Iran: riprendiamo dall'OPINIONE di oggi, 24/02/2009, l'analisi di Michael Sfaradi sulla complicità dell'Iran al finanziamento di Hezbollah e sulle sue strategie belliche nei confronti di Israele e dal GIORNALE un articolo sulla decisione del ministro Franco Frattini di invitare l'Iran alla conferenza sulla stabilizzazione dell'Afghanistan che si terrà a Trieste nel mese di giugno. Eccogli articoli:
L'OPINIONE - Michael Sfaradi: " Teheran distrae l´ONU infiammando il fronte libanese "
In Israele, soprattutto in questo periodo di post elezione c'è stata una notizia che, nonostante gli inquietanti risvolti che porta con sé, è passata quasi del tutto inosservata. Il portavoce dell'esercito israeliano, oltre a ribadire che Hetzbollah riceve da Teheran con la complicità della Siria carichi di armi di tutti i tipi, ha confermato delle voci che giravano già da tempo rendendo noto che ufficiali dell'esercito iraniano erano presenti nel sud del Libano sabato 21 Febbraio poche ore prima del lancio dei missili Katiuscia che hanno colpito alcuni villaggi israeliani (quattro feriti). Questa presenza conferma quello che Israele denuncia inascoltata e cioè che il coinvolgimento iraniano non si limita alla sola fornitura di armi ma comprende anche la presenza di consiglieri militari e, forse, anche di truppe combattenti. Secondo gli osservatori questi lanci contro Israele hanno due chiavi di lettura: la prima di tipo militare, servono per mettere alla prova i tempi della reazione e fanno parte di quella guerra psicologica che vuole dare alla popolazione israeliana la sensazione di accerchiamento; la seconda è di tipo strategico, infatti questi attacchi, come quelli in passato, sono coincisi con la notizia che l'AIEA, Ag enzia Internazionale per l'Energia Atomica dell'ONU, ha ammesso un suo errore sui calcoli riguardanti l'arricchimento dell'uranio in Iran spostando vistosamente in avanti la data in cui Teheran potrebbe essere in grado di fabbricare la sua bomba atomica. Come succede ogni volta che la questione nucleare iraniana viene messa in luce, il confine fra Israele e Libano s'incendia e diventa il terreno di uno scontro che serve unicamente a distrarre le attenzioni delle cancellerie occidentali sul problema ben più serio di una eventuale bomba atomica in mano degli Ayatollah iraniani. La strategia messa in atto dall'Iran e dalla Siria che hanno completamente ignorato la risoluzione ONU 1701 riarmando Hetzbollah che oggi è più forte del 2006 e possiede un numero maggiore di missili a lungo raggio e anti-aeree, ha avuto, fino ad ora successo. Successo che mette in luce il fallimento di Francia e l'Italia, che si erano assunte il compito di far rispettare i punti della risoluzione ONU, proprio sulla parte più importante della loro missione. Oggi non si può fare altro che registrare l'identica situazione che c'era prima della guerra del 2006, con conseguenze che potrebbero essere disastrose. Il confine fra Israele e Libano è un posto dove una scintilla può far scoppiare un incendio di proporzioni spaventose e, lo sappiamo, Teheran non si farà scrupoli ad usare questa carta nel momento in cui si decidesse di mettere fine alla sua rincorsa verso la bomba atomica.
Il GIORNALE : " Frattini invita l’Iran alla Conferenza sull’Afghanistan"
La notizia arriva da Teheran: Franco Frattini - annuncia il portavoce del ministero degli Esteri Hassan Qashqavi - ha chiamato il capo della diplomazia iraniana Manuchehr Mottaki per invitare l’Iran alla riunione ministeriale allargata che la presidenza italiana del G8 intende organizzare in giugno a Trieste sulla stabilizzazione dell’Afghanistan.
Una prospettiva - quella del coinvolgimento di Teheran nel tentativo di domare la guerriglia talebana - affacciata come «ipotesi» nei giorni scorsi da Frattini. Che oggi infatti, da Bruxelles, ha parlato di «tempi stretti» per arrivare a includere l’Iran nel processo di stabilizzazione, senza però arrivare a ufficializzare l’invito: «Ascolteremo gli alleati europei, gli Usa e la Russia», ha ribadito il titolare della Farnesina dopo la riunione dei ministri degli Esteri dei Ventisette, spiegando che domenica ne parlerà con il collega russo Sergei Lavrov.
Malgrado la comprensibile cautela però, prende corpo di giorno in giorno la possibilità - ormai più di una semplice ipotesi - che Mottaki arrivi a Trieste per discutere con la comunità internazionale di come «vincere» la complessa partita afghana. Ieri il portavoce iraniano si è limitato a dire che Teheran sta «studiando con interesse» la proposta italiana, che punta a far sedere allo stesso tavolo i rappresentanti degli Otto Grandi e delle potenze regionali che possono influire in maniera decisiva per la pacificazione dell’Afghanistan. Fra queste, è ovvio c’è anche l’Iran.
L’azione diplomatica della Farnesina si inserisce in questo senso nel solco della nuova strategia «dialogante» messa a punto dall’amministrazione Usa di Barack Obama. Frattini nei giorni scorsi è volato a Kabul dove ha ottenuto il via libera del presidente afghano Hamid Karzai e appena rientrato a Roma ne ha riferito in una lunga telefonata all’inviato di Obama per l’Afghanistan e il Pakistan Richard Holbrooke. Venerdì poi, a Washington, avrà modo di parlarne direttamente a quattr’occhi con il segretario di Stato Hillary Clinton nel loro primo incontro.
Terminata l’era Bush alla Casa Bianca, gli Stati Uniti sembrano aver capito che l’approccio militare da solo non basta a ricomporre il puzzle afghano. E accanto al «surge» delle truppe, Obama sta cercando un dialogo anche con Iran e Siria, che il suo predecessore aveva frettolosamente derubricato come Stati canaglia. «Abbiamo capito che in Afghanistan e in Pakistan ci vuole una soluzione regionale. Non solo truppe, ma ricostruzione, Stato di diritto, formazione della polizia, con il coinvolgimento di tutti i vicini», ha confermato infatti ieri Frattini.
Per inviare il proprio parere a Opinione e Giornale, cliccare sulle e-mail sottostanti