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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Rassegna Stampa
28.06.2009 Hariri: ' Sì al governo di unità nazionale con Hezbollah '
Cronaca di Umberto De Giovannangeli

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Il Libano nelle mani di Hariri. ' Farò un governo di unità '»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 28/06/2009, a pag. 25, l'articolo di Umberto De Giovannangeli dal titolo "Il Libano nelle mani di Hariri. 'Farò un governo di unità' ".

 Saad Hariri

Il futuro del Libano ha un volto giovane e un nome pesante. Il volto del trentanovenne Saad, figlio di Rafik Hariri, il premier sunnita assassinato nel giorno di San Valentino di quattro anni fa. «Sarà un governo omogeneo e di consenso, in linea con i principi costituzionali», annuncia Hariri, trentanovenne leader della maggioranza parlamentare, poco dopo aver ricevuto l'incarico formale dal presidente Michel Suleiman. «In questa missione - aggiunge Hariri - tendo le mani ai nostri partner nel Paese, assicurando che ascolteremo le loro voci e terremo conto dei loro interessi».
Il riferimento implicito è all'opposizione, guidata dal movimento sciita filo-iraniano Hezbollah, sostenuta anche dalla Siria ma sconfitta di misura (58 seggi contro 71) nelle recenti consultazioni. Dei 128 deputati ascoltati da Suleiman in due giorni di consultazioni, 86 hanno espresso il loro gradimento al giovane miliardario, figlio ed erede politico dell'ex premier Rafik Hariri, ucciso a Beirut nel 2005. Un numero relativamente basso (il primo ministro uscente Fuad Siniora ne ottenne oltre 100) che anticipa le riserve dell'opposizione sulle prossime mosse di Hariri. Dei 58 deputati dell'opposizione, solo 15 hanno appoggiato la candidatura di Hariri alla guida del governo, mentre sia Hezbollah che il suo alleato cristiano Michel Aoun hanno preferito astenersi, ponendo chiare condizioni. Il Partito di Dio, Aoun e l'altro leader sciita filo-siriano Nabih Berri, riconfermato per la quinta volta consecutiva presidente del Parlamento anche grazie ai voti del blocco di Hariri, ribadiscono che il prossimo esecutivo «non dovrà essere nè della maggioranza nè dell'opposizione». In un eventuale governo formato da 30 dicasteri (assegnati metà a musulmani sunniti e sciiti e metà a cristiani), l’opposizione chiede di fatto dieci poltrone: quell’ormai celebre «un terzo di garanzia» che, secondo una convenzione mai sancita dalla Costituzione, assicurerebbe a Hezbollah e ai suoi la possibilità di bloccare decisioni poco gradite prese dalla maggioranza. La legittimità dell'arsenale della milizia sciita anti-israeliana, messa in discussione da Washington, è la prima delle questioni - secondo il Partito di Dio - su cui il governo di Beirut non dovrà mai pronunciarsi.I seguici del giovane Hariri hanno accolto l’investitura del loro leader a premier del Libano con prolungati colpi di armi automatiche.
Ma Saad sa che il tempo dei festeggiamenti durerà ben poco. E che già da oggi e per i prossimi giorni e forse settimane, a dominare la scena politica del paese dei Cedri saranno formule «calcistiche» sulla composizione del futuro governo: 16-10-4, 15-10-5, oppure 14-9-7, dove la prima cifra si riferisce ai ministri della maggioranza, la seconda a quelli dell'opposizione e la terza ai dicasteri assegnati a tecnocrati «indipendenti» vicini al capo di Stato. L’«alchimista» premier non si scompone. Le spiccate doti diplomatiche che fonti a lui vicine gli attribuiscono, e il forte carisma di cui darebbe prova più in privato che in pubblico, verranno da oggi messi alla prova in una battaglia politica che si preannuncia lunga e senza esclusione di colpi. Al centro della quale c’è il giovane Saad, premier miliardario (patrimonio familiare calcolato a un miliardo e mezzo di dollari), una laurea in economia alla Georgetown University.

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