Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
L'Iran continua la sua corsa al nucleare Concludendo i lavori alla centrale di Busher
Testata:Il Giornale - L'Unità - L'Opinione Autore: Gian Micalessin - Umberto De Giovannangeli - Stefano Magni Titolo: «Teheran entra nell’era del nucleare: completata la discussa centrale di Busher - Israele, l'incubo della centrale iraniana rilancia la grande coalizione - L’Iran testa la centrale di Bushehr: ' Cattiva notizia per il mondo '»
L'Iran ha concluso i lavori alla centrale nucleare di Busher, pronta per diventare operativa. Riportiamo la cronaca "Teheran entra nell’era del nucleare: completata la discussa centrale di Busher " a pag. 16 di Gian Micalessin dal GIORNALE di oggi, 26/02/2009, e le analisi " Israele, l'incubo della centrale iraniana rilancia la grande coalizione" di Umberto De Giovannangeli a pag. 26 dall' UNITA' e " L’Iran testa la centrale di Bushehr: ' Cattiva notizia per il mondo ' " di Stefano Magni dall'OPINIONE.
Il GIORNALE - Gian Micalessin: " Teheran entra nell’era del nucleare: completata la discussa centrale di Busher "
L’era nucleare iraniana è ufficialmente iniziata. La centrale atomica di Busher non è più un interminabile lavoro in corso, ma uno stabilimento pronto a entrare in funzione. Per accenderla e farla partire basterà completare le ultime verifiche. La realizzazione del progetto è stata celebrata ieri da Gholam Reza Aghazadeh, vicepresidente responsabile dell’agenzia atomica iraniana, e da Sergei Kiryenko, capo dell’omologa agenzia russa responsabile della costruzione. E Aghazadeh ha colto l’occasione per annunciare l’avvio di altre mille centrifughe nei laboratori per l’arricchimento dell’uranio di Isfahan. La catena di produzione, grazie all’aggiunta, dovrebbe contare ora 6000 centrifughe rispetto alle 5000 dello scorso novembre. Aghazadeh ha anche ribadito la volontà di metterne in linea 50mila entro cinque anni. I piani più immediati riguardano comunque l’avvio della centrale di Busher. Il test finale, l’immissione simulata di combustibile nucleare nel reattore utilizzando barre di piombo anziché uranio arricchito, «potrebbe durare - secondo il vice presidente - dai quattro ai sette mesi». Dopo basterà premere il bottone d’avvio e far girare il reattore. Stando alle clausole imposte da Mosca la centrale verrà alimentata solo con combustibile nucleare russo che Teheran restituirà sotto forma di scorie. La clausola dovrebbe impedirne il riutilizzo sotto forma di plutonio per la costruzione di testate atomiche. I più scettici, israeliani in testa, temono che gli iraniani eludano i controlli utilizzando il proprio uranio arricchito al posto delle forniture ufficiali per conservarne le scorie. Per Washington le forniture russe rendono assolutamente ingiustificata la pretesa iraniana di continuare sulla strada dell’arricchimento. Teheran ribatte di non voler dipendere da Paesi terzi per le forniture e sostiene che l’uranio arricchito di Isfahan servirà ad alimentare la prima centrale costruita con tecnologia tutta iraniana destinata a entrare in funzione nel 2016 non lontano dalla cittadina di Darkhovin.
L'UNITA' - Umberto De Giovannangeli: " Israele, l'incubo della centrale iraniana rilancia la grande coalizione "
Il collaudo della prima centrale nucleare costruita dalla Russia a Bushehr in Iran «è una cattiva notizia» per il mondo intero. E per Israele è una buona ragione per ridare slancio al tentativo, perorato dal capo dello Stato Shimon Peres, di formare un governo di «emergenza nazionale». Una cattiva notizia per il mondo intero. Così il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Yigal Palmor ha commentato il collaudo della centrale nucleare iraniana di Bushehr. IL MONITO DI BARAK Il ministro israeliano della Difesa, Ehud Barak, ha fatto appello agli Stati Uniti perché inaspriscano le sanzioni contro l'Iran dopo l'annuncio del completamento della costruzione della prima centrale nucleare iraniana a Bushehr. «Anche se il governo americano decide di stabilire presto un dialogo con l'Iran, in parallelo sanzioni molto dure devono essere prese contro il regime iraniano», afferma Barak in un comunicato. Alludendo a un’eventuale opzione militare contro il programma nucleare di Teheran, il ministro della Difesa sottolinea che «occorre considerare altre cose nel caso che le sanzioni non arrivino a mettere fine agli sforzi iraniani».«Noi riteniamo il proseguimento del progetto atomico iraniano un pericolo potenziale per l’esistenza dello Stato di Israele. La nostra posizione è chiara: delle sanzioni sono necessarie, ma Israele non esclude alcuna opzione e suggerisce agli altri Paesi di fare altrettanto», avverte Barak. EMERGENZA NAZIONALE L’annuncio di Teheran del collaudo della centrale ha incluso anche la notizia che l’Iran ha ora già operanti seimila centrifughe per l’arricchimento dell’uranio e che molte altre diverranno operative nel corso dei prossimi mesi. «La minaccia iraniana si fa sempre più stringente. Il futuro governo sarà chiamato ad assumere decisioni dalle quali potrà dipendere l’esistenza stessa del nostro Paese. Per questo nel governo dovremo esserci», dichiara il numero due di Kadima, Shaul Mofaz. Il suo è un messaggio rivolto alla leader del suo stesso partito, Tzipi Livni, che ha più volte ribadito l’intenzione di non entrare in un esecutivo guidato dal leader del Likud (destra) Benjamin «Bibi» Netanyahu. LIEBERMAN ALZA LA POSTA Il premier incaricato deve fare i conti anche con gli «appetiti» di Avigdor Lieberman, il leader di Israel Beiteinu ((Ib, il partito della destra radicale laica emerso dal voto del 10 febbraio quale terza forza del Paese). Lieberman ha fatto sapere di mirare per sè al ministero degli Esteri - a dispetto delle forti perplessità delle cancellerie occidentali - nel caso d’una soluzione ristretta alle destre. Veti e controveti. La destra secolarizzata contro quella ultraortodossa. Un ginepraio dal quale il capofila del Likud potrebbe uscire solo in caso di ripensamento della leader di Kadima, finora contraria a una grande coalizione guidata da lui e disposta al massimo - come ha ribadito ieri - a «sostenere dall’opposizione» Netanyahu di fronte all'eventuale escalation della crisi sui programmi atomici iraniani. Ma attesa comunque da un altro faccia a faccia con Bibi per domani. L’annuncio del collaudo della centrale nucleare iraniana irrompe nel dopo elezioni in Israele e ridà spazio all’ipotesi di un governo di emergenza nazionale. Lieberman alza la posta e chiede il ministero degli Esteri.
