Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Osama, ti si è ristretta la famiglia l'articolo di Guido Olimpio
Testata: Corriere della Sera Data: 24 luglio 2009 Pagina: 10 Autore: Guido Olimpio Titolo: «Ucciso il giovane Bin Laden»
Guido Olimpio racconta sul CORRIERE della SERA di oggi, 24/07/2009, a pag.10, con il titolo " Ucciso il giovane Bin Laden " l'eliminazione del figlio del più famoso Osama. Eccolo:
Saad Bin Laden, da vivo
Quando, nel settembre 2008, Saad Bin Laden ha lasciato l’accogliente rifugio iraniano per raggiungere l’area tribale pachistana ha fatto un errore fatale. Forse lo hanno seguito sperando che li portasse al padre, il fantomatico Osama. Un piano che ha portato invece alla sua eliminazione con un paio di missili Hellfire sparati da un drone americano. Non è nota la data né il luogo: «All’80-85 per cento è stato ucciso», è l’indiscrezione americana. Più prudenti i pachistani che dicono di non avere informazioni precise. Il destino di Saad rischia di essere simile a quel del ben più famoso genitore. Nato 29 anni fa in Arabia Saudita, ha seguito Osama nell’esilio sudanese (1991-96), spostandosi poi in Afghanistan. Dopo la caduta di Kabul, il giovane Bin Laden ha trovato rifugio con altri due fratelli e una dozzina di capi qaedisti in Iran. Gli ayatollah li hanno messi sotto sorveglianza in residenze dei pasdaran ma hanno permesso loro di impartire ordini. Saad e l’egiziano Saif El Adel — secondo informazioni di intelligence — hanno avuto un ruolo nella strage alla sinagoga di Djerba (aprile 2002, 19 morti) e in altri attentati, in Marocco e nella stessa Arabia Saudita. Complice il lungo soggiorno in Iran, Saad si è trasformato nel canale di comunicazione privilegiato tra Al Qaeda e l’Armata Qods, l’apparato dei pasdaran coinvolto in azioni terroristiche. Teheran e i qaedisti non si sono mai amati, ma in alcune occasioni hanno agito congiuntamente in funzione anti- americana. Ed è in questo quadro che Saad avrebbe compiuto una missione — nel 2006 — tra Siria e Libano per stabilire un patto con l’Hezbollah. Nel settembre 2008, Saad ha lasciato l’Iran ed ha raggiunto l’area tribale in Pakistan. Uno spostamento accompagnato da varie ipotesi: «Ha voluto unirsi al padre»; «Ha incontrato l’egiziano Al Zawahiri». Voci accolte con scetticismo dagli specialisti per i quali il trentenne Bin Laden ha ricoperto solo ruoli secondari. Uscendo dalla sua tana, Saad ha accettato il rischio di essere scoperto. Nella regione di confine afghano-pachistana operano i droni della Cia. Robot con licenza di uccidere che hanno già liquidato 22 bersagli di «alto valore» e decine di militanti. Spesso aiutati da spie nei villaggi: la Cia ha fornito loro delle «cimici» — costano una ventina di euro — che lasciano una traccia per i missili. Al Qaeda ne è talmente preoccupata che ha redatto un libro per mettere in guardia i suoi uomini. Saad è diventato uno dei «trofei» dei Predator americani? I qaedisti non hanno paura di annunciare il «martirio» dei loro leader e dunque è strano che non l’abbiano fatto. Magari non ne sono certi e preferiscono lasciare nell’incertezza anche il nemico.
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