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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Rassegna Stampa
14.01.2009 La retorica e la confusione di Celentano
la critica di Stenio Solinas all'articolo su Gaza

Testata:
Autore: Stenio Solinas
Titolo: «Da Milly A Gaza, che noia la retorica di Celentano»

Dalla prima pagina del GIORNALE del 14 gennaio 2009, l'articolo di Stenio Solinas "Da Milly A Gaza, che noia la retorica di Celentano":

Roma
- L’italiano non è mai stato il punto di forza di Adriano Celentano e non sorprende quindi trovare nell’articolo da lui scritto ieri sul Corriere della Sera una frase come «L’insediamento degli ebrei ha avuto il riconoscimento di tutte le nazioni per l’immane tragedia subita dai nazisti durante l’Olocausto», le SS come vittime, par di capire... Ma l’impressione è che questa volta non sia solo la lingua a lasciare a desiderare, ma anche la testa, tanto l’intervento è sconclusionato. Siamo in un bunker, dice l’ex molleggiato e infatti guardiamo il varietà in tv per distrarci dagli orrori della guerra in Palestina... Ma è anche vero, continua, che l’Europa e l’America di questo conflitto eterno si lavano le mani, e se è così allora significa che agli orrori siamo abituati, ovvero degli orrori ci disinteressiamo e quindi possiamo tranquillamente fare a meno del bunker come del varietà... E quest’ultimo, certo, sarà pure «una nostalgica boccata d’aria di pace», ma è anche la rappresentazione più ovvia di ciò che per Celentano la televisione non dovrebbe essere: cerimoniosa, qualunquista, perniente conflittuale. Non «rock», come ha sempre sostenuto, rivoluzionaria nel far pensare, ma «lenta», ovvero reazionaria, nel farci addormentare. E allora? Che facciamo? La accendiamo? La vediamo? La rivalutiamo?

Naturalmente, nell’articolo «Noi nel bunker davanti alla Tv» c’è spazio anche per il potere e il profitto «a ogni costo», per «i più deboli che non hanno soldi» e per i morti,ma possiamo sommessamente dire che questa indistinta retorica ad alzo zero hastufato, così come il fattocheperiodicamente Adriano si svegli e scopra che c’è qualcosa che minaccia il mondo,fochemonache comprese?

Celentano è un signore di più di settant’anni enonglifaremo il torto di trattarlo da ragazzino. Ma come artista, e come cittadino, dovrebbe sapere che non basta dire quello che si pensa, bisogna anche pensarea quello che si dice. Nell’intervento giornalistico sopra ricordato c’è invece ungran minestrone in cui si vuol fare stare dentro tutto: la paura e la speranza, la denuncia e la rampogna, l’etica e la politica, Milly Carlucci e la «striscia di Gaza»... Un po’ troppo per un solo uomo, un po’ troppo solo per un cantante.

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