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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Rassegna Stampa
25.07.2009 Bibi mostra i muscoli, Hamas si intasca i fondi Onu
Le analisi di R.A.Segre, Fausto Biloslavo

Testata:
Autore: R.A.Segre-Fausto Biloslavo
Titolo: «Ora Netanyahu vuol mostrare agli Usa che è capace di mordere-Hamas mette le mani sui fondi Onu , e li usa per ricattare i palestinesi»

R.A.Segre: "Ora Netanyahu vuol mostrare agli Usa che è capace di mordere "

 Bibi Netanyahu

A Gerusalemme assieme al clima estivo si riscalda quello politico, con Netanyahu apparentemente deciso a allargare il conflitto sia con Washington che con i membri insicuri della sua coalizione.
A torto o a ragione è convinto che Washington voglia sostituirlo con il capo dell'opposizione, la Livni, considerata più malleabile nei confronti dei palestinesi. Deciso a prevenire l'alleato, ma anche convinto del buon diritto di Israele, respinge la richiesta americana (e francese) di arrestare le costruzioni negli insediamenti ebraici e soprattutto nella zona araba della città su terreno privato ebraico. E sembra aver ottenuto un successo data la dichiarazione del portavoce di Washington, che ha smentito le voci di sanzioni economiche contro Israele su questa questione.
Netanyahu è mosso dalla convinzione che la politica di negoziazione a tutto campo coi nemici di Israele è fallita con l'Iran, la Russia, la Corea del Nord non meno di quella militare in Afghanistan. Mosca bloccherà nuove sanzioni contro l'Iran, per cui l'opzione militare israeliana ridiventa attuale. L'America non può indebolire l'unico alleato capace di agire contro la nuclearizzazione persiana, più pericolosa per gli arabi che per Israele stesso.
Ma il premier israeliano sembra propenso a provocare una crisi interna. Anzitutto per mettere fine all'insubordinazione dei membri socialisti della coalizione. Li ha avvertiti che se la settima prossima voteranno contro il progetto governativo di privatizzare le proprietà terriere del Fondo Nazionale ebraico (per costituzione sono considerate possesso inalienabile del popolo ebraico) nei pressi delle città in cambio di terre governative nel Negeve e in Galilea (dove il governo vuole impedire l'occupazione illegale da parte dei beduini), privatizzazione che divide i partiti, li espellerà dal governo. Questo porterebbe a nuove elezioni e - come ha dimostrato il governo dimissionario Olmert - manterrebbe Netanyahu al governo per mesi con pieni poteri, senza timore di essere messo in minoranza al Parlamento, sino alla formazione di un nuovo esecutivo.
Ma c'è di più. Solo il 6% dell'elettorato israeliano crede che Obama sia amico di Israele. La maggioranza è convinta che, sotto l'influenza dei suoi consiglieri sinistroidi, di origine ebraica e israeliana (come il capo di Stato Maggiore della Casa Bianca), Obama ha cercato di "comprare" il sostegno islamico con pressioni su Israele. Una vecchia tesi della diplomazia inglese che Israele ha combattuto con successo. Netanyahu crede di poterlo fare con un Paese unito contro la politica di Obama a favore dei palestinesi, disponendo di una forza militare di cui l'America ha bisogno, di un largo sostegno al Congresso e al Senato di Washington, preoccupato del "socialismo" del presidente. C'è anche un'altra ragione per la sua fiducia. Israele ha finalmente scoperto riserve energetiche nel suo mare. Ieri la compagnia elettrica israeliana ha firmato un contratto di un miliardo di dollari per forniture di gas, battendo l'offerta egiziana. Nel 2011 il 46% dei bisogni energetici israeliani saranno coperti da forniture nazionali o indipendenti da Paesi ostili. Il risparmio per l'importazione di greggio e le nuove disponibilità di denaro danno a Netanyahu la speranza di portare il Paese fuori dalla crisi e farsi rieleggere. Se Obama ha voluto dimostrare che Israele non è più la «coda che fa muovere il cane americano», lui vuole sfatare questa teoria antisemita e mostrare all'America e ai suoi vicini che il «cane» israeliano è capace di mordere.

