Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 23/04/2009, a pag. 2, la cronaca di Francesco De Remigis dal titolo " Ecco le moschee che nascondono gli estremisti " e l'intervista di Maria Giovanna Maglie a Abdellah Mechnoune, imam di Torino, dal titolo " Attenti, l’islam radicale è qui e cresce senza controllo ". Ecco gli articoli:
Francesco De Remigis : " Ecco le moschee che nascondono gli estremisti "
La gestione del patrimonio, la provenienza dei fondi per le nuove costruzioni, le inchieste giudiziarie che interessano imam e frequentatori assidui. Sono queste le incognite su cui il ministero dell’Interno punta la lente d’ingrandimento per individuare le zone d’ombra dell’islam italiano. Proprio a partire dai finanziamenti alle moschee, prima fra tutte quella di Colle Val D’Elsa (Siena), che si avvia alla conclusione senza aver rivelato i nomi dei finanziatori.
Se fino all’estate scorsa il progetto era nelle mani di Feras Jabareen – esponente moderato della locale comunità islamica, che ha incontrato non poche difficoltà nel reperire i fondi per la costruzione – dieci mesi fa sono intervenuti i dirigenti dell’Ucoii (Unione delle Comunità ed organizzazioni Islamiche in Italia). Da quel momento l’amministrazione è stata assunta da Ezzedin El Zir. In poche settimane l’imam fiorentino ha annunciato nuove risorse che assicurano il completamento della moschea, ma non ha offerto i chiarimenti richiesti dai cittadini. Secondo El Zir, il denaro sarebbe stato ottenuto da una raccolta di fondi «straordinaria» promossa nelle moschee. Neppure dopo l’interrogazione parlamentare presentata al ministro dell’Interno dall’onorevole Souad Sbai (Pdl) El Zir ha fornito spiegazioni. Rimane dunque un punto interrogativo sulla futura gestione dell’Ucoii e sull’influenza che i donatori potrebbero vantare sui 3.200 metri quadrati di Colle Val d’Elsa.
Il problema dei finanziamenti è diffuso in gran parte del territorio nazionale, e non da oggi. Agli atti della Camera giace un’interpellanza urgente del 2007 sulla natura dei sostenitori di un altro luogo di culto, quello che a Bologna dovrebbe occupare 6.000 metri quadrati.
La moschea è ferma alla fase di progettazione e neppure a Bologna l’Ucoii ha fornito chiarimenti sui finanziamenti ricevuti.
Una verifica della provenienza dei fondi e dei garanti, spesso non nominali, non è così facile da attuare per le autorità, perché le moschee sono associazioni e, come tali, usufruiscono di libere offerte. Senza limitazioni. I Servizi indagano da anni anche nelle Marche, dove le campagne di autofinanziamento sono una politica diffusa. A Porto Recanati, uno dei luoghi dove è attuata con più frequenza, è molto radicato il movimento pakistano Tabligh Eddawa, ma non sempre è possibile dimostrare in che misura l’influenza religiosa possa degenerare in proselitismo politico. Magari sulla base di finanziamenti dall’estero. Ad esempio, un rapporto di intelligence trasmesso alla Procura di Torino qualche anno fa, frutto della cooperazione tra antiterrorismo italiana e Fbi, aveva segnalato l’imam Bouriqi Bouchta – poi espulso – per i collegamenti con il movimento palestinese Hamas e per aver organizzato una raccolta fondi per la guerriglia nei Territori. Sempre lui, fu indicato come animatore di una palestra di radicalismo nella moschea di via Cottolengo. Secondo le autorità, la sua era un’associazione che rappresentava un «nodo logistico e finanziario» dove si raccoglievano fondi e si reclutano volontari per il fronte ceceno. Bouchta aveva contatti anche a Milano, nella moschea di viale Jenner, già oggetto di tre filoni di indagini con numerosi arresti. Non a caso il più recente rapporto del Dipartimento informazioni e sicurezza della presidenza del Consiglio (Dis) parla della Lombardia come di una delle principali «piazze del radicalismo», insieme con l’hinterland partenopeo. Quest’anno, la più grande moschea della Campania si è trovata per la quarta volta dal 2005 al centro di un’indagine giudiziaria. Stavolta in via «preventiva». Le porte del centro islamico di San Marcellinio, nel Casertano, sono state aperte dalla Procura per disarticolare una rete di supporto logistico per clandestini. Per gli inquirenti, la moschea offriva agli immigrati ospitalità, assistenza economica e documenti contraffatti per rimanere in Italia e spostarsi in area Schengen. L’operazione ha riguardato anche le province di Venezia, Padova, Brescia, Firenze, Como, Cuneo e Trento. Secondo il Dis, infatti, il panorama integralista italiano è molto «fluido», con circuiti estremisti raccolti attorno a «referenti carismatici in grado di influenzare i più giovani». Tra i rischi c’è anche quello di incontrare i cosiddetti «lone terrorist», i jihadisti dell’ultimora, cioè «soggetti che agiscono al di fuori di qualsiasi vincolo associativo, seguendo indicazioni tecnico-operative in cui Internet resta una fonte di prima grandezza». Come è successo nel 2007 a Ponte Felcino (Perugia).
