Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 28/04/2009, a pag. 25, l'articolo di Umberto De Giovannangeli dal titolo " Il presidente del Pakistan : ' Osama è morto ' ".
La notizia, ammesso che sia vera, secondo alcuni studiosi non ha nessuna conseguenza su Al Qaeda.
Giallo su Osama. I servizi di intelligence pachistani ritengono che il leader di Al Qaeda, Osama bin Laden sia morto, anche se non dispongono di prove concrete al riguardo. Lo ha dichiarato ieri il presidente della repubblica pachistano Asif Ali Zardari. In una intervista ad Islamabad con alcuni giornalisti, Zardari ha anche assicurato che «le installazioni militari pachistane sono in mani sicure». «Tutte le installazioni nucleari del nostro Paese - ha sostenuto - dispongono di un dispositivo di sicurezza straordinario». «Voglio rassicurare il mondo - ha proseguito - che il governo ha il controllo pieno della situazione in questo ambito». «Gli americani - ha poi osservato riguardo alla sorte di bin Laden - hanno ammesso di non sapere nulla di lui, nonostante dispongano di attrezzature sofisticate per seguirne le tracce. I nostri servizi di informazione invece pensano che lui non ci sia più, che sia morto». «Ma - ha concluso - non ci sono prove. Non si deve assumere questa riflessione come un fatto. La questione è sapere se è vivo o morto. Siamo fra la realtà e la fantasia».
Ma quanto peserebbe sulla «nuova» Al Qaeda la morte di Osama bin Laden? Non molto, secondo i più autorevoli analisti del fenomeno qaedista. Oggi gli attori e i processi politici della «Jihad» globalizzata sono altri. Al Qaeda, riflette lo studioso dell’Islam radicale Renzo Guolo, «diventa sempre meno una "cupola", con una leadership centralizzata in grado di pianificare le operazioni, e sempre più una struttura a rete. In questo ambiente fluido convivono i collaudati reduci di Al Jihad egiziano o i militanti del Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento, divenuto in seguito Al Qaeda nel Maghreb; ma anche i «giovani di Leeds» autori degli attentati di Londra del 2005».
Al Qaeda si riorganizza. Da Kabul al Medio Oriente; dall’Indonesia al Maghreb, dal Pakista alla Somalia: si moltiplicano le «filiali» del jihadismo armato. «Al Qaeda nella terra dei due fiumi » in Iraq, «Al Qaeda in Arabia Saudita», l’ Esercito del Levante nel settore Siria Libano Giordania, «Al Qaeda nella terra dei Berberi» in Algeria: sono solo alcuni dei gruppi in cui si è articolata la «nuova» struttura qaedista. La mente del movimento riarticolato è l’egiziano Ayman Al Zawahiri. In questo contesto, Osama diviene più una icona che un comandante sul campo.
E sempre in questo contesto, l’annuncio da parte di Islamabad della (presunta) morte del fondatore di Al Qaeda, si presta a diverse interpretazioni. Tra queste, c’è chi sottolinea che il Pakistan, accusato di ospitare Bin Laden e noto per gli stretti legami tra una parte della sua intelligence e l’estremismo, intenda allontanare i sospetti. Ma non allontana la consapevolezza, propria dei servizi segreti di mezzo mondo, che la «nuova» Al Qaeda è tutt’altro che sulla difensiva.
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