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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
01.06.2009 Scontri Hamas/Fatah - 6 morti
Tranne il Corriere, poche righe o niente negli altri giornali. Perchè ?

Testata: Corriere della Sera
Data: 01 giugno 2009
Pagina: 12
Autore: Antonio Ferrari - Francesco Battistini
Titolo: «Abu Mazen contro Hamas - Fatah contro Hamas, sei morti 'Il caos di Gaza non si ripeterà'»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/06/2009, a pag. 12, l'analisi di Antonio Ferrari dal titolo " Abu Mazen contro Hamas " e, a pag. 14, la cronaca di Francesco Battistini dal titolo " Fatah contro Hamas, sei morti «Il caos di Gaza non si ripeterà» ".  Ma sugli altri giornali poche righe o niente, come sulla STAMPA. Perchè ? la guerra civile Hamas-Anp non interessa ? Non sarà perchè non si può dare la colpa ad Israele che la notizia viene ritenuta di poco o nullo interesse ?     Ecco gli articoli del Corriere:

Antonio Ferrari : " Abu Mazen contro Hamas "

Si può dire quel che si vuole ma bisogna riconoscere che il presi­dente palestinese Abu Mazen è uomo di parola. Aveva assicurato a Barack Obama il massimo impegno per garantire la sicu­rezza, e sta facendo il possibile per onora­re la promessa. Anche a costo di mettere in crisi i vagiti negoziali per giungere alla riconciliazione con Hamas.
Quanto è accaduto ieri ne è la dimostra­zione. Nella città di Qalqilya, scoperto il nascondiglio di due capi militari integrali­sti, gli agenti presidenziali hanno circon­dato l'edificio, e dopo aver intimato ai ri­cercati di arrendersi sono partiti all’attac­co. Sei morti, tre poliziotti del Fatah, i due estremisti di Hamas e il padrone di casa. È lo scontro più duro da due anni, ma probabilmente era inevitabile. Perché Abu Mazen, rincuorato dall’incontro con Obama, dall’impegno della Casa Bianca sulla creazione dello Stato palestinese, e percependo il raffreddamento di Washin­gton nei confronti delle rigidità del pre­mier israeliano Netaniahu, non vuol per­dere un’altra storica possibilità di rilancia­re il processo di pace.
C’è da dire subito che qualcosa di im­portante è accaduto, senza troppa pubbli­cità, nel piccolo mondo dell’Autorità na­zionale palestinese. Da mesi, grazie alla collaborazione (ma sarebbe più corretto definirla guida) dei militari Usa, le forze di sicurezza di Abu Mazen sono diventate più efficienti e incisive. Come mai era suc­cesso in passato. Un salto di qualità che non è sfuggito agli altri leader della regio­ne, da re Abdallah di Giordania al presi­dente egiziano Mubarak. Certo, i sangui­nosi scontri di ieri non facilitano la pa­ziente tessitura avviata dallo stesso Muba­rak per ricucire i rapporti tra i due mag­giori gruppi palestinesi. Tuttavia, è il mo­mento di compiere scelte coraggiose. La fermezza palestinese è un benvenuto a Obama che fra tre giorni, proprio dal Cai­ro, rivolgerà un importante appello all'in­tero mondo musulmano. Sprecare questa occasione sarebbe un errore madornale.

Francesco Battistini : " Fatah contro Hamas, sei morti «Il caos di Gaza non si ripeterà» "

KALKILYA (Cisgiordania)— Le scatole cinesi dei caricatori sono sparse sulle scale, nella casa. Ci giocano già i bambini, bravo chi raccoglie più bosso­li. In una delle due stanze, il let­to è rovesciato come la vita che ci stava sopra, quella di Mohammad Samman, 34 anni, il capo Hamas delle Brigate Qassam per la Cisgiordania del nord: resta l’impronta d’una mano insanguinata che stri­scia giù, verso il battiscopa. Gl’israeliani ricercavano Sam­man da sei anni: a Kalkilya è dal 2005 che comanda Hamas e lo sapevano tutti, sindaco in testa, che lui viveva qui. Lo sa­pevano anche i 25 poliziotti pa­lestinesi che di domenica mat­tina, presto, hanno sfondato la porta per arrestarlo. La versio­ne ufficiale dice che Samman e il suo vice, Mohammad Yas­sin, hanno risposto con un fuo­co furioso: tre poliziotti am­mazzati, due feriti gravi. Di si­curo, c’è che sono arrivati i rin­forzi con le granate e che la spa­ratoria è durata fino alle 10 del mattino. Fino all'uccisione dei due uomini di Hamas e d'un poveraccio, colpito per sba­glio.
Fatah contro Hamas. Il copri­fuoco imposto non copre il senso di queste pareti buche­rellate. E’ dalla primavera di Gaza, 2007, che non si sparava­no addosso con tanta violenza.
E’ la pietra tombale, se qualcu­no ci credeva ancora, sulle pro­ve d’unità palestinese: lo dice Fawzi Barhum, numero due del movimento islamico nella Striscia, la parola fine ai cin­que incontri del Cairo da feb­braio a oggi, un inutile avan­ti- indietro per un’introvabile linea comune; lo conferma un portavoce di Abu Mazen, Nabil Rudeineh, quando ricorda che «in Cisgiordania c’è una sola autorità, una sola legge, una so­la pistola: non possiamo tolle­rare il caos d’una Gaza-bis». Un sondaggio di qualche gior­no fa sostiene che il 58% dei pa­lestinesi vorrebbe un accordo fra le due fazioni, ma il 51 lo vede lontano e il 27 non lo ve­de affatto. Questa seconda spa­ratoria in pochi giorni è qualco­sa di più d’una scaramuccia, con Hamas che annuncia ven­detta contro i poliziotti «istrui­ti in Giordania dagli america­ni », che hanno «ucciso i due martiri a sangue freddo, solo perché si sono rifiutati d'arren­dersi ». La vera, ultima goccia è sta­to il viaggio di Abu Mazen a Washington. Un riconoscimen­to politico, nonostante i dubbi del Washington Post sul vec­chio leader («si può ancora puntare su di lui?»), a dispetto delle voci che giuravano su un canale segreto Obama-Hamas. Il movimento islamico ha ripe­tuto che in quell'incontro «s'è sostenuta la linea del governo sionista»: nessuna speranza di riconoscere l'ennesimo gover­no di Salam Fayyad, nominato il 19 maggio, chiusa ogni tratta­tiva sul rilascio dei detenuti di Hamas, dopo i quaranta arresti degli ultimi giorni. Alla polizia palestinese è arrivato in dota­zione dagl'israeliani lo «skunk», la puzzola, un gas che emana un tanfo pazzesco e ha effetti più potenti dei nor­mali lacrimogeni. A Kalkilya, nel pomeriggio, si spara un po' per le vie strette. Le prefiche ur­lano per cadaveri che non ci so­no più. I poliziotti vogliono evi­tare funerali pubblici, se li por­tano via. Li seppelliscono di notte. Di nascosto.

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