Da RAGIONPOLITICA del 23 luglio 2008:
«16 Luglio 2008: giorno di vittoria divina», come due anni fa, è lo slogan che riempie le strade del Libano «hezbolliano». Samir Kuntar, condannato all'ergastolo per un attentato compiuto nel 1979 nello Stato ebraico, Khodr Zaidane, Maher Kurani, Mohammad Sorour e Hussein Suleiman, miliziani di Hezbollah catturati nel 2006, sono i nomi dei libanesi rilasciati da Israele in cambio di 8 cadaveri. Nasrallah ha dichiarato: «Risolta la questione dei detenuti libanesi nelle carceri israeliane, ora dobbiamo concentrarci sulle persone scomparse in Israele». Dunque, Hezbollah non si concentrerà sulla questione delle persone, libanesi, scomparse e detenute nelle carceri siriane, la cui esistenza è stata più volte confermata. Certo è che in questo delicato momento, né Hezbollah né tanto meno il regime siriano hanno intenzione di (ri)aprire questo dossier.
Ma a tal proposito l'Alleanza del 14 marzo si sta già muovendo: dopo aver sottoscritto il documento presentato dal partito delle Forze Libanesi ed averlo inviato, tramite il premier Siniora, alla Lega Araba, l'Alleanza intende portare questo dossier alle Nazioni Unite, e farne un punto cardine del prossimo programma di governo. Già nel novembre 2003 la Commissione per i diritti umani dell'Onu ha rilasciato un rapporto nel quale confermava la presenza di libanesi di diverse etnie e fazioni illegalmente detenuti nelle carceri siriane. Questi arresti avvenivano in modo totalmente arbitrario, non soltanto per motivi politici ma anche per semplici dissapori o dissidi con il locale comandante siriano oppure in seguito a dispute familiari o politiche.
Secondo le associazioni per i diritti umani e i familiari dei detenuti sono almeno 620 i libanesi che attualmente si trovano nelle carceri siriane, molti da oltre 10 anni. Anche l'Italia ha fatto la sua parte. Il 14 marzo 2007 l'Osservatorio Geopolitico Mediorientale di Roma aveva organizzato, assieme al dott. Ghazi Aad, libanese, attivista per i diritti umani e rappresentante di SOLIDE (Support of Lebanese in Detention and Exile), una conferenza su questo tema. Di seguito, nel corso della seduta pubblica del Senato della Repubblica, il 27 Marzo 2007, in merito al decreto-legge 31 gennaio 2007 recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali, la questione fu posta all'ordine del giorno. l'Assemblea del Senato approvò l'emendamento all'ordine del giorno del decreto-legge 31 gennaio 2007 - n. 4 - Articolo 1 - G12 del Sen. Mantica, che impegna il Governo «a verificare la possibilità di affrontare nelle opportune sedi internazionali la questione dei cittadini libanesi eventualmente detenuti illegalmente nelle prigioni siriane (...)».
Oggi, più che mai, gli attivisti per i diritti umani, le organizzazioni umanitarie, le Ong ma soprattutto l'Onu e l'Ue, hanno l'impegno e il diritto morale di chiedere al governo libanese, ma forse in questo caso al Partito di Dio, di cominciare a interrogarsi anche sulla sorte di migliaia di cittadini libanesi ancora rinchiusi illegalmente nella carceri siriane. Il Partito di Dio, libanese, anziché chiedere anche la restituzione di migliaia di libanesi all'alleato regime siriano, sta ora rivolgendosi ai paesi arabi affinché si impegnino per la liberazione dei detenuti palestinesi, giordani e arabi nelle carceri del «nemico».
Nasrallah, in occasione della celebrazione per la liberazione dei detenuti in Israele, ha spiegato il motivo della guerra di luglio 2006 tra lo Stato ebraico e Hezbollah, a due anni esatti da quel conflitto: «La vittoria della Resistenza nella guerra di luglio e gli attacchi nel cuore del paese sionista sono stati il primo e fondamentale fattore che ha portato alla liberazione dei detenuti». Per la liberazione di pochi detenuti, tra cui un assassino che ha fracassato il cranio di una bambina di 4 anni, il Partito di Dio, che si dice «libanese», ha permesso a Israele di distruggere buona parte del paese. Al lettore (attento) i commenti.
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