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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Rassegna Stampa
09.03.2008 Udg < double face >
è lo stile del non solo ma anche, applicato al Medio Oriente

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Hanno voluto colpirci nella nostra identità di ebrei»
Sull' UNITA' di oggi, 09/03/2008, a pag.13, ammiriamo l'Umberto De Giovannangeli < double face >, secondo lo stile del quotidiano romano. Uno stile che vede applicata la politica del < non solo ma anche >, nel senso che Udg intervalla l'informazione a senso unico pro palestinese-araba con qualche pezzo equlibrato nel quale dà voce - generalmente con un intervista - anche a Israele. Oggi intervista Avi Pazner, e l'informazione è corretta. E' l'equidistanza, bellezza !non solo hanno ragione quelli, ma ce l'ha anche questo. In fondo è stato lo stile anche della direzione Colombo. Solo non occorre stupirsi se i lettori di quel quotidiano poi non conoscono le ragioni di Israele.
Ecco l'intervista:
 
AVI PAZNERIl portavoce di Olmert: l’attacco alla scuola rabbinica di Gerusalemme aveva un obiettivo in più che uccidere civili israeliani
«Hanno voluto colpirci nella nostra identità di ebrei»
di Umberto De Giovannnangeli
«Chi ha armato la mano del terrorista palestinese non intendeva solo compiere una strage di civili israeliani. L’aver seminato la morte nel più importante istituto rabbinico di Gerusalemme èha anche un forte, devastante, valore simbolico: nel mirino sono gli Ebrei, la loro identità, la loro fede». A parlare è Avi Panzer, portavoce del premier israeliano Olmert.
Cosa c’è dietro la strage di Gerusalemme?
«C’è la volontà di distruggere ogni tentativo di dialogo tra Israele e la dirigenza moderata dei palestinesi, c’è la determinazione a scatenare una reazione durissima da parte nostra, c’è la stessa criminale irresponsabilità di chi usa la popolazione civile di Gaza come un enorme scudo umano dietro al quale tentano di nascondersi i terroristi di Hamas che da anni bersagliano quotidianamente la popolazione di Sderot, di Ashqelon, del sud di Israele e che hanno esaltato il criminale attentato di Gerusalemme».
C’è chi al governo israeliano il pugno di ferro contro i palestinesi e la rottura dei rapporti con l’Anp.
«La reazione emotiva è comprensibile, legittima, ma chi ha responsabilità politiche e di governo ha il dovere della lucidità. La lotta al terrorismo non si è mai fermata. Lo abbiamo dimostrato anche nei giorni scorsi, con la risposta data al lancio dei missili contro Sderot e Ashqelon. Ma interrompere il negoziato è proprio ciò che si prefiggono i mandanti del massacro di Gerusalemme e coloro che continuano a bersagliare le nostre città con i missili sparati da Gaza. Noi non cadremo nella loro trappola: continueremo a colpire i terroristi e i loro capi, e al tempo stesso porteremo avanti il dialogo con i dirigenti palestinesi moderati. L’errore sarebbe contrapporre queste due opzioni che invece sono tra loro strettamente collegate».
Le speranze suscitate da Annapolis sono state spazzate via?
«No, tutt’altro. È proprio la determinazione mostrata da Olmert e Abu Mazen nel perseguire la via del negoziato che ha scatenato la reazione dei terroristi e dei loro mandanti che non vanno ricercati solo a Gaza ma a Teheran e, probabilmente, a Damasco. Già prima di Annapolis eravamo consapevoli che il processo di pace non sarebbe stato un pranzo di gala, che i nemici della pace avrebbero fatto di tutto per affossare il dialogo. Semmai è un altro il limite del dopo-Annapolis»..
Quale sarebbe questo limite?
«La compattezza della comunità internazionale nel far fronte comune contro la minaccia dei terroristi. Il non aver compreso che occhieggiare ad Hamas avrebbe indebolito la leadership di Abu Mazen e rafforzato i gruppi estremisti palestinesi. Per quanto ci riguarda, l’unico interlocutore credibile in campo palestinese era e resta il presidente Abbas (Abu Mazen). E se gli amici europei non vogliono prestare ascolto alle nostre considerazioni, che ascoltino Abu Mazen è le sue denunce sul legame tra Hamas e Al Qaeda, sulla trasformazione di Gaza in un avamposto jihadista e questo con il sostegno attivo, politico e militare, dell’Iran. Aprire ad Hamas è un colpo mortale inferto al processo di pace».
Il negoziato va avanti, ma con quali prospettive?
«Quelle che sapremo costruire assieme, Israele e l’Anp di Abu Mazen. Non siamo all’anno zero, le due delegazioni stanno portando avanti con serietà un importante lavoro di ricognizione che investe tutte le questioni strategiche aperte. C’è bisogno di tempo, oltre che di volontà, per giungere ad una intesa che possa reggere ad ogni contraccolpo».

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