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L'Opinione Rassegna Stampa
20.03.2007 I talebani non sono interlocutori
intervista a Daniele Capezzone

Testata: L'Opinione
Data: 20 marzo 2007
Pagina: 2
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Niente tavoli della pace con i talebani»

Da L'OPINIONE del 20 marzo 2007:

Il messaggio alla maggioranza che viene da Daniele Capezzone, intraprendente presidente della Commissione attività produttive della Camera ed ex segretario, molto rimpianto, dei Radicali italiani è di quelli che più semplici non potrebbero essere: "Caro ministro degli Esteri Massimo D’Alema, caro segretario dei Ds Piero Fassino è una follia questa idea di coinvolgere i talebani in una conferenza di pace sull’Afganistan."

E aggiunge: "se la maggioranza in quell’occasione non trovasse i 158 voti già a suo tempo promessi al capo dello stato da Prodi meglio farebbe il governo a dimettersi, non per un obbligo giuridico, ovviamente, ma per uno morale e politico certamente sì".

 Onorevole Capezzone, lei domenica in un comunicato ha detto che sarebbe molto pericoloso invitare i talebani a partecipare a una conferenza di pace sull’Afghanistan. Può precisare la sua posizione?

"Io sono rimasto francamente sconcertato per questa proposta di Piero Fassino subito fatta sua anche dal ministro degli esteri Massimo D’Alema. Io non capisco come Fassino possa pensare a un qualche ruolo nella pacificazione dell’Afghanistan a coloro che sono gli autori del caos attuale nonché degli scatenati estremisti."

Possiamo chiamarli anche terroristi? Mi sembra che qualcuno tenda a dimenticarsi cosa successe l’11 settembre 2001..

"Ah non c’è dubbio. O la sinistra ritrova il respiro della promozione globale della libertà o altrimenti entra nel tunnel dell’appeasement con gli oppressori e i mediatori della libertà e della democrazia. Se io metto in fila questa sortita di Fassino, il fatto che nella stessa giornata il sottosegretario agli Esteri Ugo Intini dice che bisogna ricominciare a finanziare i palestinesi proprio il giorno in cui il primo ministro Haniyeh parla di legittimità del terrorismo contro Israele, se poi ci sommo le tante sortite infelici di D’Alema stesso sempre contro Israele.. se metto insieme tutte queste cose , se sommo gli atteggiamenti sull’Iran, viene fuori un quadro della politica estera italiana che fa francamente una certa impressione.."

Famoso "Monaco 1938"?

"Monaco 1938 era una cosa terribile ma aveva una sua grandezza nel male, e gli uomini che la proponevano come lo stesso Chamberlain, erano grandi uomini politici. Qui non vedo neanche la grandezza.

E’ una cosa piccola che non sta in piedi da nessun punto di vista, non ha neanche la dignità di un tragico errore politico.. è solo un piccolo calcolo di bottega politica."

Forse è la contropartita politica per fare liberare il giornalista di "Repubblica" Daniele Mastrogiacomo?

"Per la verità io la vedo ancora peggio, mi sembra solo un meschino tentativo di lisciare il pelo alla sinistra comunista in vista del voto del 27 marzo al Senato sul rifinanziamento della missione militare in Afghanistan. Per essere chiari. Per quel che riguarda la vicenda cui lei faceva riferimento io vorrei che non si sottovalutasse il fatto che a più riprese il Wall Street Journal ha parlato di "ambiguità" e di "opacità" della politica estera italiana, con queste trattative segrete, con contro partite ambigue, senza avvisare gli alleati occidentali..Tutto ciò non è che giovi alla credibilità del paese.."

Qualcuno potrebbe dire che queste cose si erano viste anche con il governo Berlusconi..

"Ah non c’è dubbio la vicenda Calipari testimonia esattamente questo."

Alla fine in Italia solo per Aldo Moro non si è trattato. Perché per il resto di tutti i sequestri di terroristi interni ed internazionali si è, come si dice volgarmente, "fatta carne di porco"..

"Non c’è dubbio . Peggio ancora, nel caso di Moro si rifiutò persino il dialogo, non solo la trattativa come diceva un famoso slogan radicale

dell’epoca. Qui invece mi sembra che si faccia insieme dialogo, trattativa, passaggi di denaro, di contro partite politiche .. di tutto..

io se fossi un uomo di questo governo non sottovaluterei gli editoriali del Wall Street Journal"

Stiamo raggiungendo il punto più basso della politica estera italiana?

"Si oscilla tra il tentativo provinciale di accreditarsi come amici degli Usa, tipo "bye bye Condy", e la tentazione furbetta e levantina di trattare in proprio. Leggo preoccupato che "L’Unità" vuole dare il premio Nobel per la pace a Gino Strada che considera i talebani meglio per l’Afghanistan che un governo amico degli americani. Manca la lealtà verso gli alleati."

Ce la farà la maggioranza a rimanere auto sufficiente il 27 marzo al Senato?

"Io me lo auguro come se lo è augurato anche il capo dello stato.

E mi auguro anche, se così non fosse, che il governo scelga di dimettersi traendo le dovute conseguenze da un voto che indicherebbe politicamente la fine di una maggioranza in quanto tale. Certo non è un obbligo giuridico, ma morale e politico certamente sì."

 


diaconale@opinione.it

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