Fausto Biloslavo: " Hamas mette le mani sui fondi Onu , e li usa per ricattare i palestinesi "

 finanzia il terrorismo

Hamas ha messo le mani sui soldi della ricostruzione per la disastrata Striscia di Gaza. Miliardi che arrivano da tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti, l’Unione europea e l’Italia. Il filtro dovrebbero essere l’Autorità nazionale palestinese del presidente Abu Mazen e le agenzie delle Nazioni Unite, ma non bastano a fermare Hamas. Il ministero della Difesa israeliano ha preparato un dettagliato rapporto che denuncia il controllo degli estremisti islamici sui fondi per la ricostruzione. Il rapporto è segreto, ma è stato inviato ai governi occidentali. Cartelli di società e categorie professionali, coinvolte nella ricostruzione, rispondono ad Hamas. I suoi rappresentanti sono riusciti a mettere in piedi comitati congiunti con le agenzie dell’Onu a Gaza, che si occupano degli aiuti.
Secondo il Jerusalem post l’intelligence israeliana ha rivelato che «il 12 luglio si è tenuto un incontro fra l’Unrwa, (l’agenzia delle Nazioni Unite per il popolo palestinese), l’Undp (un’altra costola dell’Onu) e funzionari di Hamas che rappresentano i sindacati degli ingegneri e delle società a contratto nella striscia di Gaza». L’obiettivo è stabilire un meccanismo che gestisca i miliardi di dollari che stanno arrivando dopo la pesante offensiva israeliana dello scorso dicembre e gennaio. Si tratta di cifre enormi.
Alla conferenza internazionale di Sharm el Sheikh i palestinesi avevano chiesto quasi tre miliardi di dollari. Di questi almeno 1,33 miliardi serviranno per ricostruire la Striscia di Gaza. I Paesi arabi hanno promesso 1,65 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti 900 milioni, dei quali 300 per Gaza. L’Unione europea si è impegnata per 436 milioni di euro, che serviranno anche per la riforma dell’Autorità nazionale palestinese. L’Italia ha fatto pure la sua parte. Il fiume di denaro arriva nelle casse del governo palestinese in Cisgiordania del primo ministro Salaam Fayad. La parte per Gaza viene trasferita all’Undp, l’agenzia delle Nazioni Unite che supervisiona la ricostruzione.
Gli israeliani denunciano che «Hamas ha preso il controllo di questi soldi». Il sistema è semplice: lavorano alla ricostruzione le società e i tecnici vicini ad Hamas. Il sistema dei “comitati congiunti” con i rappresentanti delle Nazioni Unite, mascherati come una normale forma di collaborazione, serve ad Hamas per controllare l’utilizzo del denaro e degli aiuti. Chi cerca di opporsi o protestare viene minacciato. Hamas ha addirittura pubblicato su un quotidiano palestinese il seguente monito: «Chiunque non rispetti gli ordini sarà obbligato a lasciare Gaza». Chris Gunnes, portavoce dell’agenzia dell’Onu per i palestinesi, ha risposto a muso duro sostenendo che «l’Unrwa distribuisce gli aiuti in base alle necessità e null’altro». Una fonte della Difesa israeliana ribatte con il Jerusalem Post che «non ci risulta esista un effettivo meccanismo per aggirare Hamas e far arrivare i soldi direttamente alla popolazione palestinese». Con il fiume di denaro degli arabi e dell’Occidente gli estremisti islamici si comprano il consenso perduto dopo il devastante attacco israeliano. Anche le organizzazioni umanitarie non in linea e fedeli a Fatah, il movimento del presidente Abbas, subiscono ritorsioni e ricatti. «Vogliono imporci i loro uomini per controllare la distribuzione degli aiuti» aveva raccontato dopo la guerra uno dei responsabili di una Ong palestinese a Gaza. «Conosco decine di famiglie che hanno subito l’aggressione israeliana, ma sono discriminate negli aiuti perché non appoggiano Hamas».
 
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