Riportiamo oggi, 06/03/2009, l'analisi "In ordine sparso " di Giorgio Israel, dalla STAMPA , a pag.13,la cronaca " Kabul, Hillay arruola l'Iran " di Emanuele Novazio, dal FOGLIO, a pag.3, l'articolo "Kabul, Hillary arruola l'Iran " e una breve da REPUBBLICA. Ecco gli articoli:
Informazione Corretta: Giorgio Israel: " In ordine sparso "
In ordine sparso. Questa sembra la parola d´ordine che contrassegna il comportamento dell´Occidente di fronte all´Iran, alla minaccia dell´integralismo islamico e sulla questione mediorientale.
Dapprima l´amministrazione Obama dichiara di offrire la pace all´Iran se il pugno chiuso verrà aperto. Poi decide di non aspettare e apre il suo pugno accettando di partecipare alla Conferenza dell´ONU sul razzismo che si terrà a Ginevra (la cosiddetta Durban II) ritenendo di poterne correggere le deviazioni in senso anti-israeliano. Pessimo segnale di debolezza. Quindi si rende conto che la situazione è compromessa e che i suoi propositi equivalgono a tentare di raddrizzare le gambe ai cani, e si ritira. Ottima scelta che un´amministrazione avveduta e informata poteva prendere subito senza fare inutili balletti. Poi riapre il pugno offrendo all´Iran di assumere il ruolo di potenza regionale "equilibratrice" in cambio dell´assunzione di atteggiamenti moderati. Per tutta risposta riceve una scarica di pugni chiusi: Obama è un sostenitore del terrorismo sionista, Israele è un tumore canceroso, la Shoah è un´invenzione e i missili iraniani sono puntati sui siti nucleari israeliani. Per ora Washington tace.
Alcuni ministri europei decidono di fare un passo di "gran coraggio" dichiarando che, se continua così - ma che cosa deve succedere di peggio? - non andranno a Ginevra. Quantomeno il ministro Frattini ha la dignità di annunciare che l´Italia non andrà. Gli altri sono pronti a seguirlo - se continua così. Frattanto il ministro Frattini ha assunto, d´accordo con il Segretario di Stato Clinton, il ruolo di esploratore nei confronti dell´Iran per sondare se lo scambio di cui sopra abbia qualche speranza di successo. Si rende conto dell´assurdità della situazione e - seconda scelta dignitosa - cancella il suo viaggio. Ma al contempo Hillary Clinton, mentre depreca l´abbattimento da parte israeliana di qualche edificio abusivo a Gerusalemme, annuncia che l´Iran verrà invitato alla conferenza sull´Afghanistan. Forse come premio per le dichiarazioni su Israele e la Shoah e per i pugni sferrati a Obama.
Un passo avanti, uno indietro e uno di lato, uno strillo e un inchino. In questo tragicomico minuetto seicentesco l´unico che, per ora, è riuscito a salvarsi è il ministro Frattini. Per il resto, lo spettacolo è di un´assenza di idee, di prospettive, e persino di senso morale che lascia esterrefatti. Continuando così c´è da attendersi che, al ritorno dalla conferenza sull´Afghanistan, qualcuno sventoli un foglietto con la risoluzione finale proclamando: «Questa è la pace per il nostro tempo». Intanto a Teheran si svolgeranno i festeggiamenti per la costruzione della prima atomica. Dove si svolgerà la conferenza? A Monaco, senza dubbio.
La STAMPA - Emanuele Novazio: " Kabul, Hillary arruola l'Iran "
ROMA Franco Frattini non andrà a Teheran: la visita, più volte confermata dal ministro degli Esteri e prevista per la settimana prossima in preparazione della Conferenza G8 sull’Afghanistan in programma a Trieste il 24 giugno, non si farà. Almeno per il momento: la missione, si precisa, è stata «riprogrammata». L’inattesa decisione di Frattini - resa nota dalla Farnesina ieri sera, poco dopo l’annuncio a sorpresa che gli Stati Uniti inviteranno l’Iran a una conferenza sull’Afghanistan in programma il 31 marzo - ha due motivazioni, ha dichiarato in serata lo stesso Frattini di ritorno da Bruxelles dove aveva incontrato il segretario di Stato Clinton e il ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni: l’organizzazione a Teheran, la prossima settimana, di «una controconferenza rivolta a contestare le conclusioni» del vertice su Gaza di domenica scorsa a Sharm el Sheik. E le «dichiarazioni offensive e inaccettabili» fatte dall’ayatollah Khamenei contro Israele e il presidente Obama.
