Riprendiamo dall'UNITA' di oggi, 21/02/2009, l'articolo " I crimini di Hamas " di Umberto De Giovannangeli sulla denuncia sporta da Amnesty International sui crimini commessi da Hamas durante i combattimenti con Israele nel corso dell'operazione Piombo Fuso. Ecco l'articolo:
È l’altra faccia della guerra di Gaza. Quella meno indagata, raccontata, denunciata. Ma non per questo meno drammatica. È la storia di esecuzioni sommarie, di gambizzazioni, di persone prelevate con la forza dalle proprie abitazioni e torturate. Dalla fine dello scorso dicembre, durante e dopo le tre settimane dell’offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza ( che ha causato la morte di oltre 1300 palestinesi, in gran parte civili), le forze e le milizie di Hamas hanno portato avanti una campagna di rapimenti, uccisioni deliberate e illegali, torture e minacce di morte contro persone accusate di aver «collaborato» con Israele, così come contro critici e oppositori.
A denunciarlo è Amnesty International, in un nuovo documento diffuso nei giorni scorsi e redatto sulla base delle proprie ricerche effettuate nella Striscia di Gaza. L’organizzazione per i diritti umani ha verificato che almeno due dozzine di persone sono state uccise da uomini armati di Hamas e decine di altre sono state gambizzate o ferite in modo da causare disabilità permanente, sottoposte a brutali pestaggi che hanno provocato fratture, a maltrattamenti e a torture. Molte delle persone prese di mira da Hamas sono state rapite in casa e poi abbandonate, gravemente ferite o uccise, in zone isolate. Altre sono state ritrovate nelle camere mortuarie degli ospedali di Gaza, altre ancora sono state finite negli stessi ospedali dove erano state ricoverate. I delegati di Amnesty International hanno ottenuto informazioni dettagliate da molte vittime, dal personale medico e da testimoni oculari. Molte altre persone hanno preferito non parlare in pubblico per evitare punizioni da parte di Hamas.
Storie di esecuzioni brutali. Come quella di Usama Atalla, 40 anni, maestro elementare. Le sue colpe erano di aver criticato pubblicamente Hamas e di essere un simpatizzante di Al-Fatah, il movimento guidato dal presidente dell’Autorità palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen). Uomini col volto coperto e armati di kalashnikov l’hanno prelevato dalla sua abitazione. E ucciso a sangue freddo. Storie di una violenza brutale, di vendette sanguinose. Come quella perpetrata contro Haidar Ghanem, 46enne palestinese attivista dei diritti umani in rapporti con l’organizzazione israeliana per il diritti umani B’Tselem, giustiziato da Hamas con l’accusa d’aver collaborato con Israele. Ghanem era considerato il «Sacharov» palestinese. Ghanem è stato costretto ad autoaccusarsi dinanzi agli altoparlanti collegati con l’esterno; poi, trasferito in un campo, è stato crivellato di proiettili. Ghanem aveva raccolto testimonianze da abitanti di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, per dieci mesi sui crimini delle fazioni palestinesi.
A chiedere di fare luce su questi atti di violenza perpetrati dalle milizie di Hamas sono anche la Fondazione della Coscienza dei diritti umani, il Centro al Mizan, la Fondazione al Haq (Giustizia) e il Progetto Gaza per la salute psichica, quattro Ong indipendenti palestinesi che in un comunicato congiunto hanno denunciato «il ripetersi di omicidi e di aggressioni e violenze subite da decine di cittadini» palestinesi, tra cui alcuni che sarebbero stati «colpiti da arma da fuoco alle loro gambe e ai loro piedi». Le quattro 4 organizzazioni denunciano inoltre «l’uccisione di 27 palestinesi, avvenuti durante l’aggressione israeliana». Altre 131 persone sono state rapite, torturate o gli hanno sparato alle gambe. Le Ong, rivelano come «in tutti i casi citati, l’identità degli aggressori è rimasta ignota, nonostante che molti voci si sono alzate assieme al movimento al Fatah che accusano Hamas di esserne responsabile».
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