Due servizi su Israele sul RIFORMISTA di oggi, 24/12/2008, a pag.13. Il primo, di Anna Momigliano, dal titolo " Si parla di tregua ma per le feste piovono i Qassam ". Il secondo, di Roberto Zichitella, dal titolo " Israele, il partito degli scrittori Oz e Yehoshua in prima fila ". Eccoli:
Anna Momigliano: Si parla di tregua ma per le feste piovono i Qassam
Ieri i kibbutz nel deserto del Negev hanno celebrato Hannukkà (la festa delle Luci molto amata dai bambini, che ricevono dolci e regali) sotto il fischio dei razzi lanciati dalla Striscia di Gaza. Quattro i razzi lanciati ieri sul Negev, per fortuna senza colpire abitazioni: due nel distretto di Eshkol, dove sorgono diversi kibbutz, e due nel distretto di Shaar Hanegev. E pensare che le fazioni palestinesi si erano impegnate a non lanciare razzi per 24 ore. In teoria la tregua tra Israele e Hamas è scaduta la settimana scorsa, ma ieri un dirigente del movimento islamico, Mahmoud Al-Zahar, ha detto di essere disposto a rinnovarla: «La situazione sarà valutata dopo la fine della pausa per un giorno. Se si verificheranno sviluppi positivi, allora ci sarà una proroga del cessate-il-fuoco» ha detto al quotidiano egiziano al Ahram. La precondizione a una tregua, prosegue al-Zahar, è la fine del blocco a Gaza imposto dalle autorità israeliane (e tecnicamente pure da quelle egiziane, anche se questo al-Zahar non lo dice). Non solo. Anche un rappresentante della Jihad islamica, gruppo terrorista sciita che non era coinvolto nella tregua precedente e che è responsabile del lancio di molti qassam, aveva aderito al cessate il fuoco di 24 ore: «Se ci sono sviluppi positivi, ci metteremo d’accordo con gli altri gruppi» ha detto il leader Muhammad Abu Abdullah, sempre ai media egiziani. Sarà. Ma andate a spiegarlo ai kibbutz del Negev, che stanno passando Hannkukkà sotto una pioggia di razzi. La tregua non regge. In Israele circolano voci su una possibile operazione massiccia di Tsahal dentro la Striscia di Gaza. Il ministro della Difesa Ehud Barak sembra contrario, per il momento. E anche Abu Mazen, che governa sulla Cisgiordania, ha avvertito: «Non permetteremo che Israele invada nuovamente Gaza» ha detto. Il presidente palestinese ha anche condannato i bombardamenti sul Negev. Del resto i kibbutz del Negev non sono gli unici a trascorrere le Feste nella paura e nell’incertezza. Perché mentre i venti di di guerra soffiano tra Gaza e Israele, la situazione si fa sempre più difficile anche in Cisgiordania. Per la comunità cristiana di Betlemme, che ospita la Chiesa della Natività, sarà un Natale difficile su due fronti. Da un lato, come tutti gli altri palestinesi, anche i cristiani soffrono per le difficoltà economiche causate dalla «barriera difensiva» che separa Israele dalla West Bank. Tra le vittime dell’isolamento economico, c’è anche il «Cremisen», il celebre vino prodotto dal 1885 dai padri salesiani nei pressi di Betlemme. Che non riesce ad essere esportato, a causa dei severi controlli ai checkpoint israeliani. I controlli certo sono severi. Ma non a tal punto da fermare il turismo religioso a Gerusalemme. Che anzi quest’anno è in fortissima crescita. Per questi questi giorni sono attesi 250 mila pellegrini, mentre lo scorso anno erano appena 65 mila: lo ha detto il sindaco della cittadina Victor Batarseh in un’intervista all’emittente americana Bloomberg. Sempre secondo Batarseh, la disoccupazione è in fortissimo calo, seppure resti alta: solo il 23%, contro il 45% dello scorso anno. In più i cristiani temono per il futuro politico. Il mandato di Abu Mazen scade a gennaio: anche se il presidente sta cercando di rimandare le elezioni, il rischio che Hamas ottenga il potere anche in Cisgiordania è concreto. A Gaza, dove Hamas è già al potere, negli ultimi anni si sono registrati molti atti di violenza contro la piccola comunità cristiana: risale a circa due settimane fa l’attentato contro la Scuola del Rosario, gestita da alcune monache. Nel tentativo di aprire un dialogo, pochi giorni fa il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, massima autorità cattolica in Terra Santa, si era recato in visita nella Striscia di Gaza. Ieri il patriarca, nel suo annuale discorso natalizio, ha invitato le diverse fazioni palestinesi alla riconciliazione e auspicato una «pace giusta» per tutta la regione. Ma ha anche puntato il dito contro le autorità israeliane, criticando duramente la chiusura dei confini con la Striscia di Gaza, e l’occupazione dei Territori palestinesi in generale: «Aspettiamo la venuta dell nostro Salvatore, che porrà fine all’occupazione e all’ingiustizia» ha detto. Inoltre Twal ha annunciato una prossima visita del Pontefice. Josef Ratzinger andrà in Terra Santa per la prima volta la prossima primavera. Benedetto XVI intende compiere un pellegrinaggio nel mese di maggio. Chissà se ad attenderlo ci sarà Hamas.
