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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Rassegna Stampa
18.04.2008 E se l'Unifil iniziasse a combattere sul serio il riarmo di Hezbollah ?
la prospettiva preoccupa molto u.d.g.

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Beirut in allarme per la ricetta Berlusconi»

L'UNITA' del 18 aprile 2008 pubblica un articolo di Umberto De Giovannangeli sulle critiche (anonime) che ambienti governativi libanesi riserverebbero alla proposta, avanzata da Berlusconi, di rivedere le regole d'ingaggio dei soldati israeliani in Libano.

In proposito, una cosa è chiara: fino ad oggi l'Unifil non ha impedito il riarmo di Hezbollah, come chiedeva il mandato Onu. Il governo libanese teme forse che inizi a farlo ? E De Giovannangeli ?

Ecco il testo completo dell'articolo:

«ESTREMAMENTE PERICOLOSI». Altro che gaffe rientrata. I commenti di Silvio Berlusconi su un possibile cambiamento delle regole d’ingaggio dei soldati italiani impegnati nella missione Unifil 2 in Sud Libano, hanno provocato disorientamento e inquietudine negli ambienti governativi del Paese dei Cedri. Ufficialmente le autorità libanesi evitano di esprimere giudizi che potrebbero determinare una crisi diplomatica tra Beirut e Roma. Ufficialmente. Perché con la garanzia dell’anonimato, i commenti non vengono lesinati e tutti sono fortemente preoccupati. Il governo libanese non può ignorare le parole del futuro premier italiano ed è «estremamente pericoloso che non sia soddisfatto dell’attuale situazione di questi militari» impegnati nella missione Unifil, precisano fonti del governo di Beirut citate dall’agenzia di stampa tedesca «Dpa».
Le stesse fonti vengono riprese dal quotidiano libanese An Nahar, uno dei più grandi quotidiani di Beirut, vicino all’attuale governo guidato da Fuad Siniora. «Le dichiarazioni di Berlusconi non possono essere ignorate», ribadisce una fonte governativa libanese anonima citata dal giornale. «Berlusconi non ha accennato ad alcun ritiro, ma quel che è più pericoloso è che le sue parole dimostrano la sua insoddisfazione con l’attuale situazione del contingente italiano». Per la fonte libanese, «dopo le parole di Berlusconi è necessario confrontarsi con il nuovo premier non appena lui avrà formato il nuovo governo per capire le sue reali intenzioni». Berlusconi aveva l’altro ieri annunciato di voler esaminare «attentamente le regole di ingaggio dei nostri soldati in Libano, che sono in una situazione particolare perché non possono reagire in determinate circostanze». Con la presenza di circa 2.500 soldati, il contingente italiano Unifil è il più numeroso della missione militare Onu rafforzata dopo la guerra dell’estate 2006 tra Israele e il movimento sciita Hezbollah.
Hezbollah, per l’appunto. Ed è qui che l’allarme si fa ancor più preoccupante. L’Unità ha sondato fonti vicine ai vertici politici del movimento sciita. Il riscontro non può non preoccupare. Nessuna dichiarazione ufficiale, ma una cosa è certa: le affermazioni di Berlusconi, e ancor più le uscite di Antonio Martino, già ministro della Difesa nel passato governo di centrodestra, vengono interpretate come un «grave cambiamento di rotta, in un sostanziale spostamento su posizioni filoisraeliane e filoamericane del futuro governo italiano», dice a l’Unità una fonte di Hezbollah che ha seguito con attenzione la campagna elettorale italiana. A colpire sono state soprattutto le esternazioni di Antonio Martino. L’ex ministro e neoparlamentare del Pdl ha ribadito in interviste e dichiarazioni pubbliche che, a suo avviso, occorrerebbe ridurre drasticamente o cancellare completamente la nostra presenza militare in Libano «perché dobbiamo utilizzare le nostre truppe laddove sono davvero utili». Con le mansioni attribuite alla forza di pace italiana, è il Martino-pensiero, «i nostri uomini in Libano sono perfettamente inutili». E allora, delle due l’una: o vengono ritirati - cosa che Berlusconi avrebbe sconfessato - oppure se ne modificano i caveat, trasformando i 2.500 militari in veri e propri «soldati combattenti». Una ipotesi che per Hezbollah equivarrebbe ad una vera e propria dichiarazione di guerra. Così come non sono sfuggite agli analisti vicini al Partito di Dio libanese le prese di posizione, giudicate «smaccatamente filoisraeliane» del futuro premier italiano, che ha più volte affermato di considerare sia Hamas palestinese che Hezbollah organizzazioni terroristiche. E così cone la sua prima gaffe internazionale, il Cavaliere è riuscito nell’impresa di allarmare sia la maggioranza antisiriana, guidata da Siniora, che l’opposizione sciita. Davvero un brutto inizio.

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