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Da L'OPINIONE del 9 settembre 2008: Una delle caratteristiche che hanno in comune le varie sigle del terrorismo islamico è il feroce modus operandi che viene adottato ad ogni latitudine. I più clamorosi, che per questo sono rimasti nella nostra memoria, sono il trascinamento per le vie del corpo dell’uomo da uccidere o già ucciso, in mezzo alla folla festante, usato più volte a Beirut durante la guerra del 1982 dalle milizie di Arafat, o in Somalia contro un militare Usa nel 1993. Non bisogna dimenticare il linciaggio di Ramallah e lo scempio sui cadaveri dei soldati israeliani che viene perpetrato dalle belve di Hezbollah. Scempi decantati da Nasrallah davanti a una folla in delirio. L’ultimo di questi atti è accaduto in Afghanistan il 18 agosto scorso, quando un gruppo di 10 militari francesi è caduto in un’imboscata. I più fortunati fra loro sono stati uccisi con colpi di arma da fuoco, mentre gli altri sono stati sgozzati senza pietà. Possiamo credere che questi comportamenti siano dovuti alla gretta mentalità di chi deve ancora uscire dal Medioevo, ma sarebbe un errore. Questo copione è dettato da una regia internazionale che conosce la cultura dei popoli civili e usa la nostra sensibilità per i suoi fini. Non dobbiamo ignorare che proprio a tal fine queste abominevoli azioni vengono eseguite davanti alle telecamere; questi criminali sanno che le immagini valgono più delle parole. Si assicurano così pubblicità internazionale e intimoriscono le famiglie dei militari occidentali impegnati in missioni di pace o di sostegno alle nuove democrazie minando il fronte interno. Sull’attacco ai soldati francesi in Afghanistan, Paris Match ha pubblicato un reportage di Eric de Lavarene con fotografie di Veronique de Viguerie dove i Talebani responsabili sono ritratti con il bottino di guerra. La pubblicazione ha scatenato polemiche, c’è chi dice che così facendo si fa pubblicità al terrorismo e chi invece pensa che il nemico lo si debba conoscere bene. La madre di una delle vittime ha chiesto al presidente Sarkozy il ritiro immediato delle truppe e sembra che la maggioranza dei francesi sia d’accordo con lei. Consapevoli che il ritiro delle truppe occidentali significa riconsegnare il paese ai Talebani, regime di oppressione e violenza, ci chiediamo se una scelta di questo genere, agli occhi di chi combatte l’occidente, non sembri una resa senza condizioni che fa il gioco di chi vuole spostare il confine dello scontro più vicino alle nostre case. Abbiamo il dovere di non dimenticare che chi ha in mano la regia del terrorismo internazionale non è interessato all’Afganistan o ad ogni luogo in cui l’Occidente, con la sua civiltà, si confronta con Al Qaeda, Hamas, Hezbollah e tutte quelle sigle dietro le quali si nascondo terroristi incivili ed oscurantisti. A loro importa per prima cosa indebolire la nostra civiltà e poi costringerci a tornare indietro di secoli nella storia. Per inviare una e-mail alla redazione de L'Opinione cliccare sul link sottostante diaconale@opinione.it |
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