Dietro la decisione italiana sembrano affiorare però anche altri fattori. La forte opposizione israeliana, intanto, confermata ieri a Frattini dalla signora Livni ma non certo una novità per la nostra diplomazia. E il raffreddamento del consenso americano: rispetto all’incontro della settimana scorsa a Washington, quando la missione iraniana di Frattini aveva ricevuto luce verde (soprattutto dall’inviato di Obama in Afghanistan e Pakistan, Holbrooke, e dal consigliere per la sicurezza nazionale generale Jones, ma sostanzialmente anche da Hillary), ieri il segretario di Stato si è mostrato meno calorosa in proposito, riferiscono fonti diplomatiche statunitensi. Anche se non ha posto nessun veto.
Ancora ieri mattina, 24 ore dopo lo schiaffo degli ayatollah a Israele e Obama, fonti della Farnesina confermavano la visita: si svolgerà quasi certamente martedì e mercoledì prossimi, informavano. La svolta è avvenuta a Bruxelles, dove Frattini ha esposto ai colleghi dell’Alleanza il dossier iraniano messo a punto dall’Italia: invito alla Conferenza G8 di Trieste e viaggio a Teheran. Al termine, il ministro ha dichiarato che «sul coinvolgimento dell’Iran nessuno ha obiettato», dal momento che «su Afghanistan e Pakistan l’Iran ha interessi coincidenti con i nostri». Una posizione, ha aggiunto il ministro, di cui «ha preso atto» anche il capo della diplomazia israeliana: «Hanno fiducia nell’Italia», ha detto Frattini dopo un incontro bilaterale con Tzipi Livni, ministro in carica per pochi giorni, in attesa che il leader del Likud, Netanyahu, formi il nuovo governo. Ma le obiezioni del ministro uscente a una visita di Frattini in Iran sarebbero state pressanti, e sono fatte trapelare alle edizioni on line dei due principali quotidiani di Gerusalemme, Haaretz e Yedioth Ahronoth, secondo i quali Frattini ha ceduto alle insistenze della collega. Al termine del colloquio con Livni, comunque, il nostro ministro si è limitato a informare - rispondendo a una domanda - che l’Italia non parteciperà alla conferenza Onu sul razzismo, la cosiddetta «Durban II», per forti sospetti di antisemitismo nel comunicato finale. Nessun cenno alla «riprogrammazione» del viaggio a Teheran.
Dal versante americano nel frattempo arrivava un segnale quanto meno imbarazzante, per la nostra diplomazia. Sorprendendo gli alleati, al termine della riunione Nato il segretario di Stato ha annunciato che Washington inviterà l’Iran alla Conferenza sull’Afghanistan organizzata dall’Alleanza a Bruxelles il 31 marzo. Quasi tre mesi prima della Conferenza G8 di Trieste, della quale è responsabile l’Italia in quanto presidente di turno del Club, e che era la ragione della missione del ministro. Consapevolmente o no, Washington ha sfilato la carta iraniana a Roma: a sole 24 ore dal durissimo attacco di Khamenei a Obama e Israele.
