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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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L'Opinione - Corriere della Sera Rassegna Stampa
18.09.2008 Antisemitismo, minacce all'esistenza di Israele, processo di pace in Medio Oriente
Frattini e D'Alema a confronto al convegno dell'Aspen Institute

Testata:L'Opinione - Corriere della Sera
Autore: Dimitri Buffa - Roberto Zuccolini
Titolo: «Antisemitismo, Frattini lancia l’allerta - «Sfida» Frattini-D'Alema su Stato ebraico e palestinesi»
L'intervento di Franco Frattini al convegno dell'Aspen Institute su Israele, l'Italia e l'Europa, nella cronaca di Dimitri Buffa pubblicata da L'OPINIONE:

“Dobbiamo riconoscere che vi è stata e vi è in Europa, con un trend che va a diminuire, una freddezza ed una diffidenza nei confronti di Israele che sono difficilmente accettabili”. Il ministro degli Esteri Franco Frattini, dopo le critiche raccolte nelle scorse settimane per le posizioni a dir poco opportunistiche tenute dall’Italia sulla crisi tra Russia e Georgia, per non parlare delle trattative con Gheddafi, ieri si è ricordato di fare parte di un governo occidentale che considera il valore dell’esistenza dello Stato di Israele come “non negoziabile”. Frattini, intervenendo a un convegno dell’Aspen Institute incentrato proprio sui difficili rapporti tra Italia, Europa e Israele, ha anche aggiunto che “in Europa c’è stato e c’è ancora in parte un diffuso sentimento di antisemitismo che purtroppo si confonde con la legittima critica politica”. Singolare a tale proposito il titolo dato dall’agenzia Adn Kronos al lancio che parlava di questa dichiarazione: “non confondere la critica legittima con l’antisemitismo”. Ribaltando il senso del ragionamento l’Adn Kronos è riuscita nell’impresa di fare capire, a chi si fosse limitato a leggere questo titolo, che il problema riguardava chi non è anti semita. La cui colpa sarebbe quella di confondere le critiche al governo israeliano con l’odio anti ebraico. Mentre è ovviamente vero esattamente il contrario.

Frattini ha anche ammesso che nel passato c’è stata una “timidezza politica di alcuni leader europei a reagire ad alcuni propositi sconsiderati che sono arrivati fino alla negazione dell’Olocausto e a pubblici proclami di cancellazione dello Stato ebraico dalla cartina del mondo”. Un passato peraltro tutt’altro che remoto, visto che il personaggio implicitamente citato è Mahmoud Ahmadinejad, il presidente dell’Iran. Fortunatamente, secondo il titolare della Farnesina, “oggi l’Europa ha capito meglio la necessità di distinguere la diffidenza dalle critiche legittime”. Tutto ciò perché, dice sempe Frattini, “bisogna riconoscere che Israele, 60 anni dopo, è una scommessa vinta: è uno Stato prospero e libero e ora dobbiamo lavorare tutti perché sia anche uno Stato sicuro, visto che la sicurezza è un diritto-dovere morale che va applicato senza precondizioni”. Parole importanti che peraltro gli elettori del Pdl danno per scontate, visto che sono tutti o quasi filo-israeliani e considerano acquisito il rapporto tra Italia e Israele sviluppatosi anche durante lo scorso governo di Berlusconi. Ma che non possono cancellare tutte le gaffe diplomatiche dei due anni del tandem Prodi-D’Alema, né la sostanza di un inquietante sondaggio proprio dell’Aspen Institute, presentato ieri, secondo cui ancora oggi 70 italiani su 100 guardano con diffidenza allo Stato di Israele.

La cronaca pubblicata dal CORRIERE della SERA dedica ampio spazio alle dichiarazioni dell'ex ministro degli Esteri D'Alema, che non ha cambiato registro, e continua ad adossare interamente a Israele gli oneri del processo di pace e a promuovere il riconoscimento senza condizioni di Hamas come interlocutore politico, per evitare che a Gaza prenda il potere Al Qaeda. Peccato che, (se anche questo scenario fosse realistico: sembra invece che la presa di Hamas su Gaza sia sempre più forte), su Israele la posizione di Hamas e di Al Qaeda sia identica: entrambe ne vogliono la distruzione.

