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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Rassegna Stampa
09.07.2008 9 luglio 1999
il regime iraniano scatena la repressione contro gli studenti

Testata:
Autore: Luigi Spinola
Titolo: «9 luglio, giorno di lutto per Teheran»
Da Il RIFORMISTA del 9 luglio 2008

Era la sera del 9 luglio 1999, il diciottesimo giorno del mese di tir dell'anno 1378 secondo il calendario persiano. Gli sgherri erano circa 400, per lo più miliziani Basji ispirati dal regime, senza divisa ma armati di bastoni. Entrarono come furie nell'assonnato dormitorio dell'università di Teheran, sfondando le porte a calci. Appiccarono il fuoco ai materassi. Trascinarono le ragazze per i capelli. Scaraventarono gli studenti dal terzo piano. Almeno un ragazzo morì, altri trecento furono feriti e molti di più, da quel giorno, finirono nelle carceri iraniane. Gli studenti decisero allora di uscire dagli atenei a urlare la loro voglia di libertà. Uscirono per dare una scossa al regime e vedere l'effetto che faceva. E il regime ondeggiò come in 20 anni non gli era mai capitato. Per quasi una settimana la capitale diventò un campo di battaglia. Il 13 luglio un pugno di studenti lanciò un disperato, romantico assalto contro il ministero degli Interni. Il presidente riformista Khatami, nel cui nome gli studenti erano scesi per strada, quel giorno li rinnegò. E l'indomani una dimostrazione organizzata dal regime segnò l'inizio della spietata normalizzazione.
Per centinaia di studenti si aprirono le porte delle galere. Settanta scomparvero nel nulla. Uno di loro, Akbar Mohammadi, sette anni dopo morì in cella per uno sciopero della fame.
Il 9 di luglio a Teheran non se l'è scordato nessuno. Né il regime che quel giorno scoprì di essere vulnerabile, né gli studenti che pensando al 9 luglio sono tornati a protestare ogni anno fino al 2003. E, smentendo coloro che li avevano dichiarati tristi e battuti, l'anno scorso sono riapparsi più incazzati e luminosi che mai, pronti a sfidare quasi fisicamente il despota Ahmadinejad. E la galera. Forse la tortura. L'oblio no.
Quel 9 luglio è rimasto come un dinamico monumento alla libertà visibile ai quattro angoli della terra. Anche da Roma, tant'è che il 9 luglio di cinque anni fa scesero in piazza anche i lettori del Riformista . Il 9 luglio è tornato sulle pagine del nostro giornale, poco più di un mese fa, alla vigilia della fallimentare vacanza romana di Ahmadinejad. Ci ha pensato una lettera di Ali Nikou Nesbati, leader studentesco iraniano, a ricordarcelo. Ali ha suggerito, raccogliendo un'idea di Emanuele Ottolenghi, di dedicare al 9 luglio un pezzo di strada romana. Magari quello che ospita l'Ambasciata iraniana. L'ideale sarebbe stata scoprire quella targa sacrosanta proprio oggi e così non sarà. Ma le buone idee sono testarde. Il progetto, portato avanti dalla Unione Giovani Ebrei d'Italia, si sta facendo strada. Per rilanciarlo sarà da oggi a Roma Ali Afshari, leader carismatico del movimento studentesco, che dopo quel 9 di luglio di nove anni fa passò tre anni in galera, isolato e torturato. E poi riprese la battaglia. L'idea della targa è stata accolta bene dal sindaco Alemanno. E sta resistendo anche al vaglio della oscura scienza toponomastica. Così è realistico pensare che entro la fine dell'anno una piccola strada romana - probabilmente una traversa di via Nomentana dove hanno sede gli uffici dell'Ambasciata - verrà ribattezzata «Via 9 Luglio». E sulla scia - l'idea è stata lanciata nelle ultime ore all'Associazione nazionale comuni italiani - altre città potrebbero seguire l'esempio romano. Le buone idee sono contagiose. E dure a morire.

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