L'OPINIONE - Stefano Magni: " L’Iran testa la centrale di Bushehr: ' Cattiva notizia per il mondo ' "
“Sogno un mostro che continua ad avanzare lentamente e nessuno si muove per fermarlo”, con questa immagine onirica, l’esperto di politica internazionale Michael Ledeen aveva descritto la minaccia nucleare iraniana nella presentazione del suo ultimo saggio (“Iran, Stato del terrore”) in Italia, nel 2008. A meno di un anno di distanza, il "mostro" è avanzato ancora un po'. E la comunità internazionale non ha cambiato atteggiamento. La retorica del regime di Teheran sulla distruzione di Israele non è affatto diminuita. Il 30 gennaio il presidente Mahmoud Ahmadinejad ribadiva che “occorre tagliare le arterie vitali al sionismo”, anche culturalmente, rimettendo in discussione la storia dell’Olocausto. Nella pratica, il programma nucleare prosegue. I primi test del reattore nucleare di Bushehr, costruito grazie alla collaborazione della Russia, sono stati condotti ieri. “Dopo questi test potremo avviare il processo di avvio”, ha affermato Mohammad Saeedi (vice-presidente dell’agenzia atomica iraniana), senza tuttavia fissare un calendario. “Siamo ora nella fase che precede la messa in funzione, una fase che richiede una combinazione di procedure complesse”, ha dichiarato il capo della compagnia russa per il nucleare, la Rosatom, Sergej Kiryenko, a Bushehr per presenziare all’evento, aggiungendo che l’impianto sta avvicinandosi “ai passi finali prima del lancio”. L’Iran lancia un segnale ben precisio: non cambia i suoi programmi sul nucleare, promette l’installazione di altri impianti di arricchimento dell’uranio (utili anche per la produzione di armi nucleari) e fa sapere che il 9 aprile annuncerà “buone notizie”. “I nostri piani di installare e mettere in funzione centrifughe non sono fondati su condizioni politiche - ha detto Gholamreza Aghazadeh, capo dell’Organizzazione per l’energia atomica iraniana, in una conferenza stampa con Sergej Kiryenko - Noi abbiamo un piano e andremo avanti”. “Attualmente - ha ricordato ancora Aghazadeh - noi abbiamo 6mila centrifughe funzionanti a Natanz e accresceremo le nostre attività per installarne altre entro la fine del prossimo anno iraniano (marzo 2010)”. L’Aiea, nel suo ultimo rapporto, ha sottolineato che l’Iran ha già sufficiente materiale fissile per la costruzione di un primo ordigno nucleare. “Le mosse dell’Iran” - ha commentato ieri il ministero degli Esteri israeliano - “sembrano sfidare la volontà della comunità internazionale che, tramite l’Onu, ha chiesto a Teheran di arrestare il programma nucleare, almeno fino alla conclusione di un accordo sulla questione. Il collaudo della centrale a Bushehr dimostra che gli iraniani stanno andando avanti nella corsa al nucleare”. “Questa - prosegue la nota - è una notizia molto negativa per la comunità internazionale che dovrebbe ora adottare misure immediate e molto ferme per impedire all’Iran di divenire una potenza nucleare”. Ma il mix di retorica incendiaria di Ahmadinejad e programmi nucleari in Iran, non sembra scaldare più di tanto la comunità internazionale. Lo dimostrerebbe il fatto che l’opzione militare per fermare preventivamente il programma nucleare di Teheran (sempre presa in considerazione dall’amministrazione Bush) sia sparita oltre l’orizzonte. Ora sarà Dennis Ross, diplomatico veterano del Medio Oriente, che ha servito sia sotto Bush padre che sotto Bill Clinton, a dover gestire la crisi iraniana. Secondo gli ordini di una Casa Bianca che, sinora ha sempre dichiarato di voler cercare il dialogo.
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