Roberto Zichitella: Israele, il partito degli scrittori Oz e Yehoshua in prima fila
Lo scrittore israeliano Meir Shalev sostiene che in Israele ci sono così tanti bravi romanzieri perché raccontare storie, dalla Bibbia in poi, è la cosa che gli ebrei sanno fare meglio. Raccontare storie riesce benissimo ad Amos Oz e Abraham Yehoshua, due scrittori amati in tutto il mondo e più volte indicati come possibili vincitori del premio Nobel. Oz e Yehoshua, ormai settantenni, hanno deciso per un impegno sempre più diretto nella vita politica del loro Paese. Entrambi stanno partecipando alle grandi manovre che agitano la sinistra israeliana in vista delle elezioni politiche del 10 febbraio. Nelle scorse settimane Yehoshua e Oz, insieme ad altri intellettuali ed esponenti politici, hanno dato vita al partito Hatnua Hahadasha (Nuovo Movimento), una formazione politica che si propone di rinnovare lo schieramento politico di sinistra. Un primo passo verso questo rinnovamento è stata la fusione, decisa lunedì, fra Hatnua Hahadasha e il partito Meretz, voce della sinistra sionista. Obiettivo dichiarato dei sostenitori della fusione è la nascita di un partito socialdemocratico alternativo al partito laburista, ormai ritenuto poco rappresentativo delle speranze di pace e di progresso degli elettori di sinistra. Tra le voci più critiche nei confronti di Ehud Barak (ex primo ministro, attuale ministro della Difesa e leader dei laburisti) c’è proprio quella di Amoz Oz. Alla convention di Meretz lo scrittore ha preso la parola per dire che Barak «tenta di presentarsi come un uomo di pace, ma come può pretenderlo se in due anni non ha smantellato neppure un insediamento illegale? ». Oz ha rimproverato Barak anche per aver espresso la sua disponibilità ad essere partner di minoranza in un eventuale governo guidato da Benjamin Netanyahu. Le critiche di Oz non sono nuove. Lo scrittore ha sempre militato nel partito laburista, ha scritto a lungo per il quotidiano del partito e vanta una stretta vicinanza con Shimon Peres, leader storico dei laburisti e attuale presidente della Repubblica. Ma già da alcuni anni Oz si è sempre più staccato dal partito, da lui più volte definito «inesistente», per avvicinarsi alla sinistra sionista di Meretz. Già nella campagna elettorale per le elezioni politiche del 2003 Amoz Oz prestò il suo volto per uno spot televisivo nel quale chiedeva ai cittadini di votare per Meretz. Durante la campagna militare del 2006 in Libano la voce di Oz si unì a quella di Yehoshua e David Grossman (che in quella guerra perse Uri, il figlio soldato appena ventenne) per denunciare gli eccessi della politica di autodifesa di Israele. Le critiche espresse da Oz a Barak durante la convention di Meretz sono state respinte dai laburisti con parole sprezzanti. In un comunicato le opinioni di Oz sono state definite «allucinanti» e i si aggiunge che «Oz e i suoi amici» farebbero meglio a schierarsi al fianco di Barak per fronteggiare l’offensiva dei partiti di destra. Nello stesso comunicato Meretz viene definito un partito «irrilevante» per la realtà israeliana. «Centinaia di migliaia di persone», replica Oz, «sanno che l’agenda politica di Meretz è giusta. Ora hanno bisogno di un buon motivo per votarlo». con la quale è stata approvata, la fusione fra Meretz e Hatnua Hahadasha ha lasciato qualche scontento. All’interno di Meretz non tutti vedono con favore la decisione di assegnare d’ufficio nelle liste elettorali posti a quello che ormai viene definito «il partito degli scrittori». Tra i più scontenti c’è il candidato arabo israeliano Issawi Freij. Piazzato in sesta posizione nelle primarie della scorsa settimana, Freji quasi certamente dovrà lasciare il posto a un esponente di Hatnua Hahadasha e rischia di non venire eletto alla Knesset. In cima alla lista di Meretz ci sarà il presidente del partito Haim Oron. Ai candidati del “partito degli scrittori” dovrebbero spettare due posti fra i primi dieci della lista. Ma non si sa ancora se Yehoshua e Oz si faranno avanti.
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