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Il Mattino Rassegna Stampa
10.02.2005 Se lo dice Abu Mazen Hamas e Hezbollah diventano pericolose
anche per il quotidiano napoletano, che però continua a non chiamare i terroristi con il loro nome

Testata: Il Mattino
Data: 10 febbraio 2005
Pagina: 5
Autore: un giornalista
Titolo: «Abu Mazen vuole fermare gli Hezbollah»
Giovedì 10 febbraio 2005 come per miracolo, IL MATTINO scopre la pericolosità dell'organizzazione terroristica Hezbollah. Quando era Israele a denunciarne gli intenti criminali, IL MATTINO o non sentiva oppure metteva in dubbio la validità di simili denuncie. Quando quest'organizzazione terroristica ha portato i suoi attacchi sul suolo israeliano, causando anche vittime e rendendo inevitabile la risposta dell'IDF, spesso Il Mattino capovolgeva le responsabilità attreverso titoli mistificatori e articoli a dir poco scorretti. Oggi, invece, dal momento che sono gli stessi palestinesi a mettere in guardia sulle ingerenze del gruppo sciita filo-iraniano, allora il pericolo va preso sul serio e come tale trattato. Tanto più se questo serve ad esaltare il lavoro e l'impegno di mediazione del presidente palestinese.
Infine, è davvero comico e goffo il tentativo cronico del quotidiano napoletano di far apparire i terroristi per quello che non sono: ieri erano "estremisti" e addittura "dissidenti"; oggi diventano "falchi" (sottotitolo: "Incontri con i falchi contrari alla tregua").

Ecco l'articolo:

Gerusalemme. Spenti i riflettori del vertice di Sharm el Sheikh, sulla stretta di mano con il premier israeliano Ariel Sharon e sulla proclamazione della fine della violenza, per il presidente palestinese Abu Mazen è iniziata la fase del consolidamento del fragile processo verso la pace avviato con il premier israeliano. Per Abu Mazen uno dei problemi immediati è evitare nuove esplosioni di violenza, e convincere i gruppi armati islamici a sostenere il cessate il fuoco proclamato a Sharm. Hamas e Jihad islamica infatti hanno subito preso le distanze, affermando che la cessazione definitiva delle ostilità proclamata dal presidente impegna solo lui e l'Autorità palestinese, ventilando una possibile ripresa delle azioni armate. Abu Mazen, che finora è riuscito a ottenere uno stop alla violenza grazie al dialogo con i gruppi armati, evitando scontri diretti, intende proseguire sulla stessa strada, ed ha in programma di vedere rapidamente i dirigenti di Hamas e Jihad. Il rais ha inoltre deciso di inviare emissari presso gli Hezbollah libanesi, per convincerli a non cercare di fare saltare la tregua, finanziando attentati kamikaze contro Israele. Una prima missione sarà condotta in Libano dall'ex ministro palestinese Abdel Fattah Hmayel. Stando a fonti palestinesi e israeliane gli Hezbollah starebbero cercando di reclutare kamikaze palestinesi per attentati in Israele. L'intelligence palestinese ha avviato indagini su queste attività dell'Hezbollah. Secondo fonti della sicurezza Anp delle intercettazioni di messaggi Sms e il controllo di operazioni bancarie avrebbero dimostrato che gli Hezbollah, da tempo attivi nei «erritori», hanno alzato il «prezzo» degli attentati: «Ora - hanno detto le fonti - sono pronti a pagare 100.000 dollari per un'operazione, mentre in passato ne pagavano 20.000, e negli ultimi tempi 50.000». Stando a fonti dell'intelligence israeliano, citate dal quotidiano Maariv, c'è anche il timore che sicari Hezbollah cerchino di attentare alla vita del rais. Nei prossimi giorni, mentre inizieranno le trattative con Israele sulle nuove misure di fiducia che devono accompagnare la tregua, Abu Mazen deve inoltre lavorare alla formazione del nuovo governo del premier Abu Ala. Il parlamento palestinese ha chiesto che entro 10 giorni il premier presenti la nuova compagine ministeriale. Sulla composizione del nuovo governo, in discussione da un paio di settimane, ci sono divergenze fra il presidente e il premier. Abu Mazen vorrebbe un ampio rimpasto mentre il premier vorrebbe limitare i cambiamenti a pochi ministri.
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