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La Gazzetta dello Sport Rassegna Stampa
03.03.2008 Israele non poteva non reagire
un articolo di Manuela Dviri

Testata: La Gazzetta dello Sport
Data: 03 marzo 2008
Pagina: 0
Autore: Maanuela Dviri
Titolo: «Il doppio inferno di Gaza e Sderot. Ma Israele non poteva non reagire»

La Gazzetta dello Sport di lunedì 3 marzo a pagina 35 pubblica un commento sull’escalation di violenza di questi ultimi giorni a firma Manuela Dviri, scrittrice israeliana, che delinea con chiarezza la sofferenza e l’amarezza dei civili israeliani dinanzi ai continui lanci di razzi cui da mesi sono sottoposte le cittadine di Sderot e ora anche Ashkelon.

L’articolo è intitolato "Il doppio inferno di Gaza e Sderot. Ma Israele non poteva non reagire".

Mentre parlo al telefono col mio fotografo da Natanya (la città in passato più colpita dagli attentati palestinesi), sento un’esplosione. "Cos’è successo?" urlo. "Niente" risponde, "non preoccuparti, sono i bambini che fanno esplodere petardi e si preparano al carnevale ebraico".

I nervi sono tesi. E, malgrado a Tel Aviv la vita continui come sempre, tra ristoranti, vita notturna e supermarket aperti 24 ore su 24, le prime pagine di giornali e tg ci ricordano le terribili immagini della bambina Maria, di Sderot, che tiene stretto tra le braccia il fratellino Yosef (Yossi) gravemente ferito urlando "mamma"!, o il viso del suo coetaneo che, una settimana prima, aveva perso una gamba. Un amico palestinese mi aveva detto, tempo fa, che a Gaza sono come gatti furiosi che graffiano con rabbia come e quando possono. E’ vero. E i loro graffi sono dolorosissimi. Una sottile tortura cinese: in uno stillicidio che ha del geniale, i militanti di Hamas per sette anni hanno bombardato di razzi la città di Sderot, distante pochi chilometri da Gaza, rendendo la vita dei suoi abitanti un inferno. Neppure i bombardamenti della seconda guerra mondiale durarono così a lungo, sette anni. Inferno è anche la vita a Gaza, inferno di chiusura, povertà, disoccupazione, disperazione, e la par condicio dell’orrore avrebbe potuto continuare più o meno immutata se i militanti non avessero iniziato a lanciare razzi "Grad" anche su Ashkelon, a una cinquantina di chilometri da Tel Aviv, provocando gravi danni.

Questo era veramente troppo. Come un gigante ferito e infuriato, l’esercito non poteva non mettersi in moto e reagire: sono iniziate operazioni militari israeliane, di risposta, all’interno della striscia di Gaza: questa volta i morti sono militanti e civili palestinesi, oltre a due soldati israeliani. Mentre scrivo queste righe, annunciano un ennesimo razzo caduto su Sderot. E la madre di Eran Dan Gur, il soldato morto nell’attacco a Gaza, urla al telegiornale: "Vi prego, non buttate il giornale con la sua foto. Non posso pensare che lo buttiate nella spazzatura".

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cverdelli@gazzetta.it

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