Ecco il testo: 

ROMA — Si parla di «Italia, Europa e Israele» nel convegno organizzato dall'Aspen. E in modo plastico, nella sala conferenze della Farnesina, davanti a esperti internazionali ed autorevoli esponenti della Comunità ebraica, si sfidano a distanza due ministri degli Esteri: l'attuale, Franco Frattini, e l'uscente, Massimo D'Alema. A distanza perché il primo parla all'inizio del convegno e il secondo alla fine. Ma agli atti restano due discorsi molto diversi tra loro.
Frattini, che fa gli onori di casa, parla di come il governo Berlusconi abbia creato «una sintonia molto forte con Israele» e molto diversa da quella esistente «nel recente passato». Denuncia il fatto che in Europa si sia registrata finora «una diffidenza inaccettabile» verso lo Stato ebraico. In altre parole, «l'antisemitismo è ancora diffuso nel nostro continente», compresa l'Italia. Anche se, secondo l'ambasciatore in Italia, Gideon Meir, che ha collaborato all'organizzazione del convegno, nel nostro Paese il fenomeno è «molto marginale».
Frattini se la prende anche con la «timidezza eccessiva di alcuni leader europei rispetto a propositi sconsiderati e pericolosi, come quello di chi nega l'Olocausto o auspica la distruzione di Israele». L'idea del convegno nasce dai 60 anni dello Stato nato nel '48, dopo le persecuzioni della seconda guerra mondiale. Per Frattini «è una scommessa vinta». E l'Europa deve essere un partner stretegico per Israele. Nota significativa: il ministro, nel suo discorso, non cita, se non indirettamente, i palestinesi e non fa un cenno alla presenza dei nostri militari in Libano. Così come aveva fatto invece la sera prima, con gli stessi interlocutori, Gianfranco Fini.
Dopo Frattini è la volta di un buon numero di diplomatici ed esperti, tra cui il politologo Edward Luttwak, che lancia un accorato appello all'Unione europea «perché fermi il programma nucleare iraniano con sanzioni durissime». Alla fine, ultimo degli oratori nella sessione dedicata alla «pace possibile », interviene Massimo D'Alema. Che invece di palestinesi parla molto. Anzi, parte proprio da loro per incoraggiare gli israeliani ad appoggiare gli esponenti moderati, primo fra tutti il presidente Abu Mazen: «Non sostenerli sarebbe suicida perché cancellerebbe gli interlocutori migliori che abbiamo, forse i migliori che abbiamo mai avuto». Insomma, bisogna puntare tutto su Annapolis: «Su questi accordi c'è l'impegno personale del presidente americano George Bush: un fallimento sarebbe irresponsabile perché offrirebbe su un piatto d'argento ai radicali la dimostrazione che la pace non è possibile». E aprirebbe la strada a scenari incontrollabili: «Basta pensare che a Gaza si comincia a parlare di presenza di Al Qaeda».
Frattini aveva sostenuto che un accordo è possibile, «anche lasciando da parte lo statuto di Gerusalemme». D'Alema pensa invece che «fare la pace senza affrontare quel nodo è una pura illusione». E alla fine torna sulla necessità che, una volta giunti a un vero accordo, ci sia una «forza internazionale» a garantirlo «nei territori palestinesi e a Gaza». Questa volta non parla solo di Unione Europa, ma anche di Nato: «Sarebbe una forza di deterrenza in più, rispetto a quella dello Stato di Israele». Ed è d'accordo sulla necessità di non far fallire Annapolis anche il sottosegretario Stefania Craxi, rivelando che il governo italiano «sta già lavorando su un piano Marshall » per il Medio Oriente

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