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L'Opinione Rassegna Stampa
18.04.2007 Terroristi suicidi dall'Europa all'Iraq
la denuncia del rapporto Europol

Testata: L'Opinione
Data: 18 aprile 2007
Pagina: 9
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «In Iraq i kamikaze made in Europe»

Da L'OPINIONE , un articolo di Dimitri Buffa:

340 terroristi islamici arrestati in Europa in tutto il 2006. Il sette per
cento donne e di esse il 70 per cento sono europee convertite all¹islam. 53
di questi terroristi erano pronti a farsi esplodere in Iraq e 24 erano i
reclutatori. I fermi sono avvenuti in Italia e Francia, la maggior parte, e
poi in Spagna, Danimarca, repubblica Ceca, Svezia e Germania. La maggioranza
degli aspiranti shaheed provengono dal Maghreb e dai gruppi salafiti
algerini e marocchini. Il resto però è composto da cittadini europei,
immigrati di seconda e terza generazione con età compresa tra i 17 e i 41
anni.
Da questi semplici dati diffusi ieri da Eurogol viene fuori il ritratto dei
famosi kamikaze made in Europe che un¹analista attento e spesso dolosamente
inascoltato come Magdi Allam traccia ormai da anni nei propri articoli e nei
propri libri.
E da questi kamikaze siamo letteralmente invasi
Di certo, spiega l¹Europol, la maggior parte di coloro che si fanno
esplodere in Iraq e anche in Afghanistan non viene reclutato localmente ma
in Europa o nel Maghreb. E questo deve fare molto riflettere sulla
percezione che hanno della religione islamica masse di giovani più o meno
provenienti dal ceto medio degli immigrati. Infatti quasi tutti e 340 gli
arrestati avevano un lavoro e una famiglia e una posizione socio economica
non di certo proletarizzata o di bisogno che potesse essere un alibi per il
loro indottrinamento.
Poi c¹è il problema dei finanziamenti al terrorismo e quello della raccolta
dei fondi o ³fund raisimg². Anche qui il rapporto Europol da pessime notizie
a chi ancora si illude di avere a che fare con organizzazioni sovranazionali
enormi come quelle del traffico di stupefacenti: non solo questi kamikaze
infatti sono ³home made², ma anche nella raccolta dei fondi prevale il fai
da te e la colletta. E¹ stato calcolato che per atti terroristici devastanti
come quelli sui treni di Madrid nel 2004 siano bastate somme mediamente
inferiori ai 15 mila euro.
In queste condizioni con tutti i money transfer che sfuggono persino ai più
elementari controlli fiscali nella maggior parte delle capitali europee e
raccogliere il tesoretto che serve all¹attentato è quasi un gioco da
ragazzi. E l¹intelligence pertanto va tarata sul micro terrorismo piuttosto
che sull¹analisi geo politica dei flussi migratori. In queste condizioni e
con la possibilità di operare in quasi assoluta libertà nelle moschee
improvvisate diffuse in tutta Europa, l¹opera di proselitismo capillare
appare difficilmente contrastabile
Senza infiltrare uomini dei servizi segreti praticamente in ogni realtà
sospetta di fanatismo islamico presente sul territorio italiano ed europeo.
La strategia di contrasto e di contenimento della minaccia dovrebbe un po¹
ricalcare quella che si fece nei primi anni ¹70 nei gruppuscoli marx
leninisti. E le similitudini non finiscono qui: come all¹epoca tutti
giocavano alla rivoluzione ricalcando i modelli guevaristi e terzo mondisti
di guerriglia oggi in Europa tutti possono fare la stessa cosa giocando alla
jihad in franchising, con Al Qaeda che ormai è poco più che un marchio, che
diffonde direttive e modalità di adesione alla guerra santa principalmente
via internet. Non c¹è quindi bisogno di compartimentazione per salvaguardare
la segretezza delle cellule jihadiste, perché non c¹è bisogno di migliaia di
adepti. Basta la fantasia e la volontà del singolo per produrre attentati
devastanti. E siccome ancora non si può leggere nel pensiero della gente,
l¹unica possibilità di prevenire gli attentati è quella di inzeppare di
microspie moschee e scuole coraniche, di fare corsi di arabo accelerato agli
agenti dei servizi e delle polizie politiche  come la Digos e di procedere
con una paziente e capillare raccolta di informazioni senza guardare in
faccia a nessuno.

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