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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Rassegna Stampa
10.06.2008 Il nuovo patriarca di Gerusalemme porrà fine alla faziosità filo-palestinese ?
lo sostiene Paolo Rodari, noi ce lo auguriamo

Testata:
Autore: Paolo Rodari
Titolo: «Arriva Bush Ratzinger gli regala il nuovo patriarca di Gerusalemme»
Dal RIFORMISTA del 10 giugno 2008:

La questione israelo-palestinese. Il conflitto libanese. L'irrefrenabile escalation di violenza in Iraq e, soprattutto, le critiche condizioni in cui debbono vivere le comunità cristiane in tutto il Medio Oriente. Sono questi alcuni tra gli argomenti che venerdì prossimo il Papa affronterà in Vaticano assieme al presidente degli Stati Uniti George W. Bush.
Argomenti trattati con fare costruttivo e amichevole, anche a motivo degli ottimi rapporti tra i due: lo scorso aprile, quando Benedetto XVI arrivò a Washington, Bush andò ad accogliere personalmente il Papa all'aeroporto e, venerdì prossimo, quando Bush sarà in Vaticano per la sua seconda udienza con Ratzinger, il Pontefice ricambierà la cortesia grazie all'introduzione di un «nuovo e particolare protocollo» - così lo definisce oggi l'Osservatore Romano - che prevede, su input della Casa Pontificia, che Ratzinger accolga Bush nei giardini vaticani e, dopo l'incontro nell'appartamento pontificio, che i due passeggino negli stessi giardini come vecchi amici verso la Torre di San Giovanni.
Rapporti ottimi, dunque, figli anche di una stima tutta personale del Pontefice per il modello di laicità «amica delle diverse fedi» propria degli Stati Uniti.
Un modello che il Pontefice vorrebbe riproposto anche in Europa e ovunque laddove le diverse confessioni religiose faticano a convivere pacificamente. Tra questi posti, appunto, il più volte definito «martoriato» Medio Oriente, dove, dal prossimo 21 giugno, il Papa potrà fregiarsi in forma ufficiale del prezioso lavoro in chiave diplomatica di colui che diviene ufficialmente il nuovo patriarca di Gerusalemme: il vescovo di origini arabe Fouad Twal, portato già nel 2005 a Gerusalemme da Benedetto XVI con l'incarico di "secondo" del patriarca Sabbah.
Twal, fin dal suo arrivo a Gerusalemme, si è adoperato per una politica della mediazione nei territori. Distintosi per essersi smarcato da una politica smaccatamente filo palestinese (come fu sovente quella dei suoi predecessori), ha "giocato" a riequilibrare le posizioni del patriarcato nella regione: né filo palestinese, né ideologicamente pro Israele. Un'azione, la sua, che anche gli Stati Uniti potrebbero apprezzare e probabilmente valorizzare al fine di favorire quella tanto auspicata risoluzione del conflitto mediorientale.
Nativo di Madaba in Giordania, Twal è la negazione vivente dell'inossidabile pregiudizio che vuole ogni arabo seguace dell'islam. Nelle sue vene scorre il sangue nomade della tribù beduina di Al Ozeisat la quale, sin dagli albori dell'era cristiana, accolse la parola del Messia e a questa rimase fedele fino a oggi. Twal entrò nella storia già nel 1992: dopo una serie ininterrotta di vescovi francesi, fu il primo vescovo arabo a guidare una diocesi del Nord Africa: quella di Tunisi. Qui lavorò bene. Si guadagnò la stima di Giovanni Paolo II e, successivamente, quella di Benedetto XVI.
La presa di possesso del patriarcato di Gerusalemme è il coronamento di una carriera diplomatica vissuta con intelligenza e, anche, con dedizione per le minoranze cristiane nella regione. L'incarico a Gerusalemme, inoltre, potrebbe richiamare gli Stati Uniti e l'Occidente alla necessità di porre la propria attenzione su un fatto: l'elemento cristiano è tra i pochi a favorire e garantire princìpi di moderazione nello scontro civile e religioso che dilania la regione. Tanto che l'emigrazione dei cristiani dalla regione, dovuta alle pressioni del fondamentalismo islamico da una parte e all'isolamento imposto da Israele dall'altra, rappresenta una perdita per il processo di pace. Il Papa conosce bene questa situazione e vi pone attenzione. Bush potrebbe essere richiamato a farlo, ancora una volta, il prossimo venerdì.

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