato di terrorismo dall'Occidente, piuttosto che trattare con un Fatah politicamente impotente.
Il FOGLIO - " La ' nuova guardia ' conquista Fatah con il vecchio programma "
Mohammed Dahlan
Ramallah. Fatah ha votato e hanno vinto i “giovani”. Dopo giorni di attriti interni, ieri il partito di Yasser Arafat ha eletto il suo Comitato centrale, l’organo esecutivo più alto. Se Fatah decide di rinnovarsi, tutto passerà da lì. I deputati accorsi a Betlemme per il congresso del movimento hanno scelto la “nuova guardia”, che ha ottenuto 14 dei 21 seggi. Ha vinto tra gli altri Marwan Barghouti, ex leader del Tanzim, braccio armato di Fatah, in carcere a scontare cinque ergastoli. E anche Mohammed Dahlan, ex capo degli apparati di Sicurezza a Gaza e nemico numero uno di Hamas. Abu Alaa, ex premier dell’Autorità nazionale, tra i simboli di una generazione antica, è addirittura rimasto senza poltrona. L’elezione è avvenuta al congresso del movimento, la prima da 20 anni e la prima dentro i Territori, a Betlemme. L’obiettivo era minimo eppure ambizioso: salvare Fatah dallo sfascio, dal declino, dall’irrilevanza politica in cui si trova dopo aver perso le elezioni nel 2006, dopo essere stato battuto militarmente nel 2007 da Hamas a Gaza e a causa dello stato comatoso del processo di pace con Israele. Il voto in favore dei “giovani” (ma Barghouti ha 50 anni, e Dahlan 47) rivela le insoddisfazioni nei confronti di una leadership considerata inefficiente e corrotta. Uno dei più celebri membri della nuova guardia, Jibril Rajoub, eletto ieri, ha usato parole che rivelano l’entità della scontro. Ha parlato di “coup contro la leadership che ha monopolizzato il movimento”. Il voto è stato rinviato per giorni a causa delle lacerazioni interne e il congresso è stato scosso dalle accuse di Farouk Kaddoumi, capo della vecchia élite di Tunisi, contro il rais Abu Mazen. L’arrivo dei “giovani” solleva aspettative nel sonnolento panorama politico palestinese: “Fatah avrà un programma e nuovi progetti – dice al Foglio l’analista Hani al Masri. E vedremo la riconciliazione con Hamas”. Alcuni membri della “nuova guardia” spingono per una soluzione dei conflitti con il movimento islamista. Persino Barghouti, acerrimo nemico di Hamas, che però crede di essere scambiabile con il caporale israeliano Shalit e quindi è aperturista. Ora “Fatah andrà in una direzione diversa. Il gruppo dei giovani è noto per essere rumoroso, attivo, impegnato su obiettivi nazionali. E’ accettato dalla strada e dalla comunità internazionale”, dice al Foglio Dimitri Dilani, 36 anni, attivista di Fatah che corre per un seggio al Consiglio rivoluzionario del partito, un organo inferiore. Pochi i commenti a caldo da Israele. Il ministro per le Minoranze, Avishai Braverman, ha detto che, alla luce del voto, “il governo dovrebbe prendere in considerazione il rilascio di Barghouti”. Il responsabile degli Esteri, Avigdor Lieberman, nei giorni scorsi aveva detto che non c’è possibilità di una pace completa con i palestinesi nei prossimi anni proprio a causa delle divisioni dentro Fatah. Il rais Abu Mazen reitera infatti il sostegno al processo di pace, ma il partito dichiara di mantenere l’opzione della “resistenza”. Questo voto introduce persone più giovani al Comitato ma, dice Eytan Gilboa, dell’Università Bar-Ilan, “invece di adottare una piattaforma più moderata Fatah sembra fare concorrenza a Hamas. La crisi del movimento non finirà: il voto espone anzi le divisioni agli occhi dei rivali di Gaza. A Israele non resta che cercare una breccia con i paesi arabi della regione”.
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