Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 20/03/2009, a pag. 37, l'articolo di Tobia Zevi dal titolo " Il caso Durban e la necessità di cambiare " su Durban II, sulla nuova bozza proposta dall'Unione Europea e sulla necessità di riformare a composizione delle Nazioni Unite.
Qualche giorno fa il Ministro degli Esteri Franco Frattini aveva annunciato che l'Italia non avrebbe partecipato alla Conferenza Onu contro il razzismo (Ginevra, 20-24 aprile) perché il testo di partenza non era accettabile: esso appariva inadeguato nel tutelare la libertà d'espressione e dichiaratamente antisemita in alcuni passaggi. L'attenzione su questo appuntamento è molto alta perché si tratta di una riedizione di Durban 2001, abbandonato in corso d'opera da Usa e Israele per il clima irrespirabile - non mancarono testimoni che parlarono di una "caccia all'ebreo" - e per l'equiparazione tra sionismo e razzismo. La decisione italiana, che segue Israele, Canada e Stati Uniti, ha riscosso molti consensi ma anche alcune critiche, tra cui quella di Nicolas Sarkozy: il nostro governo avrebbe fatto una fuga in avanti, senza lavorare ad un percorso comune tra i 27 stati dell'Unione Europea.
Questa perplessità, di per sé fondata, deve oggi registrare una novità importante: anche grazie alla decisione italiana, la Ue ha messo a punto un documento unitario, snello e ragionevole, mostrandosi compatta, per una volta, sul tema cruciale della lotta al razzismo (e non sarebbe male se si andasse oltre le pure petizioni di principio). Se la nuova proposta venisse rifiutata tutta l'Europa potrebbe abbandonare i lavori come l'Italia. In caso contrario anche Frattini potrebbe riconsiderare la nostra posizione. Non deve però sfuggire un altro aspetto della vicenda: come si può coltivare la fiducia negli organismi internazionali se questi fanno continuamente pessima, ma proprio pessima, mostra di sé? Come può il Comitato organizzatore della Conferenza contro il razzismo essere presieduto dalla Libia (!), avere come vicepresidente un cubano e come membro un iraniano? Come può essere nigeriano il presidente del Consiglio Onu sui Diritti umani, dopo che lo stesso organismo è già stato guidato dalla Libia (con l'Iran sempre presente)? Le istituzioni internazionali sono meccanismi complessi, e più della metà degli stati aderenti all'Onu non sono democratici. Chi, in Italia, crede in una politica estera multilaterale deve quindi sì rivendicare una posizione europea, ma sostenere anche una riforma delle Nazioni Unite. Da anni si discute di una composizione più attuale del Consiglio di Sicurezza (vi siede la Francia ma non l'India!), a cui non si giunge per fortissimi interessi contrapposti. E occorre studiare un sistema di regole che impedisca a governi assassini, torturatori, antidemocratici, negazionisti e razzisti di sedere in consessi - se li si vuole davvero istituire - in cui possono fare le pulci ad altri paesi per ragioni che con i Diritti umani hanno davvero poco a che fare. È chiedere troppo? Se sì, disertare Durban II non è che il primo passo.
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