Il FOGLIO - " Hillary è così delusa a Bruxelles da aprire all’Iran e a Mosca "
Bruxelles. Il segretario di stato americano, Hillary Clinton, ha invitato l’Iran alla conferenza di Nato e Nazioni Unite sull’Afghanistan il prossimo 31 marzo a Bruxelles: in quanto “paese vicino”, il cui apporto può essere decisivo per stabilizzare la regione. Sul coinvolgimento di Teheran “nessuno ha obiettato”, ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che per primo ha spinto in questa direzione: gli interessi occidentali e dell’Iran sono “convergenti” in Afghanistan. Ieri il ministro italiano ha anche annunciato che la sua visita a Teheran, annunciata soltanto venerdì scorso, è stata rinviata, per le parole “inaccettabili” pronunciate dalla leadership iraniana contro Israele, e per l’intenzione di Teheran di organizzare una conferenza su Gaza con temi opposti a quelli della conferenza appena conclusasi in Egitto, cosponsorizzata anche da Roma. Ieri Clinton ha proposto la conferenza sull’Afghanistan del 31 marzo per spronare gli alleati europei. Nessun grande paese ha risposto in modo consistente alla richiesta di inviare più truppe, nonostante il deterioramento della sicurezza e le elezioni presidenziali di agosto. L’Ue finora non è riuscita nemmeno a trovare tutti i 400 addestratori promessi per le forze di polizia afghane nell’ambito della sua missione civile. Quella all’Iran non è la sola apertura diplomatica di rilievo al summit. I ministri degli Esteri della Nato hanno accolto anche l’appello di Clinton al “realismo” nelle relazioni con la Russia. Il segretario generale dell’Alleanza, Jaap de Hoop Scheffer, ha annunciato che è stato trovato un “consenso” per riavviare i rapporti “formali” con Mosca, interrotti dopo la guerra in Georgia della scorsa estate. Anche se alcuni vedono “una ricompensa o una concessione alla Russia”, il Consiglio Nato- Russia è “un meccanismo di dialogo sulle questioni di disaccordo e una piattaforma di cooperazione”, ha spiegato Clinton. Nonostante la mancata risposta alla lettera a presidente russo Dmitri Medvedev, in cui chiedeva implicitamente cooperazione sull’Iran in cambio di un passo indietro sullo scudo missilistico, l’Amministrazione Obama prosegue il suo tentativo di “schiacciare il bottone reset” nei rapporti con Mosca. “Possiamo e dobbiamo trovare i mezzi per lavorare in modo costruttivo con la Russia. Condividiamo interessi comuni” su Afghanistan, controllo degli armamenti, lotta alla pirateria, antiterrorismo e Iran, ha spiegato Clinton. Il ministero degli Esteri russo ha fatto sapere che la ripresa del dialogo con la Nato è “un passo nella direzione giusta”, ma “non può avvenire in modo unilaterale”. Come nel caso della lettera, Mosca intende dettare le condizioni della cooperazione. Oggi Clinton incontrerà il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, a Ginevra “per discutere un’ampia serie di questioni critiche”. Dall’arrivo di Barack Obama alla Casa Bianca, il Cremlino ha inviato segnali contraddittori. Interrogato sulla lettera, Medvedev ha detto che sta “già cooperando” con Washington sull’Iran, salvo aver completato la centrale nucleare di Bushehr e fornito missili terra-aria S-300 a Teheran. Più che una partnership, Mosca vuole un accordo su una nuova “zona di sicurezza collettiva nella regione euro-atlantica”: Georgia e Ucraina fuori dalla Nato, stop allo scudo Usa e ritorno alle sfere di influenza. Alcuni paesi dell’Europa dell’Est, come Lituania e Repubblica ceca, ieri hanno obiettato alle aperture di Washington, opponendosi alla ripresa dei colloqui Nato-Russia. “La discussione è stata vigorosa”, ha spiegato Clinton. Vilnius avrebbe voluto “più cooperazione” da Mosca. Praga ha chiesto agli Stati Uniti compensazioni in caso di rinuncia americana allo scudo. Alla fine un compromesso è stato raggiunto rinviando la prossima riunione ad alto livello con la Russia “dopo il summit” Nato del 3 aprile a Strasburgo e Kehl.
La REPUBBLICA - Nell'articolo " Contro gli Ayatollah Obama ha scelto il realismo clintoniano " di Vittorio Zucconi si legge: " Martedì scorso, rientrando dall´incontro in Palestina sulla questione mediorientale, la signora aveva accusato Teheran «di voler intimidire i vicini con missili a lunga gittata dotati di testate nucleari, chimiche e biologiche», di «finanziare il terrorismo di Hamas e Hezbollah» e «interferire con gli affari delle nazioni arabe», una batteria di accuse alle quali era mancato soltanto il marchio della "canaglia" per essere la riproduzione esatta delle litanie ripetute dall´ex presidente Bush". Le affermazioni di Hillary Clinton sull'Iran saranno anche identiche a quelle di Bush, ma sono verità che solo Zucconi può definire " litanie ". REPUBBLICA non si smetisce.
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