Maria Giovanna Maglie : " Attenti, l’islam radicale è qui e cresce senza controllo "
«Io non sono contrario alla grande moschea di Torino proprio perché può eliminare il pericolo delle tante illegali e clandestine che proliferano in questa città, ma anche nel resto d’Italia. Naturalmente la condizione è che sia una moschea seria, che sia come quella di Roma, frutto di un accordo tra Italia e Marocco, fornita di tutti i necessari controlli, rispettosa delle regole, diretta da un imam regolarmente accreditato, un teologo, che parli italiano, e conosca a fondo la cultura del Paese che ci ospita, non un improvvisato radicale. Ma sono preoccupato di altre strane cose alle quali mi capita di assistere, come la preghiera del presidente dell’Ucoii ai funerali delle vittime del terremoto in Abruzzo. Nur Dachan era la persona sbagliata, gli è stata data, immagino per ingenuità, una tribuna enorme, è un’offesa per i musulmani moderati e integrati, che sono la maggioranza e che l’Ucoii non rappresenta in alcun modo».
Abdellah Mechnoune, imam di Torino, segretario della Lega degli imam e predicatori delle moschee in Italia, è un uomo schietto e coraggioso. Al processo al padre assassino di Hina Salem, si presentò in elegante doppiopetto per dichiarare, tra le contestazioni, che quel delitto era frutto dell’ignoranza, soprattutto del Corano, che la vera religione non si occupa della lunghezza della gonna di una ragazza, ma di quel che sta dentro la sua anima. Moderato, pragmatico, legatissimo al nostro Paese, non teme di criticare quelle che gli sembrano le debolezze del governo verso il proliferare di moschee fai da te dove tutto si insegna tranne che la fede, e verso l’Associazione che è in realtà un braccio dei Fratelli Musulmani.
«Nel dialogo serve fermezza, regole precise sui diritti della persona, l’uguaglianza, il rispetto delle altre religioni. Ci sono tantissime moschee illegali perché non ci sono i controlli adeguati. Lo Stato dovrebbe cominciare col creare centri culturali, occuparsi dell’istruzione delle donne immigrate che all’ottantasei per cento sono ancora analfabete dopo dieci anni di vita in Italia. Gli estremisti hanno più forza sulle persone che non hanno studiato. Io entro in tutte le moschee ma le trovo piene di radicali, personaggi non qualificati manipolano e strumentalizzano l’ignoranza dei fedeli, predicando cose che il Corano non dice, approvando i maltrattamenti e la repressione delle donne, approvando la poligamia. Non sono imam perché non lo sono nei Paesi di origine, non hanno alcun attestato del ministero degli Affari islamici, né delle rappresentanze diplomatiche. Non sanno nulla dell’Italia: né la storia, né la Costituzione, né l’educazione civica, né il diritto d’uguaglianza.
Le moschee e le associazioni dove non c’è un imam accreditato andrebbero, secondo la sua opinione, chiuse? Che cosa dovrebbe fare il governo italiano, che già subisce continue accuse di razzismo verso gli immigrati dall’opposizione e da parti dell’Unione Europea?
Possibile che proprio in Italia bastino una barba lunga e una tunica per farsi riconoscere come imam? Io vivo in jeans, canto le canzoni italiane, rispetto le regole dello Stato e la Costituzione. Ci vorrebbe più fermezza da parte delle autorità politiche. Bisogna opporsi alle provocazioni, come l’imposizione della preghiera collettiva davanti al Duomo di Milano. Anche se molti si sono uniti in buona fede, non sapevano cosa si nascondeva dietro quel gesto di sfida, nessun imam serio avrebbe autorizzato quella forma di preghiera. Il risultato è che l’opinione pubblica italiana è insofferente nei confronti della presenza islamica in Italia, ma anche noi moderati siamo scontenti perché veniamo confusi con la minoranza radicale. Gli estremisti li abbiamo lasciati altrove e li ritroviamo qui».
Veniamo all’Ucoii, l’unione delle comunità islamiche in Italia, che si presenta come l’unica associazione che rappresenta gli islamici. A chi, come me, li accusa di estremismo e di doppiezza, a chi racconta e descrive i fatti, rispondono ormai a colpi di querele, anche le più ingiustificate. Colpiscono politici, giornalisti, studiosi. Souad Sbai ha dovuto difendere le sue prerogative di parlamentare. Era stata denunciata dopo un’intervista rilasciata al «Giornale» nella quale, a proposito delle manifestazioni a sostegno del popolo palestinese, sosteneva che dietro vi fossero «gli integralisti, chi vuole alimentare altro odio, come l'Ucoii». «Alcuni integralisti - aveva aggiunto - si sono infiltrati in posti importanti. E sono pericolosissimi. Sono educati alla scuola dell’estremismo, vengono dalle famiglie dell’Ucoii ma si fingono moderati».
«Le dico subito che l’Ucoii deve stare alla larga dalla comunità marocchina che non si sente rappresentata da loro. Le loro attività sono ambigue, organizzano eventi e raccolgono fondi che non si sa dove finiscano. Non sono così rappresentativi come vogliono far credere. Dall’Ucoii sono uscite molte associazioni, non è vero che controllano l’ottantacinque per cento delle moschee, è tutta propaganda. Al centro della disputa c’è la caccia all’8 per mille, che sarà possibile quando un accordo con lo Stato italiano sarà perfezionato. Non bisogna lasciargli fare tutto quello che vogliono. Vogliono avanzare e farlo vedere: ma non sono tutto l’Islam, sono solo una piccola parte».
Per inviare la propria opinione al Giornale, cliccare sull'e-mail sottostante