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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Rassegna Stampa
24.07.2008 La circoncisione non è una "pratica barbara"
Lucetta Scaraffia risponde al sottosegretario Francesca Martini

Testata:
Autore: Lucetta Scaraffia
Titolo: «Se un bimbo muore di circoncisione»

Da IL RIFORMISTA del 24 luglio 2008:

S enza dubbio, che un bambino di due mesi muoia dissanguato per una circoncisione addolora e allarma tutti, ma la reazione del sottosegretario alla Sanità, Francesca Martini, è esagerata. Francamente, dire che si tratta di una «pratica barbara» rivela una insensibilità totale verso le culture diverse dalla nostra, compresa quella ebraica, che fa parte da sempre della società europea. Ma è un atteggiamento significativo: sia i laici che considerano la circoncisione una pratica primitiva, legata a una identità religiosa che la modernità dovrà cancellare, sia i cristiani in genere, abituati a pensare che contino solo l'interiorità e la sincerità dell'adesione interiore a una tradizione spirituale, e non i segni sul corpo, fanno fatica ad accettare questa differenza. Ad accettare, cioè, culture che a differenza della nostra chiedono un segno concreto di identità, scritto sul corpo, e insieme una sorta di perfezionamento dell'identità sessuale, eliminando dal corpo maschile con la circoncisione qualsiasi traccia di possibile ambiguità. Per noi, da secoli, non esiste più il concetto di puro e impuro in assoluto, separato cioè da pensieri e azioni, e quindi da scelte consapevoli. Un neonato circonciso non può certo essere considerato responsabile di impurità, e quindi bisognoso di purificazione, almeno ai nostri occhi.
Il segno sul corpo. La differente concezione di purezza e il conseguente bisogno di un segno di appartenenza apposto sul corpo, e proprio sul membro che dovrà garantire la riproduzione del gruppo sociale: è qui che passa la differenza culturale più significativa fra la cultura occidentale e le altre. Non è un caso che il luogo cruciale del conflitto sia il corpo umano. È infatti proprio sulla diversa concezione dell'essere umano (e quindi del suo corpo), intesa anche come libertà di disporre di esso, che si fonda ogni diversità. E far finta che queste diversità profonde non ci siano e che in fondo siamo tutti uguali è un errore, che porta poi ad atteggiamenti violenti di rifiuto, quando le differenze affiorano improvvisamente alla consapevolezza della società.
Il bisogno di rituale. Rispondere aprendo gli ospedali, e quindi offrendo la possibilità - se pure a pagamento - di operare la circoncisione in ambiente sterile, e con le sicurezze di una struttura sanitaria, non è sempre una risposta accettabile. E non solo perché si chiede un pagamento, non essendo considerata questa una pratica necessaria alla salute, ma perché non sarebbe più una pratica rituale, quale per molte culture deve essere. Senza ritualità, senza soprattutto l'intervento di un addetto alla circoncisione specializzato per questo - noi diremmo consacrato - l'azione medica non avrebbe la ricchezza di significato richiesta dalla tradizione. Anche l'uomo che ha operato il povero bimbo di Bari era considerato un «santone», cioè un uomo che poteva realizzare questo rito: probabilmente era un truffatore, che cercava così di guadagnare qualche soldo, e tutto è finito malissimo. È proprio l'emigrazione, che fa perdere i contatti con una comunità che conosce i veri operatori di rito, a esporre a questi drammi, come del resto è già successo anche nel nostro paese.
Ma se per i maschi il problema si presenta, per fortuna, solo raramente e la circoncisione è accettata dalla nostra cultura medica, e quindi può essere anche praticata in ospedale, il vero dramma è quello delle bambine sottoposte a clitoridectomia, che non sono poche anche in Italia. Per loro è impossibile ricorrere alla via legale, e la paura che si ribellino e lo raccontino in giro fa sì che molto spesso la data dell'operazione venga anticipata ai primissimi anni di vita, contro ogni tradizione. Il caso della clitoridectomia segna senza dubbio il punto più lontano fra le culture, un punto per noi inaccettabile.
Per quanto riguarda la circoncisione, invece di pensare di poter sradicare questa pratica dalle tradizioni di molte popolazioni immigrate, sarebbe più utile favorire la ricomposizione di gruppi etnici omogenei, che possano riconoscere ed emarginare possibili simulatori di conoscenze rituali. È lo sbrindellamento culturale che deriva dall'emigrazione a favorire queste catastrofi, almeno per quanto riguarda la circoncisione. Per le donne, invece, la situazione è molto peggiore, e ogni intervento sempre più difficile.

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